Kinemax, Gianni Amelio porta il suo film a Gorizia insieme ad Alessandro Borghi

Kinemax, Gianni Amelio porta il suo film a Gorizia insieme ad Alessandro Borghi

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Kinemax, Gianni Amelio porta il suo film a Gorizia insieme ad Alessandro Borghi

Di Redazione • Pubblicato il 29 Ago 2024
Copertina per Kinemax, Gianni Amelio porta il suo film a Gorizia insieme ad Alessandro Borghi

Il film di Gianni Amelio, in concorso alla 81.ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, racconta l'orrore della guerra di un secolo fa per guardare anche all'oggi.

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Dopo il Premio "Sergio Amidei", ritornano i grandi autori a Gorizia. Domenica 8 settembre al Kinemax di piazza Vittoria saranno ospiti uno dei grandi autori del cinema italiano, il regista Gianni Amelio, e l'attore protagonista, Alessandro Borghi, per presentare il film Campo di battaglia, ambientato in Friuli Venezia Giulia durante la Grande guerra. L'opera è stata girata in parte a Gorizia e liberamente tratto dal romanzo di Carlo Patriarca, "La sfida", in particolare durante il 1917. L'annuncio dell'avvio delle riprese era stato dato dallo stesso Amelio proprio a Gorizia.

Il film di Gianni Amelio, in concorso alla 81.ma Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, racconta l'orrore della guerra di un secolo fa per guardare anche all'oggi. Protagonisti due dei migliori attori della loro generazione: Alessandro Borghi e Gabriel Montesi.
Nel film, il dottor Stefano Zorzi (Gabriel Montesi) agisce come ispettore nella Clinica delle Esenzioni, sorvegliando i militari feriti ed esaminando la natura delle lesioni, assieme all'altro medico, nonché amico d'infanzia, Giulio Farradi (Alessandro Borghi), apparentemente più comprensivo e tollerante.

I due hanno però una visione diversa della guerra e della strategia disperata messa in atto dai soldati, e saranno inoltre divisi dai rapporti sentimentali con l'infermiera Anna (Federica Rosellini). A complicare ulteriormente le cose ci sarà la terribile pandemia influenzale del 1918-19, detta Spagnola - perché inizialmente solo nella neutrale Spagna i giornali potevano parlarne, a differenza degli altri Paesi in guerra - la cui diffusione verrà favorita dal massiccio spostamento di truppe nel mondo e dalle pessime condizioni igieniche di trincee e accampamenti.

Quella di Amelio - già Leone d'oro a Venezia per Così ridevano (1998) e Leone d'argento per Lamerica (1994), vincitore due volte del Premio Sergio Amidei per La tenerezza (2017) e Il signore delle formiche (2023) - si preannuncia un'opera intensa, una lente d'ingrandimento sulla guerra di un secolo fa per guardare anche all'oggi, ai conflitti che ancora devastano il nostro presente, dall'Ucraina al Medio Oriente. Citando il regista, «la guerra è una malattia da sradicare, ma dalle radici inafferrabili».

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