Barche affondate alle foci dell'Isonzo, quattro relitti scoperti dopo oltre 100 anni

Barche affondate alle foci dell'Isonzo, quattro relitti scoperti dopo oltre 100 anni

tra staranzano e grado

Barche affondate alle foci dell'Isonzo, quattro relitti scoperti dopo oltre 100 anni

Di Redazione • Pubblicato il 09 Ago 2024
Copertina per Barche affondate alle foci dell'Isonzo, quattro relitti scoperti dopo oltre 100 anni

Si tratta di relitti di chiatte per il trasporto di materiali, utilizzate come supporto logistico alle batterie italiane dislocate sulla foce dell’Isonzo nel periodo della Grande guerra.

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Le acque del mare Adriatico hanno fatto riemergere un nuovo reperto storico, questa volta risalente alla Prima guerra mondiale. Al largo della Riserva naturale della Foce dell’Isonzo, in prossimità dell’Isola della Cona in comune di Staranzano, è stato scoperto ciò che resta di un convoglio di quattro imbarcazioni in ferro. Su segnalazione di un pescatore locale, i carabinieri hanno esplorato per la prima volta i resti di quelle imbarcazioni della misura di 20 metri per 6,5 e risalenti ai primi del Novecento, che si trovano ancora in asse tra loro.

Si tratta di relitti di chiatte per il trasporto di materiali, utilizzate come supporto logistico alle batterie italiane dislocate sulla foce dell’Isonzo nel periodo della Grande guerra. È verosimile che, con la ritirata di Caporetto nell’ottobre del 1917, siano state fatte affondare in quella posizione, mentre erano alla fonda, proprio per non cadere nelle mani del nemico durante le fasi di ripiegamento delle truppe sull’Isonzato. Tra il 27 e il 30 ottobre, mentre le batterie italiane sull’Isonzo continuavano a tirare contro gli austriaci in piena avanzata, il Comando di Grado cercò di recuperare armi, munizioni e galleggianti, sotto il fuoco dell’artiglieria austro-ungarica e in condizioni atmosferiche proibitive, autoaffondando natanti e galleggianti che non potevano essere salvati.

Il ritrovamento, importante per il contesto storico, permetterà di scrivere un altro tassello nella lunga e complessa storia che ha riguardato le battaglie dell’Isonzo, a quel tempo combattute nel settore del litorale fra Monfalcone e Tagliamento. Il tutto rienta nelle attività dei carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine che hanno organizzato, nel territorio di competenza, il monitoraggio di un vasto specchio di mare compreso tra Grado e Punta Sdobba, sulla foce dell’Isonzo, a bordo della Motovedetta CC 401 e in collaborazione con il Nucleo Carabinieri Subacquei di Genova.

L’attività di tutela per l’archeologia subacquea è stata svolta insieme al dipartimento di Studi Umanistici e del Patrimonio Culturale dell’Università di Udine e al personale subacqueo della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia. Si tratta di verifiche nei fondali per completare le attività di studio e per la sorveglianza dei siti marini già noti. L’attività svolta è stata particolarmente utile perché ha consentito di monitorare un'imbarcazione risalente al III secolo a.C., rinvenuta alcuni anni or sono a circa 7 miglia al largo di Grado, a 19 metri di profondità e sulla quale, a partire dal 2012, è stato applicato un sistema metallico modulare per consentire la valorizzazione in situ di questo bene sommerso. L’intervento ha lo scopo di impedire possibili azioni delittuose di sottrazione di antichi manufatti da parte di malintenzionati.

L'attività descritta consente di proteggere i siti archeologici sommersi che sono sottoposti al naturale stress ambientale, alla costante minaccia della pesca sregolata e all’attività subacquea mirata all’impossessamento illecito del patrimonio culturale sommerso. A tale proposito i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale ricordano che l’attività di ricerca di reperti archeologici sommersi – la cui proprietà è dello Stato – è riservata al Ministero della Cultura e che, nel caso di rinvenimento fortuito, lo scopritore dovrà, entro le successive 24 ore, farne denuncia al Soprintendente o al sindaco della località dove è avvenuta la scoperta oppure ai carabinieri.

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