La bellezza incanta Gorizia, le tre opere nascoste affascinano il pubblico

La bellezza incanta Gorizia, le tre opere nascoste affascinano il pubblico

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La bellezza incanta Gorizia, le tre opere nascoste affascinano il pubblico

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 02 Dic 2021
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Grande affluenza per le visite gratuite, stasera la lectio magistralis di don Alessio Geretti.

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Quando il Teatro Verdi ha aperto le porte, alle 14 esatte, fuori c’erano già alcune decine di appassionati. La mostra “10 ore di bellezza” ha attirato fin da subito l’enorme interesse attorno a tre opere celate agli occhi del grande pubblico, non solo di Gorizia ma di tutto il mondo, provenendo da collezioni private e raramente esposte liberamente. A raccontarle, fino a notte fonda, ci sarà il curatore don Alessio Geretti, deus ex machina della mostra internazionale d’arte d’Illegio che ha fatto delle grandi opere un tratto distintivo del piccolo borgo.

In riva all’isonzo, i tre lavori - realizzati da Vincent Van Gogh, Henri Matisse e Vassilij Kandinskji - sono giunti grazie alla sinergia con la rete d’impresa del Pinot bianco nel Collio e l’amministrazione locale, a cui si aggiungerà una lectio magistralis questa sera alle 20.45. L’incontro sarà accessibile previa prenotazione in biglietteria, mentre il tour di circa 20 minuti sarà gratuito e previa solo l’esibizione del super green pass. L’occasione è stata colta da tanti, conoscitori dei nomi esposti ma anche di semplici curiosi che non hanno perso l’occasione.

Con grande maestria e passione, il sacerdote ha raccontato nei dettagli la genesi dei tre quadri e dell’universo che gli orbita attorno. Partendo da quella più datata, il Restaurant de la Sirène ad Asnières, realizzato nel 1887 nella periferia di Parigi dove il genio precursore dell’Espressionismo era solito recarsi con il fratello Theo. Qui i colori e le forme raccontano l’esterno di un luogo festoso, accostando la sua arte a uno spettacolo teatrale. Un percorso che prosegue con la musicalità di Kandinskji, guardato con sospetto dal nazismo fino a quando non venne cacciato.

I colori impressi nella sua tela sono un connubio di espansione e armonia, che raccontano una dimensione dei sensi parallela a quella dell’immagine. Era il 1932 quando l’artista di origine russa realizzò questa sua opera, mai esposta in Italia fino ad oggi, dando sfogo a quel senso di oppressione che la Bauhaus sentiva addosso dalle attenzioni della Gestapo. Analoghe preoccupazioni erano vissute da Matisse, costretto a letto dalla malattia nel pieno della Seconda guerra mondiale e in piena convalescenza, quando realizzò il suo libro Jazz.

Come in una danza, le figure e le dimensioni impresse dall’autore francese esprimono un dinamismo che va oltre la storia. Sono l’eco dell’impossibilità per il potere di opprimere l’arte, che rimane forte anche nei momenti più bui. Aspetti finemente raccontati da don Alessio, davanti a un pubblico sempre più eterogeneo e catturato dalle spiegazioni. “La bellezza fa molto bene - così il curatore - perché dà da pensare, suscita emozioni e poi è bello entrare nei segreti delle opere d’arte per scoprire quanta vita hanno dentro, da che storie arrivano e gli insegnamenti che ci lasciano”.

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