LA XVIII EDIZIONE
Campanari del Goriziano in festa, cent'anni fa fu ricostruito il campanile a Ronchi
Quello di sabato scorso è stato un pomeriggio dedicato alla scoperta della torre campanaria della chiesa di San Lorenzo e dell'antica arte dello scampanio.
Ancora una volta è stata armonia di voci, suoni, lingue e culture: la diciottesima edizione della Festa dei Campanari del Goriziano, con la cornice per il 2024 della chiesa arcipretale di San Lorenzo in Ronchi dei Legionari, ha voluto festeggiare il centenario della ricostruzione del campanile ronchese. Un intero pomeriggio – preceduto da un lungo lavoro di volontari che hanno preparato la festa in tutte le sue forme – dedicato all’arte campanaria, al suo passato ma soprattutto al suo futuro. Con questo spirito in tanti, soprattutto non campanari, quindi semplici cittadini ronchesi e non, qualcuno pure da Trieste venuto appositamente, hanno partecipato al concerto di campane. Due ore di gioioso scampanio alternato alla possibilità, per il nutrito gruppo di curiosi, di salire la torre campanaria e vedere, da su, i campanari all’opera.
Non si è fatto fuggire l’occasione nemmeno il sindaco, Mauro Benvenuto, accompagnato dagli assessori Gianpaolo Martinelli e Monica Carta, con la consigliera Federica Bon, ha voluto provare in prima persona cosa significa tramandare l’arte degli “scampanotadôrs” e si è cimentato in qualche semplice suonata. Prima della celebrazione eucaristica, fulcro della giornata, la presentazione del volume “Il campanile di Ronchi”, con una corposa parte dedicata alla storia della parrocchia all’interno della storia del territorio curata da Italo Santeusanio, raccoglie anche il contributo di David Cusimano, con le fotografie del Fondo Ermacora custodito dal Consorzio Culturale del Monfalconese, e di Ivan Bianchi sulla tradizione del suono delle campane a Staranzano, strettamente collegata a Ronchi, recuperata intervistando Fabrizio Nardi, e la catalogazione delle campane.
«Speriamo che, piano piano, anche Ronchi dei Legionari riprenda ad avere una propria squadra di campanari attiva sul territorio», così si è auspicato durante la conferenza alla quale, tra l’altro, hanno portato il proprio saluto il sindaco Benvenuto, il parroco, monsignor Ignazio Sudoso, e il presidente dell’associazione Campanari del Goriziano, Andrea Nicolausig. Messaggio chiaro e univoco quello dell’importanza di tramandare una tradizione ma di farla anche conoscere al pubblico, accorso numeroso nel parco della chiesa parrocchiale. Proprio il giovane Gabriele Ustulin, di Ronchi, è stato uno dei premiati come nuovo campanaro, ricevendo una copia della pubblicazione e la tessera a socio. Assieme a lui altre sette “nuove” leve: Matteo Agati di Gorizia, Thomas Del Negro di San Lorenzo Isontino,Filippo Virgolini, Tommaso Simonetti di San Lorenzo Isontino, Marco di Pasian di Prato, Gabriele Trevisini di Lucinico e il piccolo Izak Ušaj del Collio sloveno.
I bambini della parrocchia, va detto, sono stati protagonisti di un gioioso scampanio di prova proprio durante l’esibizione: oltre a Gabriele anche Lorenzo e Zoe, tutti e tre nel gruppo del servizio liturgico parrocchiale, e il piccolo David, accompagnato sulla torre dal fratello Stefan, di Ronchi, ormai campanaro provetto. Una speranza in più non solo per la comunità parrocchiale ma per l’arte campanaria in generale. Quindi, come detto, la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Ignazio Sudoso e concelebrata da don Moris Tonso, assistente spirituale del sodalizio, e da don Marco Zaina, vicario parrocchiale di Ronchi. Non solo la foto di rito a concludere il pomeriggio ma la cena conviviale, nei locali della parrocchia di Vermegliano, preparata dagli assidui volontari che ogni anno, a giugno, lavorano per la Sagra de la Cesa: una fisarmonica, qualche canto in allegria e la tradizione della festa dei campanari è stata completamente rispettata.
Foto di Emanuele Franco
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