il convegno
Le Caritas di tutta Italia riunite a Grado parlano di confini, «la Chiesa riparta da qui»
Iniziato oggi il convegno nazionale con 218 realtà rappresentate, il commissario Viola ha ricordato il ruolo dell'isola «figlia di Aquileia e madre di Venezia».
Iniziato al Palacongressi di Grado, il 44esimo Convegno nazionale delle Caritas diocesane dal titolo "Confini, zone di contatto non di separazione". L'aggiornamento di quest'anno si tiene in Friuli Venezia Giulia, storicamente terra di passaggio e che intende le diversità come ricchezza. Già dai lavori iniziali è emersa la necessità di sconfinare ed aprire lo sguardo a nuove prospettive. Assente il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, del quale è stato letto un messaggio di saluto che ha definito l'attività di Caritas "importante e preziosa".
Tra i presenti all'incontro c'erano il direttore nazionale don Marco Pagniello, il presidente della Conferenza episcopale del Triveneto Francesco Moraglia, l'arcivescovo di Gorizia monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, il parroco di Grado monsignor Paolo Nutarelli e il commissario comunale Augusto Viola. Di Grado, come comunità «figlia di Aquileia e madre di Venezia» e di «realtà molto aperta all'altro ed altruista» ha relazionato il commissario comunale nel suo intervento introduttivo.
Ben 600 delegati presenti, rappresentanti delle 218 Caritas diocesane di tutta Italia. Per il patriarca di Venezia Moraglia, il tema proposto «è la sfida del presente che ci sta davanti come cittadini e come credenti». Moraglia cita poi Papa Francesco che suggerisce di partire dagli ultimi, di custodire il Vangelo e di puntare sulla creatività. «La Chiesa ha bisogno di riappropriarsi del Dna della Caritas - ha affermato Moraglia - di cui va mantenuto il tratto distintivo» cioè «essere Caritas: abitare e dimorare nell'amore di Dio».
Fratellanza, conoscenza, fare rete e confronto sono alcune parole che danno indicazioni chiare alle sessioni di questo convegno. «Il servizio verso i poveri non ha interruzione e la carità non va in vacanza - sono le parole dell'arcivescovo di Gorizia - cogliamo la testimonianza della pedagogia della carità e teniamo i poveri nel cuore della comunità». «Parlare di confini tocca carne, cuore e mente di tutti noi - continua il presule - ma essi sono anche positivi perchè garantiscono approcci diversi al mondo e alla vita». Infine non sono mancati i riferimenti sui confini esistenti all'interno del mondo Caritas: con le Pastorali diocesane, con le comunità parrocchiali, tra operatori Caritas e bisognosi.
La preghiera iniziale del Convegno è stata presieduta dal Patriarca di Venezia e sostenuta dal canto del Coro diocesano, diretto da don Francesco Fragiacomo. Il primo intervento tematico è stato “Andare oltre confine. La centralità della frontiera nel contesto globale” a cura del gesuita padre Luciano Larivera, direttore del Centro culturale Veritas di Trieste. A seguire si è parlato di “Umanità che si ferma e disumanità che passa oltre. Lettura cristiana del confine tra linea vitale e barriera mortale” con don Matteo Pasinato, docente di Teologia morale alla Facoltà Teologica del Triveneto.
Foto Sergio Marini
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