Casa Elvine e quei ragazzi accolti tra le colline di Capriva, gli obiettivi a 4 stelle

Casa Elvine e quei ragazzi accolti tra le colline di Capriva, gli obiettivi a 4 stelle

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Casa Elvine e quei ragazzi accolti tra le colline di Capriva, gli obiettivi a 4 stelle

Di Eliana Mogorovich • Pubblicato il 08 Lug 2024
Copertina per Casa Elvine e quei ragazzi accolti tra le colline di Capriva, gli obiettivi a 4 stelle

L’impegno principale della fondazione è aiutare bambini e ragazzi che vivano in situazioni di difficoltà, il progetto per ampliare i servizi anche con una spa.

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Varcando il portone di Villa Russiz sembra di percepire il rallentare del tempo, di cui parlano già le ordinate vigne che serrano in un verde abbraccio tutto il complesso. Casa Elvine, sede della casa famiglia, pur essendo il cuore che fa muovere la Fondazione si trova all’esterno del muro di cinta: troppi i sentimenti che si vivono al suo interno per poter essere contenuti da un recinto. Appena di fronte alla struttura, recentemente rallegrata dal murales Straesolesae realizzato nell’ambito del festival Futuribili, varcato il portone ci si trova immersi in un’atmosfera sospesa dove si viene catturati dal sapore del passato e si desidera solamente rallentare i ritmi di una vita accelerata.

Il direttore, Giulio Gregoretti, ci accoglie raccontando con passione la storia di questo luogo, il cui sapore così particolare deriva dalla capacità, espressa sin dalle origini e continuata nel tempo, di legare la passione per il vino dei de la Tour con l’indole filantropica dei Ritter.

La storia di Villa Russiz
«Al momento del matrimonio tra Elvine e il conte Theodor Karl Leopold Anton de la Tour Voivrè, Giulio Ettore Ritter de Záhony donò ai novelli sposi un terreno di trenta ettari in questa parte del Collio: in quattro anni costruirono il Castello, lavorando parallelamente alla realizzazione della cantina storica che è operativa del 1881. Il conte de la Tour importa le barbatelle francesi e cambia la tipologia degli innesti per sconfiggere le malattie parassitarie: in poco tempo, la sua produzione diventa famosa al punto da conquistare tutte le corti d’Europa».

Contemporaneamente comincia l’impegno a favore dei deboli da parte soprattutto della contessa che nel 1878 avvia la costruzione di un educandato poi tramutato in orfanotrofio. «Inizialmente era aperto solo alle bambine che vi apprendevano soprattutto i lavori domestici, ma imparavano ovviamente anche a leggere e scrivere, questo in tempi in cui l’istruzione femminile era davvero una rarità» spiega Gregoretti, che ha assunto l’incarico di direttore otto anni fa. La novità non manca di far discutere e creare tensioni sociali, legate soprattutto al fatto che la contessa, di fede protestante, ospitasse fanciulle cattoliche.

«Entrando a Capriva, si legge che la cittadina è gemellata con il comune austriaco di Treffen – prosegue il direttore - : questo perché i de la Tour avevano anche lì delle proprietà e avevano creato un istituto per aiutare i bambini con disabilità intellettive, gestivano delle case di riposo e inaugurarono un centro per il recupero della patologie alcol correlate: ancora oggi esiste la Diakonia de la Tour, una struttura gemella della nostra che può accogliere fino a 20 mila persone».

Dopo la morte del conte, l’azienda agricola passa al nipote mentre l’orfanotrofio prosegue la sua attività fino alla prima Guerra Mondiale quando diventa presidio militare e ospedale da campo: il tutto mentre, come ricompensa per la sua filantropia, alla contessa viene concesso di mettersi al riparo proprio a Treffen, dove muore nel 1916. A condurre Villa Russiz viene chiamata la contessa Adele Cerruti, crocerossina in seguito divenuta suora laica, figlia di Marcello, senatore e ambasciatore italiano a Washington, che investe i beni di famiglia nel sostegno al convitto.

Dal 1926 (anno in cui diventa ente morale) a oggi, l’impegno principale di quella che nel 2009 diventa una fondazione privata è aiutare bambini e ragazzi che vivano in situazioni di difficoltà. Per farlo, fondamentale è il contributo economico che proviene dalla commercializzazione dei vini, 250mila bottiglie che per il 25% della produzione varcano i confini nazionali, con il mercato principale negli Stati Uniti.

La casa famiglia
Fondazione privata senza fini di lucro, Villa Russiz all’interno di Casa Elvine può accogliere fino a sedici ragazzi che siano stati allontanati dalle famiglie di origine a seguito di un decreto del tribunale che giunge in conseguenza di una segnalazione che proviene principalmente dalla scuola e giunge ai servizi sociali.

Nel periodo di permanenza all’interno della struttura, si cerca di mantenere i rapporti con le famiglie di origine ma, in cinque anni, si è registrato un solo caso di rientro in famiglia: per gli altri, i dodici educatori presenti sulle 24 ore nella Casa, cercano di proporre l’affido lavorando contemporaneamente su programmi di formazione e acquisizione dell’indipendenza che comprendono la scuola (per i più piccoli, a Capriva o Cormons), attività pomeridiane e l’impiego nel ciclo produttivo dell’azienda che, come vedremo, non si limita al solo settore enologico.

«Il nostro obiettivo - spiega Gregoretti - è che al momento in cui i ragazzi escono da qui siano autonomi ed equilibrati: un passaggio importante è senz’altro il momento in cui si arriva alle superiori, quando i ragazzi devono necessariamente spostarsi di più per raggiungere la scuola a Gorizia o Udine e si allarga quindi l’elastico dell’autonomia. Noi siamo accreditati per accogliere indipendentemente ragazzi e ragazze dagli 0 ai 16 anni, recentemente ci siamo dotati di una nursery e possiamo così garantire un percorso lungo. Abbiamo anche presentato una domanda alla Regione per avere dei finanziamenti che ci permettano di realizzare dei miniappartamenti per i ragazzi tra i 18 e i 21 anni per aiutarli a raggiungere la piena indipendenza anche economica».

Questo è possibile grazie alla rete di supporto offerta a Villa Russiz da parte di realtà come La Subida e il Golf Club di Spessa dove sono stati assunti due ragazzi che hanno fatto la loro gavetta proprio nel periodo di permanenza a Capriva, contribuendo alle fasi della vendemmia o agli eventi organizzati nella villa. Da qui, mentre parliamo e visitiamo gli ambienti, si prepara alla sua avventura nel grande mondo una ragazza che trascorrerà i prossimi tre mesi in stage al Mulino Stucky Venice, una proprietà Hilton nella città lagunare con cui villa Russiz ha aperto una collaborazione.

Ed è proprio lei ad aprirci la sua stanza dopo un po’ di timidezza iniziale per il diffuso disordine, sinonimo del caos di un’adolescenza vissuta pienamente. Le cinque camere dei più grandi si trovano al primo piano, tutte dotate di bagno e soppalco, affiancate da una cucina dove imparano anche a prepararsi qualcosa per quando vivranno fuori e da una sala con computer frutto di una donazione delle Frecce Tricolori, ricordate nel murales che decora una delle pareti. Al pianoterra si trova invece l’area riservata ai bimbi fino agli undici anni dove le stanze sono affiancate anche in questo caso da una cucina, dalla lavanderia e da un’ampia sala giochi.

I progetti per il futuro
«Il nostro sogno è costruire una casa famiglia a quattro stelle: per farlo puntiamo sull’eccellenza dell’offerta ricettiva in modo che ogni guadagno possa andare a favore della struttura d’accoglienza». Gli obiettivi cui si sta già lavorando, spiega ancora Gregoretti, sono l’ampliamento della sala convegni fino a un massimo di 200 posti, la creazione di suite di lusso nel Castello che attualmente è occupato dagli uffici, l’apertura di un ristorante dal momento che, adesso, per i ricevimenti o le degustazioni che vi si tengono si deve ricorrere a dei catering esterni. Le cucine devono ancora essere adeguate.

Nel frattempo si è provveduto alla sistemazione delle sale interne, adatte a ospitare 100 coperti al primo piano e 120 al pianoterra cui si sommano i 150-200 posti nel cortile esterno. Diciannove le camere d’albergo che saranno pronte dal prossimo anno, in programma l’apertura di una spa mentre non è mai stata sconsacrata la chiesetta inclusa nel complesso. «La nostra intenzione è quella di offrire un servizio completo per i matrimoni, dalla cerimonia al rinfresco fino al pernottamento degli ospiti» conclude il direttore.

Dunque un vero e proprio resort che crescerà per i ragazzi di Casa Elvine ma anche insieme e grazie a loro, visto che qui potranno cominciare a entrare in contatto con il mondo del lavoro nel settore della ristorazione o dell’accoglienza e costruirsi un futuro indipendente.cold-smooth-tasty

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