LA MATTINATA
Bomba day, gli occhi della centrale di Gorizia sulle operazioni in Transalpina
Interventi svolti in collaborazione tra unità operative di Italia e Slovenia. Ecco tutte le fasi e i soggetti coinvolti.
Allo scoccare delle 12 e 15, una nuvola di sabbia e terra si è sollevata in aria di qualche metro sul confine tra Gorizia e Nova Gorica. Una detonazione realizzata dagli artificieri sloveni, attutita dalle misure di contenimento messe in atto, grazie alle quali la vibrazione del suolo è stata pari a quella di «un terremoto di magnitudo due sotto i piedi» spiega Carla Barnaba, ricercatrice del Dipartimento di oceanografia e geofisica che si occupa di monitoraggio sismico nella sede di Udine.
Si è svolta in questa soleggiata domenica di marzo l’operazione di brillamento di una bomba della Seconda guerra mondiale, seguita dal disinnesco di altre due rinvenute nella stessa area sul confine sloveno a ridosso di Salcano, emerse a causa dei lavori di rimozione di parte dei binari in Transalpina.
«Alle sette e venti avevamo la conferenza stampa in Slovenia – spiega l’assessore alla viabilità Francesco Del Sordi dalla sala operativa della prefettura – abbiamo visitato il luogo monitorato dalle telecamere dove c’era la bomba, insieme agli altri comandi attivati». Un’operazione svoltasi interamente in Slovenia, ma che ha portato a evacuare 1085 italiani e 2036 sloveni dalla così detta “Zona rossa”. Allestito anche un centro di accoglienza della protezione civile presso il comando della Polizia locale di Corte Sant’Ilario, «ma soltanto per quanti non avessero dove altro andare».
Complice il bel tempo e i pochi giorni che ci separano da inizio primavera, gran parte degli evacuati ha preferito trascorrere la mattinata altrove, mentre le persone fragili sono state accolte nelle case di riposo e gli allettati presso le Rsa.
Dalle 9 alle 10 si è proceduto con lo sgombero dell’area interessata, con l’unica criticità di una coppia di anziani non in grado di spostarsi autonomamente, scortati all’esterno dell’area dalle forze di polizia. «Un’operazione complessa – osserva Alessandro Gallo, coordinatore del gruppo comunale della Protezione civile di Gorizia - ma in realtà il meccanismo lo abbiamo già antecedentemente rodato nel mese di luglio, con il rinvenimento della prima bomba. Stavolta ci siamo organizzati meglio e abbiamo avuto una buona risposta da parte dei volontari impegnati sul fronte già da questa mattina alle sette. Non ci sono state problematiche, eccetto piccole situazioni di gestione ordinaria».
Intervento seguito di concerto con le unità slovene e in tempo reale con i droni della Protezione civile – con 26 volontari impegnati la mattina e 23 per l’eventuale necessità del pomeriggio - consentendo un collegamento in continuum con le autorità competenti italiane e slovene. «In totale sono una cinquantina di volontari – ha specificato il direttore tecnico della Protezione civile regionale Nazzareno Candotti – una parte al mattino e una parte al pomeriggio». Forze provenienti «da quattro comuni, oltre a un gruppo consolidato di Gorizia. Il nostro compito è quello di fornire informazioni alla popolazione in corrispondenza dei punti di accesso transennati e dove sono presenti le forze dell’ordine a interdire l’accesso».
«Una macchina ormai rodata, grazie alla quale «non c’è mai stato alcun attimo di incertezza – ha commentato il primo cittadino – se non quello derivante dal luogo. Il timore era relativo alla superficie piena di ordigni. Ormai sappiamo che probabilmente sono tantissimi quelli non esplosi e si trovano ancora sottoterra. Nella zona interessata dalla rimozione dei binari sono stati fatti altri carotaggi, con una collaborazione grandissima fra Italia e Slovenia e tutti i diversi soggetti».
«Dalla protezione civile, alla forestale, polizia, carabinieri, vigili del fuoco, Asugi, è stato un rapporto eccezionale. Non ci sono state criticità, se non la riottosità – comprensibile - da parte di qualche goriziano ad abbandonare la propria abitazione. Nulla di tragico, due persone sono state portate alla casa di riposo "Angelo Culot"».
Non appena concluse le operazioni di allontanamento si è data comunicazione alle autorità slovene, pronte a procedere con la copertura dei residuati bellici. «La prima su cui sono intervenuti è un modello MK5 di nazionalità britannica – chiosa il tenente colonnello Luca Giraldo, del Terzo reggimento genio guastatori inquadrato nella Brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli – Aveva la spoletta di coda tranciata, per cui non era possibile fare alcuna attività per despolettarla; per questo motivo è stato scelto di distruggerla in situ.
Per le altre due, una è una MK4 inglese, l’altra una AML64 di nazionalità statunitense. Entrambe da 500 libbre e con la spoletta di coda parzialmente armata - cosa che ha reso più facile l’intervento – dopo essere state despolettate in sito verranno distrutte in un poligono sloveno, in un secondo momento».
Mentre la "terza guerra mondiale" si svolge a pezzi nel resto del mondo, al confine fra le due città riemerge lo spettro delle guerre passate. «La zona del lato italiano, e per quanto mi consta anche per quello sloveno, è stata completamente evacuata - commenta il prefetto Raffaele Ricciardi – qui non abbiamo la Terza guerra mondiale, ma tre bombe che i colleghi artificieri sloveni hanno disinnescato secondo il loro piano di intervento, condiviso dalle nostre autorità e dal Terzo Genio Guastatori». La ruspa al lavoro per ricoprire di sabbia l’ordigno da far brillare ha proseguito senza sosta le attività fino a mezzogiorno, mentre nel cortile interno della Prefettura il centro mobile dell’Ogs era in attesa di registrare la vibrazione.
«L’Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale ha sede a Borgo Grotta, ma il nostro Centro sismologico ha sede a Udine – spiega ancora Barnaba – gestiamo la rete di monitoraggio del Friuli Venezia Giulia e del Veneto e il nostro laboratorio mobile è utilizzato per i monitoraggi estemporanei. Oggi abbiamo monitorato l’area del brillamento del residuato bellico in Slovenia, con l’installazione di sette stazioni lungo le zone prossime al residuato, e abbiamo effettato le misurazioni per conto degli artificieri».
I risultati emersi hanno evidenziato l’efficienza slovena, con un brillamento che ha causato soltanto vibrazioni minime. «Vuol dire che a cento metri di distanza non si sarebbe percepito il movimento del suolo, e non si sarebbe percepito nulla». Alle dieci e dieci era suonata la prima sirena di allarme; alle dodici e cinquantaquattro riecheggia l’ultimo sinistro ululato, segnando la conclusione delle operazioni e consentendo finalmente di tirare un sospiro di sollievo.
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