La cerimonia
Celebrazione in cattedrale a Gorizia, Matteo Marega e Manuel Millo hanno ricevuto i ministeri
Si tratta di due bisiachi, il 25enne Matteo Marega di San Pier d'Isonzo e il 38enne Manuel Millo di Staranzano che hanno ricevuto, lettorato e accolitato.
La Cattedrale dei santi Ilario e Taziano di Gorizia ha ospitato, ieri sera, la celebrazione del conferimento dei Ministeri in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. A presiedere la liturgia l’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli.
Matteo Marega, venticinquenne di San Pier d’Isonzo e inservizio a Ronchi dei Legionari, al quarto anno di seminario, ha ricevuto il Ministero del Lettorato mentre Manuel Millo, trentottenne di Staranzano ma in servizio a Sant’Anna a Gorizia e al quinto anno di seminario, ha ricevuto i Ministeri del Lettorato e dell’Accolitato.
“La Chiesa oggi sembra incerta sulla strada da percorrere, un po’ smarrita tra il venir meno di tante certezze e di tante modalità di vivere il Vangelo, ma anche frastornata dalle molte necessità e opportunità; piena di nostalgia per quando era forse maggioranza (o appariva come tale) e incapace di essere realmente umile “resto” e lievito; preoccupata per il venir meno di persone, istituzioni e risorse; aperta ai grandi temi della pace, della giustizia, della custodia del creato e della fraternità, ma anche ripiegata su di sé riproponendo vecchie certezze e vuote ritualità. Vale la pena dedicarsi a una Chiesa così?”, si è domandato durante l’omelia monsignor Redaelli.
“Sì, certo, ne sono convinto. Se non è promettente la Parola di Dio, che cosa altro? Sono sempre più persuaso che questa nostra generazione – intendo dire quella che sta vivendo ormai da quasi 60 anni il dopo Concilio Vaticano II – ha ricevuto un dono straordinario che le precedenti generazioni cristiane da secoli non hanno avuto. Cioè la possibilità di leggere, ascoltare, meditare, pregare la Scrittura”.
“La seconda realtà è l‘Eucaristia. Anche in questo caso è stato fatto un dono grande dal Signore alla nostra generazione e attraverso di noi, se saremo in grado di viverlo e di testimoniarlo, anche alle prossime generazioni di credenti. La Chiesa non ha ancora delineato un ministero istituito della carità, ma comunque lo ha fatto Gesù lavando i piedi agli apostoli e raccontandoci la parabola del giudizio finale. Se la Parola e l’Eucaristia non diventano carità, significa che non sono state accolte. Una Carità che forse oggi – e il contesto dell’attuale pandemia lo sta dimostrando – può essere la strada privilegiata per aprire gli uomini e le donne di oggi alla speranza e, se il Signore vuole, alla fede. Una strada promettente quella della carità. E anche qui c’è molto da lavorare e una responsabilità che ci accompagnerà fino a quando saremo davanti al giudice finale”.
Presenti non solo vari seminaristi e compagni di studi ma anche parenti e amici, stretti attorno ai due giovani che proseguono, così, il loro cammino di crescita e formazione in seno alla chiesa diocesana goriziana.