Capitale della cultura, Kaja Širok lascia GO!2025 e vola a Lubiana

Capitale della cultura, Kaja Širok lascia GO!2025 e vola a Lubiana

l'inaugurazione

Capitale della cultura, Kaja Širok lascia GO!2025 e vola a Lubiana

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 11 Giu 2022
Copertina per Capitale della cultura, Kaja Širok lascia GO!2025 e vola a Lubiana

L'annuncio durante l'apertura della Notte dei lettori, entrerà nel nuovo governo Golob.

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È iniziata con la proiezione del filmato tratto dallo spettacolo teatrale "Un secolo sconfinato" l’inaugurazione della nona edizione del festival “La Notte dei Lettori” di ieri pomeriggio, svoltasi a Udine, in piazza Libertà, con un collegamento in diretta con la simbolica piazza della Transalpina (trg Evrope), condivisa da Gorizia e Nova Gorica. Lo spettacolo – curato da Romeo Pignat e interpretato da Giorgio Monte (voce narrante) e dal fisarmonicista Gianni Fassetta – aveva già avuto il suo esordio integrale a Gorizia nella Sala dei ricevimenti di Palazzo Lantieri lo scorso 6 maggio, durante il convegno dell’Istituto per gli Incontri culturali mitteleuropei dedicato al confine goriziano.

Spazio anche alla rassegna di immagini e testi dedicate alla storia delle migrazioni dei friulano-giuliani nel secolo scorso. La parte selezionata per l’inaugurazione è stata proprio quella che più aveva commosso il pubblico goriziano, dedicata al processo di riconciliazione avviato nel 1965 dai sindaci di Nova Gorica e Gorizia Jožko Štrukelj e Michele Martina. Il riferimento alla Capitale europea della cultura 2025 è risultato fin da subito evidente, ed è infatti la ragione che ha portato l’assessore regionale alla Cultura Tiziana Gibelli a porgere i propri saluti alla manifestazione udinese proprio dall’assolata piazza transfrontaliera.

Insieme a lei l'omologo comunale Fabrizio Oreti, l'ormai ex direttrice di GO! 2025 Kaja Širok, il giornalista Vincenzo Compagnone e il presidente di èStoria, Adriano Ossola. Mentre dalla Loggia del Lionello è stato il sindaco di Udine Pietro Fontanini a richiamare proprio la “piazza” come luogo "di contatto con altri popoli e culture: una costante che fa parte del dna dei friulani". Inevitabile quindi anche il riferimento alla piazza dell’Indipendenza di Kiev, divenuta celebre nel 2014 per la manifestazione Euromaidan, ricordando le parole del presidente ucraino Zelensky secondo cui "tutte le piazze dovrebbero chiamarsi 'Libertà'".

"A Udine c’è un’altissima percentuale di gente che legge" ha vantato Fontanini, illustrando come la sua città si renderà protagonista nella due giorni del festival, accogliendo tanti scrittori per la presentazione delle proprie opere. Presentando Širok, Gibelli ha colto l’occasione per spiegare le ragioni delle sue recenti dimissioni da guida del zavod, essendo stata chiamata a Lubiana dal nuovo premier Robert Golob per svolgere l’incarico di segretaria di stato alla Cultura nel suo governo, così come è avvenuto per un altro membro del board del medesimo ente, Vesna Humar, che affiancherà il ministro degli Sloveni all’estero Matej Arčon.

Anche lei sarà segretaria di stato. Dopo il ricordo di Boris Pahor, Širok si è ricollegata all’esperienza di Martina e Štrukelj richiamando il fatto che la Capitale della cultura sarà dedicata proprio alle "memorie familiari, con lo scopo di ricucire definitivamente le fratture subite nel XX secolo". Il cuore dell’inaugurazione è stato rappresentato dal concerto eseguito, in collegamento dalla Loggia del Lionello, dagli studenti del Conservatorio Jacopo Tomadini di Udine, ai quali hanno fatto seguito le interpretazioni degli studenti della scuola di musica triestina Glasbena Matica di brani degli autori sloveni Benjamin Ipavec e Blaž Arnič.

Da Udine sono giunti i complimenti all’organizzazione del festival anche da parte del presidente dell’associazione Mitteleuropa -nonché del Gect - Paolo Petiziol, sofferente per quanto sta accadendo in Europa oggi, ma che, grazie alla musica e all’armonia offerta dai giovanissimi studenti, riesce a "gioire per quello che ascolta". A Petiziol è seguito l’intervento di Ossola, che non ha mancato di rivendicare "il merito di aver fatto nascere a Gorizia, nel 2005, uno dei festival più rilevanti a livello nazionale in ambito storiografico". Compagnone ha quindi voluto esprimere l’accorato appello affinché, per il 2025, la piazza simbolo delle “due Gorizie” riesca a definire un unico nome su entrambi i lati.

Una piazza che ha un grande potenziale ancora non sfruttato, a cominciare dal prestigioso edificio della stazione ferroviaria: "Sono tanti i locali, ancora inutilizzati, che potrebbero ospitare iniziative realmente innovative, come un asilo nido bilingue con insegnanti di lingua italiana e slovena, oppure – ha aggiunto sempre il giornalista – il luogo d’incontro periodico tra le giunte comunali di Gorizia e Nova Gorica, sul solco proprio dell’esperienza coraggiosa di Martina e Štrukelj".

Foto di Daniele Tibaldi

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