la denuncia
Calo degli ordini alla Nidec di Monfalcone, timori nei lavoratori

La rappresentanza sindacale chiede maggiori sicurezze all'azienda. La situazione.
Esprimono tutta la loro preoccupazione, dopo i recenti dati aziendali della Nidec Asi di Monfalcone. In una nota, la Rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) ha fatto il punto sulla situazione, dopo essersi riuniti l'8 settembre in assemblea. Preannunciato anche la convocazione del coordinamento nazionale, dove si farà un’analisi delle problematiche dei vari siti produttivi e si deciderà una strategia comune da mettere in campo nei confronti dell’azienda.
"I dati forniti riguardo i carichi di lavoro sono preoccupanti - denunciano i rappresentati dei lavoratori -. I volumi degli ordini non garantiscono la saturazione dei cicli produttivi, pertanto la Cigo (Cassa integrazione guadagni ordinaria) applicata vedrà un aumento delle ore fino alla conclusione dell’anno fiscale, a marzo 2022, dove toccherà oltre il 30%". Oltre a questi timori, si sommano anche quelli per il "radicale cambio di rotta imposto" dall’impresa.
"In particolare - prosegue la nota - si denuncia un interesse da parte dei vertici finalizzato più ad una politica di saving in termini di costi, che ad un concreto piano industriale che porti in sicurezza e rilanci il sito di Monfalcone. Dal confronto con i lavoratori, sono emerse le preoccupazioni ed è salito il livello d’attenzione, dando mandato alle Rsu di portare un chiaro segnale al gruppo dirigente".
"La volontà è quella di salvaguardare i posti di lavoro e di mettere in grado le maestranze di svolgere le loro mansioni nel migliore dei modi - sottolineano - Le Rsu denunciano da anni la necessità di un cambiamento che dia maggiori sicurezze e la mancanza di un piano industriale che traguardi il lungo periodo. Lo scarso rispetto verso le maestranze e l’inasprimento dei controlli sui lavoratori, non può essere la cura alle inefficienze dell’organizzazione ed all’immobilità nel reperire commesse e nell’entrare in nuovi mercati".
"Oltre a tutto ciò, si somma il totale disinteresse da parte della proprietà ad investire sul sito produttivo al fine di renderlo competitivo rispetto alla concorrenza anche interna al gruppo stesso. Queste secondo le Rsu e le assemblee dei lavoratori sono le priorità, di cui le dirigenze locali e nazionali devono farsi carico" conclude la nota.
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