la situazione
Caro carburanti, file alle pompe in Slovenia: timori dei benzinai sul confine

Categoria preoccupata dopo la stretta del governo, Bernardis (Lega): «Fondi a distributori in difficoltà».
L’aumento dei costi dei carburanti in Italia ha portato nuovamente a un incremento dei “pendolari del pieno”, in Slovenia. A inizio settimana, sono stati diversi i casi di code ai distributori lungo la fascia confinaria, a partire dalla zona di Gorizia, anche se Lubiana ha deciso un incremento di qualche decina di centesimi al litro, sia per benzina che gasolio. Rimane comunque la differenza in positivo rispetto alle controparti italiane, con rincari a partire da inizio gennaio anche con gli sconti regionali.
Come rileva la Federazione italiana gestore impianti stradali carburanti (Figisc), “nella formazione dei prezzi incidono, per benzina e gasolio, le quotazioni internazionali dei prodotti raffinati dell’area commerciale Mediterraneo”, senza variazioni significative tra fine 2022 e l’inizio di quest’anno ma, guardando dal marzo scorso a oggi, registrano un “-0,127 euro/litro per la benzina (con Iva -0,155) e di -0,113 euro/litro per il gasolio (con Iva -0,138)”. Nel frattempo, il governo ha annunciato più controlli contro le speculazioni.
Una presa di posizione che non piace a molti esponenti della categoria, tra cui Manuel Rizzi, titolare di distributore a Gorizia che parla di “caccia alle streghe o meglio una caccia al benzinaio” da parte dell’esecutivo. “Il decreto legge emanato ieri sera dal Consiglio dei ministri - attacca - rappresenta un chiaro segnale verso i gestori delle stazioni di servizio carburanti, i soggetti secondo il governo che stanno speculando”. Ora, infatti, la comunicazione dei prezzi non sarà più settimanale bensì giornaliero “con un inasprimento delle sanzioni”.
Si rischia anche “una sospensione dell'attività se recidivo”. L’esercente rileva che “la Guardia di finanza, nelle 5mila irregolarità riscontrate in questi ultimi mesi, la maggior parte sono sanzioni per mancata comunicazione dei prezzi al Mise da parte dei gestori o l'esposizione non corretta dei prezzi in base alla normativa che prevede perfino di che colore devono essere i caratteri dei prezzi o la loro dimensione. Ad oggi non risulta alcuna sanzione per speculazione da parte dei distributori sui prezzi praticati” al netto del libero mercato.
"Il governo - incalza Rizzi - invece di attaccare una categoria e dichiarare l'esistenza di una situazione che non esiste dovrebbe ripesare al taglio delle accise o abbassamento dell'iva sul carburante”. Dal fronte politico, il consigliere regionale Diego Bernardis (Lega) rimarca come "i preoccupanti aumenti dei prezzi dei carburanti pesano doppiamente sul nostro territorio di confine, ogni giorno le code di automobilisti italiani nelle aree di servizio estere comportano ingenti perdite per le casse dello Stato e per i nostri benzinai”.
Da qui, la richiesta che l’esecutivo aumenti “quanto prima le compartecipazioni e, magari, rifinanziasse in via di emergenza la legge 1 dicembre 1948, n. 1438, per riportare risorse sul territorio”. Lo stesso aveva già presentato un ordine del giorno in Finanziaria, approvato dalla giunta Fedriga, per concedere contributi ai distributori “già presenti sul territorio regionale da almeno 10 anni e che hanno patito la concorrenza degli impianti di rifornimenti d’oltreconfine”. Il tutto per “favorire la razionalizzazione della rete delle aree di distribuzione dei carburanti”.
Attenzione “in particolare nei territori più esposti al fenomeno del pendolarismo del pieno oltreconfine, così da riequilibrare il mercato e riportare efficienza e redditività al settore della distribuzione”. L’esponente del Carroccio ricorda poi che “la giunta regionale si è impegnata a valutare la possibilità di istituire un fondo regionale per concedere contributi per la volontaria cessazione della gestione e prevedere una moratoria temporanea di almeno cinque anni sulle nuove aperture”.
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