le indagini
Caso Resinovich, perizia: morta asfissiata dentro una busta
Il procuratore De Nicolo ora valuta la fine delle indagini, appello alla crisi di organico.
Arriva una nuova consulenza medico legale sul caso di Liliana Resinovich, la donna trovata senza vita il 5 gennaio nel parco dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste e per lungo tempo residente a Gorizia con il marito. La perizia riguarda l’indicazione di quando la signora, 63 anni, sarebbe morta e com’è arrivata a questa fine. Il documento, firmato dai dottori Fulvio Constantinides e Fabio Cavalli, conferma che il decesso è avvenuto tra 48 e 60 ore prima del rinvenimento del cadavere.
Il corpo, si legge nel testo riportato dal procuratore della Repubblica di Trieste Antonio De Nicolo, “non presente evidenti lesioni traumatiche possibili causa o concausa di morte, con assenza p. es. di solchi e/o emorragie al collo, con assenza di lesioni da difesa, con vesti del tutto integre o normoindossate, senza chiara evidenza di azione di terzi. Gli aspetto cadaverici macro e microscopici suggeriscono una morte asfittica tipo spazio confinato (‘plastic bah suffocation’), senza importanti legature o emorragie presenti sul collo”.
Il capo della Procura ha annunciato che ora sarà valutato se, a questo punto, si possono concludere definitivamente le indagini preliminari o se saranno seguite ulteriori piste, “onde non lasciare nulla d’intentato per fare piena luce sull’episodio”. Comunicando ciò, lo stesso De Nicolo ha rilevato “due emergenze che tutti i magistrati della Procura sono chiamati ad affrontare con priorità rispetto alla trattazione dei procedimenti pendenti nella fase delle indagini preliminari”.
In primo luogo, “l’imminente entrate in vigore di una riforma penale e processuale le cui proporzioni epocali esigerebbero, per venire opportunamente metabolizzate, un adeguato tempo di riflessione - problema al quale, peraltro, pare che forse oggi lo stesso legislatore ponga un almeno parziale rimedio”. L’altro aspetto sono le “attuali importanti carenze nell’organico dei magistrati togati e quelle ancora più consistenti nell’organico dei magistrati onorari qui in servizio - carenze le quali si traducono in un consistente incremento degli impegni d’udienza”.
Il tutto “dinanzi al Tribunale monocratico da parte di tutti i sostituti procuratori (compresi pure i colleghi addetti alla Direzione distrettuale antimafia), e dunque comportano per ciascuno di essi l’impossibilità di dedicare a tutti i fascicoli pendenti nella fase delle indagini il tempo necessario a concluderli nei rigorosi termini scanditi dalla legge”.
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