Cento anni di Alojz Rebula, la targa nella sua San Pelagio: «Ci ha dato coraggio»

Cento anni di Alojz Rebula, la targa nella sua San Pelagio: «Ci ha dato coraggio»

la commemorazione

Cento anni di Alojz Rebula, la targa nella sua San Pelagio: «Ci ha dato coraggio»

Di Nicholas Taucer • Pubblicato il 22 Lug 2024
Copertina per Cento anni di Alojz Rebula, la targa nella sua San Pelagio: «Ci ha dato coraggio»

Ieri sera la cerimonia nel paese natale del poeta e traduttore, morto nel 2018 a 94 anni. Il ricordo dell'ex presidente Pahor: «Intellettuale di spicco».

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Ieri, domenica 21 luglio si è celebrato il centenario della nascita di Alojz Rebula, uno dei più grandi intellettuali sloveni del Novecento. Nato a San Pelagio, località del comune di Duino Aurisina caratterizzata dalla forte presenza della minoranza slovena, Rebula è ricordato non solo per la sua vasta produzione letteraria ma anche per il suo impegno come pubblicista, in particolare attraverso gli articoli pubblicati sul settimanale cattolico Družina. Per l'occasione, è stata svelata una targa in sua memoria alla presenza dell'ex presidente sloveno Borut Pahor.

Dopo aver conseguito la laurea in filologia classica presso l’Università di Lubiana, Rebula divenne professore di greco e latino nelle scuole superiori di lingua slovena a Trieste. La sua opera spaziava dalla poesia alla saggistica, dai romanzi ai racconti, dai diari alle biografie, fino ai trattati di filosofia e teologia. Era inoltre un abile traduttore, con lavori che includevano traduzioni dall'italiano, dal latino e dal greco allo sloveno, e viceversa. Il suo lavoro era profondamente incentrato sui temi della nazionalità e dell'esperienza del fascismo nella natia Trieste.

Il pluralismo di pensiero e i principi della democrazia erano costanti nel suo pensiero, soprattutto in relazione alla madrepatria. Questi temi emergono chiaramente nelle sue opere più celebri: "Notturno sull’Isonzo", "La vigna dell’imperatrice romana" e "La pleonia del Carso". Nel 1975, il letterato pubblicò, insieme allo scrittore Boris Pahor, il libro-intervista "Edvard Kocbek - testimone del nostro tempo" (Edvard Kocbek - pričevalec našega časa), in cui Kocbek condannava le esecuzioni dei prigionieri di guerra collaborazionisti dopo la Seconda guerra mondiale. Questo libro scatenò una dura reazione da parte del regime comunista jugoslavo.

Il poeta sloveno si è spento il 23 ottobre 2018 all’età di 94 anni. La cerimonia di commemorazione di ieri si è svolta interamente a San Pelagio, paese natale del poeta. Dopo la messa celebrata dall’arcivescovo di Gorizia, Carlo Roberto Maria Redaelli, è stata inaugurata una targa commemorativa davanti alla casa di Rebula. Il programma culturale si è tenuto davanti alla scuola elementare slovena “Stanko Gruden” e ha visto la partecipazione di numerosi ospiti d’onore, tra cui l'ex presidente della Slovenia Borut Pahor, la senatrice del Pd Tatjana Rojc e il sindaco di Duino-Aurisina, Igor Gabrovec.

Pahor, parlando del poeta, ha dichiarato: «Alojz Rebula è stato per noi in Slovenia uno scrittore importante, un esponente della comunità slovena in Italia e un intellettuale di spicco. Operava in un periodo in cui la Slovenia non era né un paese indipendente né democratico. Lo ricordo sia dai tempi in cui ero studente negli anni Ottanta, sia durante il mio mandato come presidente. Questi intellettuali sono stati un faro per la nostra comunità, infondevano coraggio a tutti gli sloveni che vivevano all'interno della Jugoslavia, dando un percorso e un ideale per cui lottare: la democrazia».

«Nei momenti di incertezza, Rebula e Pahor (Boris, ndr) erano presenti e ci indicavano la retta via. Questa è un'occasione per rendere omaggio al ruolo fondamentale che hanno ricoperto in un periodo difficile per tutta la nostra comunità. Anche riguardo alla fondazione della Slovenia come paese indipendente, loro ne parlavano quando questo era ancora un tema delicato. Quando in Slovenia c’erano dubbi sulla possibile transizione alla democrazia, ci hanno trasmesso la convinzione che fosse una scelta giusta e sensata, infondendoci forza e coraggio» ha concluso l'ex presidente.

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