la vicenda
Caso scuolabus a Gorizia, tagliati i servizi del doposcuola: disagi per le famiglie
Alcune fermate dello scuolabus per il doposcuola di lingua slovena sono state soppresse, dopo che la gara è andata deserta. Le spiegazioni di Comune e Apt.
La ripresa si sa, non è mai semplice: tornare alla routine e agli incastri fra gli impegni di tutta la famiglia mette a dura prova genitori e figli. Accade poi che l’imprevisto sia dietro l’angolo e quindi tempi e ritmi già rodati possono subire pericolosi scossoni rendendo più difficile la gestione della quotidianità: una quotidianità in cui rientra la comodità del servizio scuolabus per accompagnare i bimbi a e da scuola, per condurli nelle palestre cittadine per le ore di educazione fisica e per portarli nei doposcuola cittadini. Qualche giorno fa siamo stati contattati da Chiara Spessot, mamma di una bimba che ha frequentato la classe prima della scuola primaria “Oton Župančič” di via del Brolo a Gorizia.
Al termine della mattinata, come molti compagni, la piccola si spostava al doposcuola ospitato al Djiaski dom di via Montesanto, raggiungendolo grazie al servizio scuolabus messo a disposizione dal Comune. E così sarebbe dovuto essere anche quest’anno: sennonché al momento di iscriversi al servizio, l’amara sorpresa. Racconta mamma Chiara: «Siamo molto contenti del servizio completo offerto da scuola e doposcuola: abbiamo scelto di iscrivere nostra figlia al percorso delle scuole slovene fin dall’asilo nido perché sia io sia mio marito crediamo che sia una grande opportunità offerta dalla città, ancor di più adesso che ci accingiamo a vivere l’anno della Capitale della Cultura».
«E così siamo rimasti davvero stupiti quando, collegandoci al sito per iscriverci al servizio scuolabus, abbiamo scoperto che la nostra fermata era stata soppressa». Allo stupore momentaneo si è subito aggiunta l’amarezza che non è solo un fatto personale: questa “novità” viene infatti a penalizzare solo i doposcuola di lingua slovena, il Mladinski dom di via Don Bosco e, appunto, il Dijaski dom, coinvolgendo un gran numero di famiglie. Permane invece il collegamento fra le scuole cittadine e il rinnovato Lenassi.
«Personalmente utilizzavamo lo scuolabus solo per il tratto scuola-doposcuola che comunque interessa circa una cinquantina di bambini della Župančič e, se viene a mancare, è un grande disagio: il doposcuola è un incredibile aiuto alle famiglie in cui entrambi i genitori lavorano, togliere lo scuolabus significa vanificarne l’utilità nel momento in cui si debba lasciare il lavoro per dieci minuti per portarvi il proprio figlio al termine della mattinata scolastica», prosegue Chiara che, con una buona dose di pragmatismo e positività, non si scoraggia.
«Sono dispiaciuta perché è stata intaccata la politica di aiuto alle famiglie, perché nessuno ci ha avvisato direttamente e perché tutto questo sta accadendo all’alba del 2025. So che ormai, quando una decisione è presa, non c’è molto da fare per cui, per esempio, al contrario di altri genitori non sono andata a chiedere spiegazioni negli uffici comunali preposti. Sono però serena, tanto da aver già iscritto mia figlia al doposcuola, perché il Dijaaski è impeccabile in tutti i servizi e sappiamo che si sta attivando per risolvere autonomamente il disagio».
La sua segnalazione è stata raccolta dal consigliere comunale Andrea Picco, subito intervenuto sull’argomento in un articolo pubblicato sul blog del Forum Gorizia in cui si spiega che «come ogni anno, l’amministrazione ha indetto la gara per assegnare il servizio scuolabus, solo che quest’anno è andata deserta. E già qui qualcosa non funziona, visto che almeno un soggetto avrebbe dovuto sentirsi obbligato a partecipare: mi riferisco all’Apt, della quale il comune di Gorizia è il maggior socio. Invece se n’è tenuta ben alla larga, perché, alla pari degli altri soggetti privati, ha ritenuto la gara non vantaggiosa dal punto di vista economico».
Come spiega nel prosieguo dell’articolo e ci ribadisce al telefono, adesso il Comune ha provveduto all’affidamento diretto del servizio proprio ad Apt (che lo gestiva già da una ventina d’anni) ma la copertura sarà limitata al tragitto casa-scuola (e ritorno), al doposcuola del Lenassi e ad accompagnare i bambini nelle palestre qualora la scuola non ne abbia una integrata all’edificio scolastico. Prosegue Picco: «Solleverò questo problema nel prossimo consiglio comunale: intanto trovo molto grave che Apt non si sia presentata alla gara visto che è una partecipata del Comune ma ancor più inconcepibile è che la città, inondata di soldi per la Capitale della Cultura, non abbia poi i fondi per un servizio di primaria importanza per le famiglie».
«Di più - incalza l'esponente di minoranza - parliamo tanto di scuole all’avanguardia, vogliamo costruire un polo avveniristico. Non sarebbe stato più lungimirante costruire, in questi anni, delle palestre in prossimità delle scuole stesse? Sono certo, peraltro, che questa situazione non si sarebbe potuta verificare a Monfalcone perché lì qualcuno avrebbe fatto la voce grossa pur di trovare una soluzione».
Ma qual è il motivo per cui la gara è andata deserta? Spiega l’assessore all’Istruzione Silvana Romano: «Il problema è la difficoltà a reperire autisti e ormai indire un nuovo bando è impossibile per quest’anno perché non ci sono fondi e dobbiamo fare una variazione di bilancio che permetterà, per il 2025-2026, una nuova gara. Nel frattempo riusciremo a garantire i servizi previsti dalle norme di legge e non quelli opzionali: il collegamento fra le scuole slovene e i doposcuola non era un servizio obbligatorio per cui le famiglie dovranno attivarsi personalmente. Per quest’anno faremo il possibile per il servizio casa-scuola e per i collegamenti con le palestre e le tariffe resteranno inalterate».
La soppressione delle fermate è quindi una decisione del Comune: lo conferma la presidente di Apt Cristina Belletti, che ribadisce i motivi per cui l’azienda non ha preso parte alla gara. «Abbiamo fatto presente che i costi non erano competitivi perché non aggiornati secondo il codice appalti che prevede adeguamenti dei prezzi per essere sostenibili per le aziende. Le condizioni di mercato erano per noi svantaggiose e ora che comunque siamo stati chiamati a coprire il servizio questo viene gestito dal Comune, non abbiamo deciso le modalità di erogazione e quindi la soppressione di certe fermate».
«Noi non possiamo né moltiplicare il personale né il numero delle corriere e, certo, sarebbe molto più facile per noi organizzarci se le scuole già al momento della chiusura, a giugno, ci comunicassero gli orari per il nuovo anno, ci lascerebbero un margine di programmazione. Al di là di questo noi siamo un’azienda e non possiamo permetterci di andare in rosso per andare incontro alle esigenze dei nostri soci. I bandi sono ancora tarati al periodo pre covid ma i costi sono aumentati dopo la pandemia anche a seguito delle guerre tuttora in corso per cui ciò che chiediamo da parte nostra è una revisione dei prezzi perché è impensabile anche screditare la qualità del nostro servizio» conclude Belletti.
Foto d'archivio
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