Camminando...
La bellezza delle chiese da Palmanova a San Vito al Torre
Un percorso a piedi alla scoperta di fede e storia nella Bassa Friulana.
Otto le chiese visitate, quattro parrocchiali e quattro chiesette. Partenza dal duomo di Palmanova, sorto fra il 1602 e il 1636. Spettacolare opera rinascimentale, dal progetto forse di mano di Vincenzo Scamozzi. Lo spazio interno, col capolavoro del tetto in roveri di Slavonia, è così ampio da far pensare al confronto fra l’immensità di Dio e il desiderio dell’uomo d’incontrarlo. Una quarantina di pellegrini sono andati per antiche vie campestri di paese in paese, in questa terra, per secoli, di confine fra cultura latina a ovest e quella tedesca, slava e ungherese a est, col respiro mediterraneo della eredità aquileiese.
Per ogni luogo, brevi informazioni sulla storia e sulle opere d’arte, dai grandi pittori agli onesti artigiani del pennello. La Confraternita di San Jacopo di Compostella, l’Associazione “Iter Aquileiense”, il sodalizio “Connessioni-Circolo Mario Fain”, il Gruppo “I Scussons” e la Associazione “Terre sul confine”, insieme con la Collaborazione Pastorale di Palmanova, e le Parrocchie di Visco e San Vito al Torre-Nogaredo, hanno promosso questo pellegrinaggio che tiene insieme fede personale, impegno comunitario e desiderio di conoscere. Gli itinerari sono stati tracciati dal priore Marco Bregant.
Si è parlato della realtà attuale, ma anche di paesi scomparsi come Ronchis, San Lorenzo e Palmada intorno a Palmanova e Sdugnins fra Sottoselva e Jalmicco. Camminando nella campagna, con un tempo ideale, si è venuti a tu per tu con il duomo di Palmanova, la parrocchiale di Santa Maria Maddalena e la chiesetta di Santa Maria della Vittoria e della Pace a Jalmicco, le cappelle di Sant’Anna, della Madonna Lauretana, le chiese di Ognissanti e di Santa Maria Maggiore a Visco, e la parrocchiale dei Santi Vito e Modesto a San Vito al Torre, tutto in cinque ore e mezza.
Un’Ave Maria insieme col parroco mons. Angelo Del Zotto nel duomo di Palmanova e una breve riflessione sul significato del pellegrinaggio, col parroco di Visco don Cristiano Verzier, hanno segnato l’intensa giornata di cammino. Si è parlato anche di chiese perdute e di affreschi riscoperti. A Visco se ne sono andate due chiesette di San Martino: una antichissima, agli inizi dell’Ottocento e una che è stata una meteora: costruita nel 1943 per un campo di concentramento, restaurata nel 1952, demolita negli anni ’70 all’interno dell’ex caserma Luigi Sbaiz. A San Vito al Torre, si trovano testimonianze di tre chiese in una: oltre la attuale, una del Settecento, con affreschi modesti e una del Cinquecento, con affreschi dalla poesia popolare che trovano il loro vertice in una patetica Natività.
A Jalmicco è stato ricordato Guido Bortolussi, il decano dei pellegrini: con la moglie Emanuela, aveva compiuto per 9 volte il cammino per Santiago, con distanze variabili rispetto ai luoghi di partenza (dai 200 ai 1400 chilometri!), portandosi dietro il carretto sul quale aveva il suo zaino e quello della moglie.
Mite e socievole, Guido, aveva camminato insieme nel tempo, oltre che con la sua famiglia, con tanti allievi nella scuola (era stato professore di materie tecniche nell’IPS), insegnante di tecnica e di vita. Emanuela ha consegnato a ogni pellegrino una conchiglia celeste: ricordo del cammino, speranza di cielo.
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