Quel bilinguismo a metà a Ronchi: il caso della nuova segnaletica stradale

Quel bilinguismo a metà a Ronchi: il caso della nuova segnaletica stradale

La lettera

Quel bilinguismo a metà a Ronchi: il caso della nuova segnaletica stradale

Di Marco Barone • Pubblicato il 17 Mar 2021
Copertina per Quel bilinguismo a metà a Ronchi: il caso della nuova segnaletica stradale

Ci scrive Marco Barone, blogger, storico e scrittore sul bilinguismo a Ronchi dei Legionari, secondo lui «l'opera è compiuta a metà».

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Ogni passo che va nella direzione del plurilinguismo a cui la nostra Regione deve il suo essere a Statuto speciale deve essere apprezzato. Nulla si deve dare per scontato in questa fetta di terra di confine orientale italiano. Ronchi, Roncjis, Ronke, come è noto, si trova nel cuore della Bisiacaria. Gemellata con Wagna per le vicende del primo conflitto mondiale, dove diversi cittadini ronchesi trovarono riparo a causa dell'aggressione del Regno d'Italia per occupare questo Territorio, poi dopo Caporetto, furono tanti i ronchesi che invece trovarono riparo nel Regno d'Italia, fino alla Sicilia. Gemellata con Metlika per le vicende della seconda guerra mondiale, per la Resistenza. Fatti noti. Cittadina dove sussiste per legge il bilinguismo, dove la tutela dello sloveno non è una concessione, ma un dovere.

In parte viene garantito, ma se si va a guardare la segnaletica stradale, sinceramente si è innanzi ad una situazione a dir poco incomprensibile. Si possono sicuramente incontrare diversi cartelli in bilingue, ma nessuna via o piazza è riportata anche in modo bilingue, non tutti i cartelli sono bilingue, e nessun cartello che indica Ronchi, o la frazione di riferimento, segnalante l'ingresso in città, ti indicherà Ronke o il rione con il nome in sloveno. Si potranno trovare al massimo un paio di cartelli stradali blu, che indicano anche Ronke, fuori dal centro cittadino, ma niente di più. Ronke, a Ronchi, non se pol. In questo periodo si stanno sostituendo diversi cartelli stradali. La parola via e piazza è tradotta in sloveno e in tedesco. Si dirà perché il tedesco a Ronchi? Non c'entra niente la tutela del bilinguismo regionale, visto che a Ronchi il tedesco come lingua parlata è pressoché estinto e se la ragione era questa, andava inserito anche il friulano, che da queste parti è stato rimosso nonostante dal 1420 al 1797, Ronchi di Sopra, Ronchi di Sotto, Selz, Soleschiano e Vermegliano appartennero sì alla Repubblica di Venezia ma alla provincia detta Patria del Friuli.

Il tedesco c'è per omaggiare il gemellaggio con Wagna. Bel gesto, e sarebbe bello se fosse ricambiato anche in Austria. Ma quello che ci si domanda è perché il nome del luogo della via o della piazza è rimasto in italiano? Una volta che si stava mettendo mano alla segnaletica stradale, volendo garantire il plurilinguismo, i nomi dei luoghi dovevano essere riportati accanto al nome italiano anche in sloveno. Questa era l'occasione giusta . Così come doveroso sarebbe leggere all'entrata di Ronchi anche il nome Ronke. Della situazione della toponomastica e dell'odonamstica a Ronchi ho già parlato nel testo Sguardi sul '900 di Ronchi. Come la storia ha ‘macchiato’ l'identità di una località. Ronchi, un caso nazionale. Lì ho analizzato come il nazionalismo, spesso confuso in modo inopportuno e fuorviante con il patriottismo, abbia compromesso buona parte dell'identità storica ronchese con i nomi imposti nella nostra località. La nuova cartellonistica stradale è un bel segnale che va nella direzione del plurilinguismo, ma l'opera è ahimè compiuta a metà. 

Marco Barone

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