Il cardiologo Marini commenta la chiusura della cardiologia intensiva di Gorizia: «Un'assurdità»

Il cardiologo Marini commenta la chiusura della cardiologia intensiva di Gorizia: «Un'assurdità»

Il commento

Il cardiologo Marini commenta la chiusura della cardiologia intensiva di Gorizia: «Un'assurdità»

Di I.B. • Pubblicato il 08 Gen 2025
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Il cardiologo, consigliere nazionale dell’Associazione nazionale cardiologi e presidente dell’associazione Cuore Amico Gorizia, si dice preoccupato per i numeri del 2025.

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Nei giorni scorsi è giunta in redazione una lettera a firma del dottor Roberto Marini, cardiologo e nefrologo che ha svolto la propria attività per quasi quarant’anni in unità di terapia intensiva coronarica a Gorizia. Definisce la chiusura del reparto di cardiologia del presidio ospedaliero della città «un’assurdità».

Si tratta «di una struttura complessa dotata con lavori costosi ultimati da poco più di sei mesi con quattro posti letto di terapia intensiva coronarica di cui uno anche per esecuzione di concomitante dialisi, di quattro posti letto di terapia subintensiva, di quattro posti letto per monitoraggio breve ad uso cardioversioni, brevi osservazioni cliniche ed anche aritmologiche, e una sala operatoria anche questa aggiornata, moderna, per procedure aritmologiche, impianti sottocute per registrazioni di lunga durata (sei mesi, impianti e sostituzioni di pace maker cardiaci, defibrillatori (apparecchi salva vita), resincronizzatori per migliorare la funzione del muscolo cardiaco e ridurre così i ricoveri per scompenso di cuore. Tutte procedure che non potrebbero essere eseguite in sicurezza in assenza di unità di terapia intensiva coronarica».

Dal punto di vista delle motivazioni cliniche, Marini sottolinea quanto in possesso al nosocomio goriziano. «Nel presidio ospedaliero di Gorizia manca la guardia medica notturna e pertanto venendo a mancare anche il cardiologo: l’urgenza viene gestita dal Sanitario del Pronto soccorso o dal Medico rianimatore, troppo pochi se arrivano urgenze in contemporanea cosa purtroppo frequente. L’utenza dell’alto isontino da Cormons, Collio, Gorizia è più anziana con degenze più lunghe e talora viste le numerosissime comorbilità senza necessità a raggiungere il Centro Hub di Trieste, cosa invece più facile per Monfalcone che presenta un’utenza più giovane ed è 15 minuti più vicina a Trieste e quindi da ciò una minore necessità per un ricovero cardiologico per stabilizzare un paziente».

Il cardiologo, consigliere nazionale dell’Associazione nazionale cardiologi e presidente dell’associazione Cuore Amico Gorizia, si dice preoccupato per la prossima Capitale Europea della Cultura: «Dall’8 febbraio le presenze in città saranno molte e quindi sguarnire il nostro Ospedale sarebbe un ulteriore autogol. Alla luce di tutto ciò invito tutti gli amministratori e politici, prima di affrontare scelte perniciose, a riflettere ed farsi consigliare da persone e professionisti competenti e che abbiano “masticato “per anni questo meraviglioso lavoro», conclude.  

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