Un bagolaro in memoria delle vittime del Covid, il ricordo a Begliano

Un bagolaro in memoria delle vittime del Covid, il ricordo a Begliano

IL RICORDO

Un bagolaro in memoria delle vittime del Covid, il ricordo a Begliano

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 18 Mar 2024
Copertina per Un bagolaro in memoria delle vittime del Covid, il ricordo a Begliano

Ricordate le persone vittime della pandemia e i sanitari impegnati. L'infermiera Percuzzi: «Necessaria una comunità curante che lavori in rete».

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La comunità di San Canzian d’Isonzo ha ricordato la Giornata nazionale delle vittime del Covid-19. Lo ha fatto stamane al“Parco della Memoria, nella frazione di Begliano, dove è stato messo a dimora un bagolaro, un segno in ricordo delle vittime della pandemia ma allo stesso tempo esortazione alla rinascita che guarda al futuro. Al comunemente detto “Parco del Respiro” erano presenti il sindaco Claudio Fratta con giunta e consiglieri, il direttore generale di Asugi Antonio Poggiana, il direttore del distretto sanitario Basso Isontino Carlo De Vuono e il parroco don Francesco Fragiacomo.

Nel suo intervento, il sindaco Fratta ha rivolto un pensiero alle persone che si sono ammalate e a quanti hanno lavorato per contrastare la pandemia. «Sono state 28 le persone decedute a causa del Covid nel nostro comune – sono le parole di Fratta – i due anni vissuti sono stati difficili, colgo ancora l’occasione per ringraziare le Forze dell’Ordine, la squadra della Protezione Civile e tutto il personale sanitario che si sono fortemente impegnati per affrontare una così grave situazione che ha coinvolto tutto il mondo».

Dopo un minuto di raccoglimento, don Fragiacomo ha benedetto i presenti e ha affidato «la memoria delle vittime alla misericordia del Signore». Un invito a «non lasciarsi alle spalle quanto ci ha fatto soffrire» è giunto dal direttore Poggiana che ha pure ricordato «nessuno è restato indietro» richiamando la preziosa collaborazione dimostrata nei confronti di altri sistemi sanitari regionali in serie difficoltà. Di un «giorno monito per il futuro» ha riferito il dottor De Vuono.

Presente alla cerimonia anche la poetessa locale Marilina Trevisan che ha trasmesso ai presenti alcune riflessioni ispirate da alcuni suoi componimenti che hanno trattato della paura, di normalità interrotta, di certezze che franano, di riscoperta della centralità dei sentimenti e del valore della musica. Trevisan ha parlato anche di morti in solitudine che sono state un insulto alla dignità umana, di morti “senza regole”,di scomparse distanti e di morti solitarie dirette verso mete ignote «una condanna per chi resta».

«Abbiamo assaporato la necessità del fermarsi – sono le parole della poetessa – per vivere, capire, tenere insieme le cose, guardare i visi,cantare, stringere le mani e comprendere le distanze». C’è stata infine la testimonianza di Michela Percuzzi, infermiera del reparto di Terapia Intensiva di Monfalcone. Percuzzi ha definito il parco, sede della commemorazione, «un luogo di confronto di alto valore per il senso di appartenenza provato da chi ha perso un proprio caro».

Guardando agli alberi piantati e riferendosi alla nuova specie messa a dimora, l’operatrice sanitaria li ha definiti «segno di vicinanza, di rinnovo alla vita con braccia che si alzano al cielo». Infine la riflessione si è spostata sulla necessità di ricostruire «un territorio socio assistenziale di prossimità dove le distanze diminuiscono sempre di più e la povertà viene contrastata da una comunità curante che lavora in rete».

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