La protesta
Il cementificio di Anhovo trova l'accordo con Canale d'Isonzo, i cittadini vanno all'attacco
Siglato un accordo tra azienda e Comune, ma non c'è ancora un progetto chiaro. La rabbia del comitato.
È sul piede di guerra il comitato EKO Anhovo in dolina Soče che da anni si batte contro l’inquinamento nell'aria e nell'acqua prodotto dal cementificio Salonit di Canale d’Isono. Ieri, infatti, il comune sloveno ha approvato il decreto di costituzione del sodalizio con l'impresa, con l’obiettivo di partecipare ai bandi europei legati al Green Deal. Una novità che ha fatto infuriare i cittadini, che hanno lanciato un appello all’amministrazione locale a rinunciare al progetto.
“Il problema è che questo accordo non è per nulla chiaro - spiega Mateja Sattler, portavoce del comitato -, non sappiamo ancora quali progetti vorrà realizzare. Per ora c’è solo la partnership tra i due soggetti, ma secondo noi i rapporti di potere al suo interno andranno tutti a vantaggio del cementificio”. Nella sessione del consiglio comunale di ieri sera, è stato così siglato l’accordo, ma l’istituzione ufficiale di questo sodalizio avverrà solo tra qualche giorno, per motivi burocratici.
“Abbiamo tentato di dialogare con il sindaco Tina Gerbec - sottolinea Sattler -, ma non siamo mai stati ascoltati. Non ci hanno mai voluto ricevere in municipio per parlare della questione, così come non abbiamo avuto risposte dalla Salonit Anhovo. Non sappiamo nemmeno se questo accordo è legale”. L’amministrazione comunale ha già realizzato in passato alcune infrastrutture con il colosso, tanto che alcuni definiscono ironicamente l’area come il "comune di Salonit Anhovo”, anche perché la struttura vanta ormai 99 anni. Appena ad inizio ottobre, sono state consegnate direttamente a Gerbec 600 firme per richiedere immediatamente un nuova fornitura di acqua potabile per la zona.
A causa dell’epidemia e delle restrizioni anti-contagio, il comitato non può organizzare manifestazioni sul tema. Non è escluso, però, il ricorso ad altre istituzioni, come il ministero dell’ambiente sloveno. La questione si aggiunge a quella generale sull’inquinamento prodotto dal sito: il 30 luglio di quest’anno, si è scoperta la fuoriuscita di sostanze oleose dal cementificio nel fiume Isonzo che scorre lì accanto. L’inquinamento, in quell’occasione, è stato contenuto. L’azienda è di proprietà italo-austriaca, detenuta dalla WIG Wietersdorfer di Klagenfurt, che controlla anche la W&P Cementi italiana, con sede a San Vito al Tagliamento, vicino Pordenone.
Inoltre, il circolo goriziano di Legambiente ha inviato una segnalazione alle autorità italiane - su richiesta dello stesso comitato Eko Anhovo in dolina Soče - per valutare potenziali rischi legati allo sversamento di una non meglio identificata sostanza nel fiume Isonzo proprio presso l'area industriale di Anhovo. La presenza del materiale è stata scoperta questa mattina.
In evidenza: il cementificio Salonit Anhovo (foto di Eko Anhovo in dolina Soče)