Quel cachi sopravvissuto alla bomba atomica, un albero sul confine di Gorizia

Quel cachi sopravvissuto alla bomba atomica, un albero sul confine di Gorizia

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Quel cachi sopravvissuto alla bomba atomica, un albero sul confine di Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 04 Ago 2024
Copertina per Quel cachi sopravvissuto alla bomba atomica, un albero sul confine di Gorizia

Ieri e oggi le tappe in città e sul confine, il progetto avviato oltre 20 anni fa per diffondere il messaggio di pace. Nel 2025 un albero sul confine.

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La furia distruttiva delle due bombe atomiche sganciate sul Giappone nell’agosto 1945 fece tabula rasa, distruggendo ogni cosa che si trovasse nel loro raggio d’azione. Ben poche cose, e tantomeno persone, riuscirono a salvarsi da quell’inferno e in quel risicato elenco si trova un’albero di cachi. La pianta, che si trovava a Nagasaki, è diventata nel tempo un simbolo di rinascita e lotta ai conflitti, dando vita a sua volta al Revive Time Kaki Tree Project, che ieri pomeriggio ha fatto tappa a Gorizia e Nova Gorica.

Era il 1994 quando l’arboricultore masayuki Ebinuma iniziò a prendersi cura di quell’albero, così resistente che si riprodusse e generò delle nuove piantine. Queste vennero esposte in una mostra d’arte, furono adottate e si riprodussero ancora, ispirando a loro volta opere d’arte. Da questa serie di straordinari eventi è nato il progetto attivo da oltre 20 anni in Europa e soprattutto in Italia, unendo l’arte, il ricordo, la salvaguardia di testimonianze legate al disastro atomico. In molte città italiane sono stati piantati cachi.

Sta queste, c’è Trieste che ha accolto la specie qualche anno fa nel parco di San Giovanni. Da qui ieri, sabato 3 agosto, è partito un gruppo di ciclisti bresciani che raggiungerà nei prossimi giorni Vienna, dov’è presente anche lì un albero di cachi. Prima, però, c’è stata la tappa sul confine di Gorizia dove, nel 2025, l’obiettivo è piantare un'ulteriore testimonianza di questo percorso. A guidare il gruppo è Francesco Foletti, presidente dell’associazione Nagasaki-Brescia, che insieme a Pax Christi Punto Pace e altri cittadini è stato accolto da entrambe le città.

Dapprima davanti al municipio di Gorizia con l’assessore al welfare, Silvana Romano, e poi in quello di Nova Gorica, il gruppo ha visitato la zona dove in cui vuole tornare il prossimo anno. Il progetto, infatti, prevede la piantumazione di un cachi proprio lungo la frontiera. Un percorso avviato insieme all’università slovena. Oggi, invece, i delegati si sono ritrovati sul confine per un momento di riflessione in memoria dei morti della Prima guerra mondiale e di tutti i conflitti, ripartendo alle 9 in direzione di Udine.

Cinque le persone che viaggiano pedalando, mentre l’invito a partecipare ai momenti di riflessione e incontro è rivolto a tutti. «Cerchiamo di creare relazione tra persone che hanno partecipato al progetto» ha spiegato Foletti, dopo aver lasciato un ricordo del proprio passaggio all’esponente della giunta. Dal canto suo, Romano ha espresso l’apprezzamento per il lavoro portato avanti e il sostegno da parte dell’amministrazione locale. «È importante far conoscere le storie dei luoghi . Ha rimarcato ancora il presidente del sodalizio lombardo - e qui c’è una storia che non ha nessun altro».

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