Avvocati astenuti dalle udienze in Tribunale, stop blocca anche Gorizia

Avvocati astenuti dalle udienze in Tribunale, stop blocca anche Gorizia

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Avvocati astenuti dalle udienze in Tribunale, stop blocca anche Gorizia

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 13 Mar 2024
Copertina per Avvocati astenuti dalle udienze in Tribunale, stop blocca anche Gorizia

Proclamata l’astensione collettiva dall’attività giudiziaria per mercoledì prossimo, rinviando tutte le udienze previste quel giorno. Ecco i motivi.

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È una vera e propria «emergenza umanitaria» ad aver spinto gli avvocati penalisti di tutta Italia a proclamare l’astensione collettiva dall’attività giudiziaria per mercoledì prossimo, 20 marzo. Astensione che riguarderà l'attività degli avvocati anche nel Tribunale di Gorizia, come confermato con un comunicato dal presidente della locale Camera penale Paolo Marchiori.

Sospese e rinviate, quindi, tutte le udienze previste per quella data e relative a processi penali, con un obiettivo chiaro: «La sensibilizzazione dell'opinione pubblica, nonché persuasione del Governo, del Parlamento e della politica in generale circa la necessità di adottare atti di clemenza generalizzati o ogni altro provvedimento idoneo per arrestare il fenomeno dei suicidi in carcere». Non si tratta della prima astensione dell’anno. La mobilitazione dei penalisti aveva infatti portato già a una prima sospensione delle attività giudiziarie gli scorsi 7, 8 e 9 febbraio.

La strage nelle carceri
Una situazione, quella delle carceri italiane, notoriamente drammatica. Con oltre 60mila detenuti, in aumento di 400 unità ogni mese, la popolazione carceraria ha raggiunto livelli simili a quelli del 2013. Proprio quell’anno la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) condannò l’Italia con la sentenza “Torreggiani” per la persistente violazione del divieto di infliggere pene o trattamenti inumani ai detenuti (articolo 3 della Convenzione).

Come riportato nella delibera del 2 marzo della Giunta dell’Unione delle Camere penali italiane, nei primi 58 giorni del 2024 si sono registrati circa un suicidio ogni due giorni. Un fenomeno «in continua ascesa» che richiede «un immediato intervento del Governo e della politica, tutta, al fine di arginare la strage in atto». Infatti, ogni giorno trascorso senza che siano attuati rimedi idonei a scongiurare la morte – per malattia e per suicidio – negli istituti penitenziari «non può che accrescere le responsabilità, politica e morale, di coloro che tale fenomeno hanno l'obbligo di affrontare con rimedi urgenti e inderogabili».

Gli avvocati rilevano anche il pericolo concreto per cui «togliersi la vita in carcere possa rappresentare per molti una “soluzione” da emulare», per sfuggire a condizioni di privazione della libertà sempre più umilianti e disumane conseguenti al sovraffollamento carcerario, alla carenza negli organici di agenti penitenziari, di medici e psichiatri, e di operatori sociali. Non solo. A preoccupare i legali c’è anche «il susseguirsi di episodi di violenza sui detenuti», l’ultimo dei quali è stato denunciato nella Casa circondariale di Santa Maria Maggiore a Venezia.

Come intervenire? Per i penalisti italiani non bastano più l’indulto o l’amnistia: «Occorre legiferare urgentemente in materia di concessione della liberazione speciale anticipata, introdurre il sistema del “numero chiuso” ovvero ogni altro strumento atto a limitare in futuro il ripetersi del fenomeno del sovraffollamento, prevedendo altresì misure extra detentive speciali per detenuti in espiazione breve e operare una congrua depenalizzazione, oltre che ridimensionare l'impiego delle misure cautelari personali intramurarie, riconducendole ai principi liberali del minor sacrificio possibile e della presunzione di innocenza».

La manifestazione
Per tutte queste ragioni, alle 14 di mercoledì prossimo si terrà a Roma, in piazza dei Santi Apostoli, la manifestazione a cui, oltre agli iscritti alle Camere penali territoriali, parteciperanno anche tutte le associazioni sensibili a tale emergenza. A questi si unirà anche quella parte del mondo politico favorevole all’adozione di strumenti immediati, volti alla soluzione della crisi in atto dovuta alle «politiche securitarie realizzate da tutti i governi succedutisi negli ultimi decenni, unitamente alla mancata riforma dell’esecuzione penale». Non mancheranno anche a Gorizia, in quei giorni, iniziative simboliche da parte delle varie associazioni del settore.

Foto Tibaldi

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