Catturato dai nazisti a Gorizia, ex deportato di 99 anni fa causa alla Germania

Catturato dai nazisti a Gorizia, ex deportato di 99 anni fa causa alla Germania

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Catturato dai nazisti a Gorizia, ex deportato di 99 anni fa causa alla Germania

Di Redazione • Pubblicato il 27 Gen 2023
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L'anziano richiede 130mila come risarcimento per le violenze, da tempo Berlino rifiuta queste azioni.

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È iniziato a Gorizia l’inferno di Quinto Nunzi, oggi ha 99 anni ma durante la Seconda guerra mondiale di stanza in riva all’Isonzo. Insieme ad altri militari venne catturato nel 1943 dai tedeschi per essere deportato a Myslowice, campo di concentramento nell’attuale Polonia, e oggi ha avviato un’azione civilistica nei confronti della Repubblica federale tedesca per essere risarcito. La storia dell’uomo, originario di Civitanova Marche, in provincia di Macerata, è stata raccontata dall’Ansa.

L’ammontare richiesto è di 130mila euro per tutte le sofferenze fisiche e psichiche. A destabilizzarlo fisicamente sono stati una frattura al femore e l’infezione da Covid, ma la memoria rimane immutata nel ricordare gli anni tragici da internato militare. ”Ho sofferto tanto, in quei momenti non vedevamo l'ora di morire per mettere fine a tutto quel dolore” racconta Quinto all'Ansa, mentre mostra la croce al valore militare, le foto dell'epoca e i documenti che attestano la sua prigionia durata quasi tre anni.

"Assieme ad altri militari - ricorda - fui catturato nel 1943 dai soldati tedeschi a Gorizia dove facevo il militare, ci dissero che ci avrebbero portati in Germania, ci ritrovammo a essere trattati peggio delle bestie e chi si ribellava veniva fucilato”. L’azione civilistica è stata avviata presso il Tribunale di Roma, attraverso gli avvocati Alessandra Piccinini - anche presidente della sezione Anpi di Cingoli e Apiro - e Dino Gazzani. La prima udienza è fissata per il prossimo 9 giugno.

Il tema dei risarcimenti da parte di Bonn prima e quindi Berlino nei confronti degli ex deportati è un tema di lunga discussione nel diritto internazionale. Come ricordava Il Post, "negli anni scorsi alcuni familiari delle vittime dei nazisti vinsero una serie di cause contro la Repubblica federale tedesca: i risarcimenti decisi dai tribunali italiani e passati in giudicato, divenuti quindi esecutivi, non sono però mai Stati retribuiti dalla Germania, che si è sempre opposta".

I giudici tedeschi hanno infatti ricordato "che, dopo gli accordi di Bonn del 1962", la Germania "aveva già corrisposto all’Italia 40 milioni di marchi tedeschi, equivalenti a circa 1,5 miliardi di euro di oggi". Nel 2012, peraltro, la Corte internazionale di giustizia, il tribunale che risolve le controversie fra stati che appartengono all’Onu e che si trova all’Aia, "aveva dato ragione alla Germania, sostenendo che le richieste dei familiari delle vittime italiane violavano il diritto internazionale".

Due anni dopo, la Corte costituzionale italiana ha stabilito in una propria sentenza "l’inapplicabilità del principio di immunità statale in caso di Stati che non abbiano rispettato i diritti inviolabili dell’uomo, come nel caso della Germania nazista. Ciò nonostante la Germania ha continuato a sostenere di non dover dare seguito ai risarcimenti".

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