L'evento
Caso Assange e libertà di stampa, ieri sera l'ultimo appuntamento di Oltre il Festival
Si chiude così la rassegna autunnale di Leali delle Notizie. Hanno dialogato le giornaliste Silvia De Michelis e Sabrina Pignedoli.
Un illuminante dialogo fra Sabrina Pignedoli, giornalista d’inchiesta ed ex europarlamentare, e la freelance professionista Silvia De Michielis sul caso che più di tutti ha scosso il giornalismo e la libertà di stampa nell’ultimo decennio, ossia quello di Julian Assange. Così si è chiusa ieri sera alle 21, presso l’auditorium comunale di Ronchi dei Legionari, la terza edizione di Oltre il Festival, la rassegna “spin-off” del Festival del Giornalismo promossa dall’associazione culturale Leali delle Notizie Aps.
Ad introdurre l’incontro sottolineandone l’importanza il presidente Luca Perrino: «La libertà di stampa è un argomento che Leali delle notizie ha portato avanti sin dalla sua costituzione nel 2015. Ci recheremo infatti a Malta per la commemorazione dell’ottavo anniversario della morte di Daphne Caruana Galizia, uccisa per le sue inchieste, alla cui memoria e a tutti i giornalisti e giornaliste che rischiano la vita per raccontare la verità è dedicato il premio Leali delle Notizie». Presente in sala anche Lucia Comuzzi, presidente della Commissione cultura del Comune di Ronchi dei Legionari, che ringrazia l’associazione per il modo in cui porta cultura e conoscenza concentrandosi sul tema della verità.
Sabrina Pignedoli e Silvia De Michielis hanno allora cominciato a dialogare a partire dalla frase detta dal cofondatore della piattaforma Wikileaks al Consiglio d’Europa nel suo primo intervento in pubblico da quando, a giugno, è tornato libero cittadino: “Ho scelto la libertà ma ho rinunciato alla giustizia”. Assange, giornalista australiano, è salito definitivamente alla ribalta nel 2010 per aver reso noti all’opinione pubblica, collaborando con testate come The Guardian, Le Monde e Der Spiegel, documenti e informazioni sui crimini di guerra compiuti dall’esercito degli Stati Uniti a danno di civili innocenti in Iraq. Coraggioso gesto di giornalismo rientrante nel diritto alla libera espressione che la politica statunitense ha però deciso di punire in nome del proprio Espionage Act, legge nata nel 1917 per colpire lo spionaggio in contesti di guerra. Dopo varie vicissitudini Assange è stato incarcerato senza un’effettiva condanna e in terribili condizioni di isolamento a Belmarsh, prigione di massima sicurezza del Regno Unito, in attesa della sentenza dei giudici sulla possibilità di finire estradato negli Usa, dove lo avrebbe atteso il carcere a vita.
Pochi mesi fa il giornalista è stato finalmente scagionato, ma non per una vittoria giudiziaria. «Assange ha raccontato di aver negoziato un patteggiamento dove si riconosce nei fatti colpevole di giornalismo, il quale gli vieta anche di fare appello alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo» ha spiegato Pignedoli. «Qualsiasi cittadino al mondo che pubblica notizie scomode per gli Stati Uniti è teoricamente indagabile e arrestabile sulla base di una loro legge senza possibilità alcuna di difendersi, poiché vige la legge del più forte – ha proseguito l’ex europarlamentare - quanto sottolineato fin qui mi porta a una domanda: dove sta, in tutto questo, la democrazia?».
Per tutta la durata della vicenda, hanno raccontato le due giornaliste, il Parlamento Europeo non ha mai generalmente dimostrato alcun interesse sulla questione, fatta eccezione per le iniziative di pochi membri virtuosi (come la candidatura tra i finalisti del premio Sacharov per la libertà di pensiero). Né si sono granché attivati per sostenere Assange gli stessi “colleghi” e i giornalisti a cui lui fornì materiali. Pignedoli ha poi esposto i meccanismi di intimidazione che gli autori di inchieste sulle “malefatte del potere” si trovano tuttora ad affrontare nel silenzio generale: perquisizioni per risalire alle fonti oppure querele da parte di influenti soggetti dinanzi cui non è spesso previsto un adeguato supporto legale. «Il tutto mentre le persone che hanno commesso i crimini di guerra denunciati da Assange non sono mai state nemmeno indagate. Tutto ciò dovrebbe farci riflettere sullo stato di benessere delle nostre democrazie».
Ma allora la libertà di stampa esiste ancora? «Io sono convinta di sì, ma devono essere sia i professionisti che i cittadini a portare avanti la battaglia per il suo mantenimento, a essere più consapevoli dei propri diritti e della verità» ha concluso Sabrina Pignedoli, rimarcando come la risposta e l’interesse della società civile sul caso Assange siano sempre stati molto forti. Una serie di spunti di spessore che ha suscitato un vivo interesse e gli applausi del pubblico in sala. «Siamo soddisfatti per la buona partecipazione, per gli argomenti importanti trattati e per la qualità degli ospiti il commento di Perrino in chiusura». Gli appuntamenti dell’associazione proseguiranno a dicembre con la rassegna “Sfogliando il Natale”, in vista della prossima edizione del Festival del Giornalismo.
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