Biggeri, il fondatore di Banca Etica punta all'Europa: «Nordest motore dell'innovazione»

Biggeri, il fondatore di Banca Etica punta all'Europa: «Nordest motore dell'innovazione»

l'intervista

Biggeri, il fondatore di Banca Etica punta all'Europa: «Nordest motore dell'innovazione»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 07 Giu 2024
Copertina per Biggeri, il fondatore di Banca Etica punta all'Europa: «Nordest motore dell'innovazione»

L'economista corre nella lista del Movimento 5 stelle, chiedendo un'inversione dell'Europa sulle armi e guarda al confine di Gorizia: «Potenzialità insite nell'Ue».

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Tra chi punta a rappresentare l’Italia in seno al Parlamento europee c’è anche Ugo Biggeri, tra i fondatori di Banca Popolare Etica di cui è stato a lungo presidente. L’economista fiorentino si presenta al voto dell’8 e 9 giugno nella circoscrizione Nordest con la lista del Movimento 5 stelle, puntando a portare i propri temi legati alla sostenibilità e innovazione tecnologica nell’assise comunitaria. «Ho fatto politica fuori dai partiti - rivendica - e da 40 anni mi occupato di contrasto alla produzione di mine e armi».

Per Biggeri, «l’Unione europea è il luogo dove si discute di economia in modo diverso e penso di avere le competenze per farlo. In questi anni l’Europa ha virato verso una politica bellicista, tutti i movimenti in cui ho militato sono lontani da questo approccio. Non sono un candidato di Banca etica, ma porto con me quei valori». Punta quindi anche a ribaltare la concezione di ‘Europa delle banche’, rimarcando che «bisogna andare lì con un’idea. C’è però chi poi non porta proposte. Bisogna regolamentare in modo diverso la finanza».

Il candidato punta quindi il dito verso l’attività delle istituzioni finanziarie: «Sono spinte a fare attività sui mercati e non erogare prestiti. Bisogna tassare quelle transazioni, così che i capitali tornino a fare quello per cui è nata la finanza. Dobbiamo andare a cercare i soldi dove sono, ossia nei grandissimi patrimoni e non in chi ha la casa di proprietà. Sto parlando di una piccola percentuale della popolazione che ricorre ao paradisi fiscali». Per l’esponente pentastellato, «buona parte dei soldi è investita su petrolio e armi».

Da qui, la necessità di richiedere «all’Ue norme per cui le banche devono essere trasparenti quando fanno finanziamenti non sostenibili, come per l’acquisto di armi ed estrarre petrolio». È proprio sul fronte energetico che pone maggiormente l’attenzione, guardando al Nordest: «Questa zona sta già avendo un ruolo nell’innovazione, come la mobilità e la gestiamo delle nostre case. Abbiamo solo da guadagnare nel capire come cambiare. Dobbiamo però dare piccoli incentivi alle piccole imprese e disincentivare le grandi. Invece si fa terrorismo».

Se è vero che «se le piccole imprese non sono innovative vengono spazzate via», Biggeri rileva che «ha fatto più paura ciò che è successo con le politiche agricole comunitarie. Dopo che per anni l’Europa ha dato sostegni, bisogna ascoltare le voci dei territori e ciò è mancato. Stiamo trasformando il cambiamento climatico nella paura del cambiamento». Sottolinea quindi la necessità di rivedere il Green deal: «Va fatto meglio, per evitare che a pagare siano le persone. Prima o poi il petrolio cesserà, dobbiamo essere i primi ad innovare».

Parlando di economia e Nordest, l’attenzione cade infine su Gorizia e sul suo rapporto con il confine. La soluzione è la Zona economica speciale? «Vanno studiati gli strumenti che a livello locale possono evitare storture. Tutto dipende da come questi vengono realizzati, ma il principio generale non è sbagliato. I primi strumenti da mettere in campo sono quelli della cooperazione, siamo su un confine che non è più chiuso e queste potenzialità che ci sono, sono insite nell’idea dell’Ue. Senza Europa questa cosa non si fa».

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