Le benedizione degli olii sacri in Basilica, Aquileia accoglie il clero goriziano

Le benedizione degli olii sacri in Basilica, Aquileia accoglie il clero goriziano

la celebrazione

Le benedizione degli olii sacri in Basilica, Aquileia accoglie il clero goriziano

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 28 Mar 2024
Copertina per Le benedizione degli olii sacri in Basilica, Aquileia accoglie il clero goriziano

Questa mattina la funzione religiosa nella Basilica patriarcale officiata dall'arcivescovo di Gorizia, ricordati gli anniversari di sacerdozio.

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Basilica patriarcale di Aquileia ancora cornice della Messa Crismale celebrata stamattina dall’arcivescovo metropolita di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli. Una celebrazione nella quale, annualmente, si benedicono gli olii sacri ma che è anche la festa del sacerdozio, il momento in cui si annunciano le future ordinazioni sacerdotali e durante la quale si festeggiano gli anniversari sacerdotali. Tra di essi, monsignor Redaelli ha ricordato i 65 anni di monsignor Pietro Sambo e di don Alberto de Nadai, i 60 di don Lucio Comellato, i 25 di monsignor Nicola Ban e don Francesco Fragiacomo.

«La missione di Gesù, che egli ha inaugurato con il discorso nella sinagoga di Nazareth, viene affidata anche a ciascuno di noi. A noi che siamo ben consapevoli dei nostri limiti, delle nostre pigrizie, delle nostre resistenze e anche dei nostri peccati. Eppure siamo qui e desideriamo rinnovare le stesse promesse che abbiamo pronunciato, ormai per la maggior parte di noi, diversi anni fa, forse non con lo stesso entusiasmo e la commozione di allora, ma con maggior consapevolezza e maggior convinzione», così Redaelli.

«Pensando alla nostra esperienza di preti, e la cosa vale anche per i diaconi, vorrei offrire alcuni spunti di riflessione in riferimento specificamente all'assenso reale di fede, che potrete riprendere a livello personale o negli incontri con confratelli. E preciserei questo tipo di assenso riferendolo non anzitutto alle verità di fede e neppure alla Scrittura, ma alla persona di Gesù. La questione diventa pertanto se il nostro rapporto con Gesù è teorico, astratto, intellettuale o è veramente reale», sono ancora le parole del presule.

«Riflettendo su questo nei giorni scorsi – ha proseguito Redaelli – mi sono venuti in mente molti aspetti che meriterebbero essere affrontati, ma non voglio fare qui un trattato e preferisco lasciare a voi la domanda su che cosa favorisca o che cosa al contrario ostacoli in noi un assenso reale di fede, inteso come il rapporto personale e autentico con Gesù. Una relazione da vivere ovviamente nella nostra particolare vocazione, perché se la vocazione è autentica, in un certo senso fede e vocazione si sovrappongono. La questione allora può essere formulata anche in riferimento a che cosa favorisca o che cosa ostacoli l'appropriazione personale della nostra vocazione di presbiteri», ha concluso Redaelli.

Foto Sergio Marini

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