l'esperienza
Camminare sui sentieri degli antichi briganti, 110 chilometri per due amici di Cormons
I due appassionati di trekking hanno completato il viaggio tra boschi e montagne, nei luoghi che oltre 160 anni fa hanno visto il passaggio dei briganti.
Due amici, 110 chilometri tra Lazio e Abruzzo, tra boschi, montagne e storie dimenticate, come quelle dei briganti che abitavano sul confine tra l’allora Stato Pontificio e Regno Borbonico. Questo è quello che l’istruttore di trekking di Cormons, Matteo Pelesson, e il suo fidato amico Cristian Sfiligoi hanno sperimento durante l’ultima settimana, concludendo il cosiddetto “Cammino dei briganti”.
Quest’ultimo è un percorso a quote medie (tra gli 800 e i 1300 metri sul livello del mare) e ricalca per l’appunto le orme di chi deprevada tra la Val de Varri, la Valle del Salto e le pendici del Monte Velino. Partenza e arrivo da Sante Marie, vicino a Tagliacozzo (L'Aquila). I briganti, infatti, vivevano sul confine per passare da una parte all’altra a seconda della minaccia. Questi non erano malviventi nel senso letterale del termine, quanto più erano partigiani contro il Regno d'Italia all'indomani dell'Unità, lottando quotidianamente contro le truppe sabaude che imponevano ai i cittadini del luogo di entrare nell’esercito.
Erano "spiriti liberi", che non volevano assoggettarsi ai nuovi sovrani, e per questo erano entrati in clandestinità. Una storia comunque fatta anche di rapimenti, riscatti e tanta violenza, risalente a più di 160 anni fa. Oggi quell'esperienza dei viandanti viene riproposta basata sul viaggiare a piedi da paese a paese lungo questo cammino di 7 giorni, tutto ben percorribile, segnato e con posti tappa attrezzati.
La passione per la montagna e per il trekking unisce da diversi anni i due amici e per quest’estate hanno deciso di dedicare una parte delle loro ferie alla scoperta dell’Italia, quella dimenticata. «Il percorso è molto personalizzabile, in base a quello che vuoi vedere e a quanti chilometri vuoi macinare al giorno puoi decidere la meta della giornata – racconta Pelesson - Il cammino si sviluppa tra boschi e montagne, nei piccoli paesi che si attraversano durante la giornata si può notare come esistano delle realtà ferme a 50/60 anni fa».
«I bambini giocano per strada a pallone - rimarca - il negozio è uno soltanto e fa di tutto (alimentari, bar, giornalaio) e gli abitanti sono sempre sorridenti, pronti a scambiare qualche battuta con i viandanti che incontrano». Il cammino esiste da diversi anni ma solo nell’ultimo anno e mezzo hanno iniziato a conferire l’attestato di "brigante" a chi lo porta a termine, e quindi anche ai due amici cormonesi. «Il turismo lento è il futuro: si parte zaino in spalla alla scoperta di territori sempre nuovi e che possono regalare emozioni uniche» conclude Pelesson, che già l'anno scorso aveva affrontato con altri amici il Cammino di San Jacopo in Toscana.
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