le situazioni
Quei bambini allontanati dalle famiglie, storie di affido raccontate a Gorizia
I minori stranieri non accompagnati in carico all’ambito Alto Isontino, a cui si sommano quattro casi di affido 'leggero'. Il confronto a Sant'Anna.
Di affido e di situazioni di disagio si parla poco: vuoi perché sono temi delicati, vuoi perché la maggior parte di noi vive ancora nell’illusione che Gorizia sia un’isola felice, lontana dalle difficoltà e dalle problematiche che (troppo) spesso occupano le pagine di giornali, siti web e notiziari nazionali. I due argomenti possono essere spesso collegati: i minori che vivono in famiglie provate da problemi di natura economica o di degrado sociale, se segnalati al Tribunale, vengono allontanati dalle stesse per trovare riparo in una struttura o in un nuovo contesto familiare.
Se n’è parlato, la scorsa settimana, negli spazi esterni dell’oratorio di Sant’Anna durante l’incontro “Aggiungi un posto in casa…”, organizzato dall’Unità pastorale “Porta Aperta” di Gorizia con la partecipazione di tre famiglie affidatarie provenienti dalle associazioni “La casa di Oreste” e “MetaCometa” che hanno portato la propria testimonianza relativa al territorio veneto e alla provincia di Udine. La serata, introdotta da don Nicola Ban, ha visto la partecipazione dell’assessore comunale al Welfare e ai servizi sociali Silvana Romano a cui è spettato il compito di delineare la situazione dell’ambito Alto Isontino.
Tre sono i Misna (minori stranieri non accompagnati) in carico all’ambito che attualmente si trovano in affido. Un ragazzo ha in realtà già raggiunto la maggiore età ma si trova presso una famiglia goriziana come prosieguo amministrativo per avere la possibilità di completare gli studi; il secondo, fuggito dal San Luigi per raggiungere i parenti, vive effettivamente vicino a loro in Piemonte; il terzo si trova in affido eterofamiliare presso gli zii che risiedono in un’altra località della nostra regione. Accanto a loro ci sono quattro affidi “leggeri” di bimbi goriziani che trascorrono solamente qualche ora al giorno fuori dalla loro famiglia di origine.
Molte sono infatti le forme di affido possibili: il più noto è senz’altro quello residenziale, in cui il minore vive nella famiglia affidataria restandovi per almeno cinque notti a settimana. L’affido diurno è invece un supporto ai genitori poiché può riguardare parte della giornata, della settimana o del periodo delle vacanze a seconda delle capacità dei genitori naturali di provvedere alle necessità dei figli. C’è poi il Pronto intervento, che si attiva per minori coinvolti in situazioni improvvise e gravi nelle quali non sia possibile affidare il piccolo a membri della cerchia familiare (affido parentale, possibile entro il quarto grado di parentela),
In questi casi, vi è dunque la necessità di un intervento tempestivo che metta i bambini al riparo da ogni pericolo. Per avere un quadro di riferimento, secondo la definizione dell’Aibi (Amici dei Bambini) l’affido è una forma di accoglienza temporanea conseguente all’allontanamento dalla famiglia di origine di un minore per permettergli di continuare a vivere una relazione familiare, tenendo sempre presenti il principio del superiore interesse del minore e l’obiettivo del ricongiungimento con il nucleo originario grazie anche a interventi a sostegno delle famiglie in difficoltà per il recupero le competenze genitoriali.
All’affido possono accedere coppie sposate e conviventi, con o senza figli, senza vincoli o discriminazioni per età, cultura, genere e lingua e può riguardare minori ma anche ragazzi fino ai ventuno anni per permettere loro il completamento degli studi, proprio come nel caso riferito dall’assessore.
Queste informazioni generali sull’affido si trovano sintetizzate nella brochure predisposta dal Servizio sociale dei Comuni dell’Alto Isontino che – spiega Romano - «si occupa di queste situazioni di concerto con il Tribunale (da cui perviene la segnalazione per l’allontanamento) e Asugi, competente nella formazione delle famiglie aspiranti affidatarie. Il percorso prevede degli incontri con gli psicologi del consultorio, focalizzati sulle diverse problematiche che i genitori potrebbero trovarsi a gestire. Il conseguimento dell’idoneità, fatto tutt’altro che scontato, permette poi di entrare in contatto con la famiglia non appena si verifichi una situazione di necessità e a seconda della disponibilità che è stata data».
«Non tutti possono - rimarca l'assessore - o se la sentono di occuparsi di neonati o non tutti hanno la possibilità, magari per problemi lavorativi, di accogliere un minore senza giusto preavviso. Non appena ai servizi sociali viene comunicato un nuovo caso per prima cosa si verifica la presenza di parenti e, parallelamente, si valuta la gravità della situazione: sebbene la maggior parte degli affidi resti in regione, talvolta per motivi di litigiosità del contesto di provenienza si preferisce allontanare il minore il più possibile».
Mentre l’invio ai corsi per il recupero delle competenze genitoriali spetta al Tribunale, il monitoraggio delle famiglie affidatarie, la sorveglianza negli incontri protetti e i contatti con il nucleo d’origine sono compito dei servizi sociali. Questi, oltre ai sette casi citati, si occupano dei 1800 minori in carico all’ambito per situazioni legate alla disabilità, alla permanenza dei minori in strutture come Villa Russiz o che vengono seguiti in diverse forme per varie situazioni di disagio.
Il panorama è peggiorato negli ultimi anni? «Senza dubbio, ma non diamo la colpa sempre e soltanto al Covid: è cambiata la società, il modo e i tempi in cui si diventa genitori e un dato su cui indubbiamente è necessario riflettere è la crescita del numero di bambini diversamente abili, con disturbi dell’apprendimento o con bisogni educativi speciali» conclude l’assessore. Per avere informazioni o candidarsi come famiglia affidataria il primo passo da compiere è contattare il Servizio Sociale dei Comuni “Collio Alto Isonzo” telefonando allo 0481 383445 o 383377, mandando una mail a serviziosocialeminori@comune.gorizia.it o recandosi al Centro Polivalente di via Baiamonti.
Foto d'archivio
Rimani sempre aggiornato sulle ultime notizie dal Territorio, iscriviti al nostro canale Telegram e Whatsapp, seguici su Facebook o su Instagram! Per segnalazioni (anche Whatsapp e Telegram) la redazione de Il Goriziano è contattabile al +39 328 663 0311.