Catturato dai partigiani di Tito a Gorizia, medaglia in ricordo dello zio Aristide

Catturato dai partigiani di Tito a Gorizia, medaglia in ricordo dello zio Aristide

la cerimonia

Catturato dai partigiani di Tito a Gorizia, medaglia in ricordo dello zio Aristide

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 15 Feb 2023
Copertina per Catturato dai partigiani di Tito a Gorizia, medaglia in ricordo dello zio Aristide

Il nipote Alessandro Fedon ricevuto oggi in Prefettura, il ricordo dei 40 giorni sotto Tito.

Condividi
Tempo di lettura

Aristide Fedon, nativo di Fiumicello e funzionario del Comune di Gorizia, partecipò alla campagna di Grecia e di Albania come ufficiale degli Alpini. Aveva poco più di cinquant’anni e abitava con la moglie al terzo piano del palazzo all’incrocio tra via Roma e via Oberdan, quando scomparve il 3 maggio del 1945, catturato dai partigiani jugoslavi. Fu una delle migliaia di vittime delle violenze perpetrate dalle truppe del maresciallo Tito successivamente alla resa delle forze di occupazione nazi-fascista e che, in occasione del Giorno del Ricordo, vengono ricordate ogni anno il 10 febbraio.

Questo pomeriggio, alle 17, si è tenuta in prefettura la cerimonia con cui la Presidenza della Repubblica ha insignito il nipote di Aristide, Alessandro Fedon, del diploma e della medaglia “Vittime delle foibe”. A conferire le onorificenze a Fedon, proprio in memoria dello zio, è stato il prefetto di Gorizia Raffaele Ricciardi, che ha voluto rimarcare l’importanza della Giornata del ricordo “nello spirito di coesione che deve caratterizzare questo territorio transfrontaliero”. Fedon ha quindi voluto onorare “la memoria non solo dello zio, ma di tutti i caduti di tutte le nazioni, guardando al futuro con uno spirito di fratellanza anche in vista della Capitale europea della cultura 2025”.

Spirito di fratellanza condiviso anche da Maria Grazia Ziberna, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che ha ribadito come “sarà impossibile avere una memoria condivisa, ma dovremo avere la capacità di perdonare e di chiedere perdono”. Toni conciliatori ripresi dal fratello Rodolfo, sindaco di Gorizia, che ha sottolineato come “la maggioranza delle vittime delle foibe furono proprio sloveni e croati”. “La Slovenia non ha alcuna responsabilità: la Jugoslavia era sbagliata”, la chiosa del primo cittadino, che ha voluto quindi ricordare l’importanza del “lavoro svolto dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sulle foibe istituita proprio dalla giovane repubblica d’oltreconfine, con cui condividiamo i medesimi obiettivi e sentimenti”.

Concetto ripreso anche dall’assessore regionale al patrimonio Sebastiano Callari attraverso le parole del presidente Sergio Mattarella di cinque giorni fa: “Non dobbiamo avere paura della verità”. L’auspicio dell’assessore è che “fra due anni, con l'importante della Capitale europea della cultura 2025, tutti dovranno avere fatto i conti con la storia perché non conta chi aveva ragione e chi torto, ma solo i morti che dobbiamo onorare da ambo le parti”. “Solo così – ha concluso Callari – potremo dare un grande messaggio all'Europa, quanto mai necessario in momenti come questi”.

Ad applaudire, tra gli invitati alla cerimonia, oltre ai vertici locali di carabinieri, polizia e guardia di finanza c'era anche l'ex deputato Guido Germano Pettarin, che si era già distinto – durante e non solo il suo mandato parlamentare – per l'impegno a rimuovere la scritta inneggiante a Tito, ancora oggi visibile sul monte Sabotino. Presenti anche i rappresentanti delle due principali associazioni della comunità slovena nel Goriziano: Walter Bandelj per la Sso e Marino Marsic di Skgz.

Foto Daniele Tibaldi

Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.

Articoli correlati
...
Occhiello

Notizia 1 sezione

...
Occhiello

Notizia 2 sezione

...
Occhiello

Notizia 3 sezione