L'INTERVISTA
'L'Avaro' che salverà il mondo: Ugo Dighero presenta il suo Arpagone
Interprete del classico di Moliére sul palcoscenico di Cormons, l'attore genovese riflette sull'attualità del classico alla luce dei problemi climatici e della società di oggi.
Si parte dal teatro e nel giro di un paio di domande si toccano temi come il riscaldamento globale, la crisi della cultura, la guerra nella striscia di Gaza. Perchè come dice lo stesso Ugo Dighero, il potere dei classici è quello di parlare agli uomini anche a distanza di secoli. E così l'intervista telefonica all'attore genovese – noto al pubblico televisivo per la sua partecipazione a serie tv come “Ris-Delitti imperfetti” o, più di recente, “Blanca” - si trasforma in una chiacchierata in cui i temi scivolano dall'uno all'altro senza soluzione di continuità.
Prossimo a vestire i panni di Arpagone ne “L'avaro” di Moliére con la regia di Luigi Saravo, che andrà in scena venerdì 13 alle 21 al Teatro comunale di Cormons, l'attore ci racconta questa versione del classico del teatro francese spiegandone l'attualità, le motivazioni che hanno agevolato la sua trasposizione in chiave moderna e lasciandosi andare a qualche divertita considerazione sul carattere accumulatore del personaggi in rapporto all'oculatezza di cui vengono “accusati” i genovesi.
Lo spettacolo riporta ai nostri tempi la vicenda di Arpagone, scritta alla metà dei Seicento: quali sono gli “aggiustamenti” più evidenti e quali invece le tangenze che sono state preservate?
È ambientato ai tempi nostri ma non in maniera precisa: piuttosto, si situa in un luogo non luogo, in un tempo non tempo, anche se a un certo punto in scena compaiono i cellulari. Rileggendo ora il testo, come sempre capita, scopriamo che i classici vanno al di là delle epoche e per come siamo messi adesso sicuramente l'avaro ha degli aspetti negativi ma è anche un uomo che ricicla, conserva, con un atteggiamento che potrebbe salvarci. I figli invece giocano d'azzardo, spendono tutto in vestiti: sono lì che aspettano per “puppare” denaro.
Quindi alla fine non è Arpagone la figura negativa?
Diciamo che nello spettacolo anche il più sano ha la rogna: pure i servi stanno lì per il denaro e raccontano storie e anche questo è di estrema attualità.
Come si è trovato in questo ruolo? È un carattere che le si avvicina o è distante dal suo modo d'essere? Lei è genovese e se volessimo dar credito ai pregiudizi, una certa affinità con Arpagone potrebbe averla..
Quando mi hanno proposto il ruolo ho detto «Finalmente un “Avaro” genovese!». Noi genovesi le frasi de “L'avaro” le abbiamo attaccate al frigo! Personalmente solo quando sono uscito dalla mia città mi sono reso conto di questo tratto del nostro carattere, finchè vivi a Genova non lo realizzi: me ne sono accorto da ragazzo e ho subito corretto il tiro anche perchè poi l'avarizia si trasforma in avarizia di sentimenti.
Come si è preparato al ruolo?
Il regista, Luigi Saravo, ha fatto un grande lavoro con noi attori, lavora molto sul rapporto diretto fra di noi sulla scena per garantire uno scatto dell'attenzione da parte del pubblico: restituendo verosimiglianza al palco e facendovi accadere sempre qualcosa che risulti reale.
A suo avviso chi è oggi l'avaro?
Il mondo in cui viviamo è un terreno fertile perquesta figura, più che cittadini siamo consumatori e tutto è rapportato al denaro, perfino la scuola, dove si lotta per avere più adesioni. La cultura è vista come qualcosa di inutile, soprattutto negli ultimi governi i manovratori sono una catastrofe, la legge sull'autonomia è stata scritta con i piedi. L'ignoranza regna sovrana ed essendo il denaro l'unico valore la cupidigia ha campo libero. Vedo poi che la grande questione di oggi è l'emergenza climatica che sta già coinvolgendo molte persone: in politica si predica molto ma poi si guarda il proprio giardino. Si continua a consumare senza voler cambiare quel metodo di vita che ha fallito perchè oggi il 10% della popolazione possiede il 90% delle risorse.
Come per molti suoi colleghi lei deve parte della sua notorietà alle fiction televisive e ai film per piccolo e grande schermo: pensa sia una ricchezza o un limite per gli attori essere apprezzati in teatro in virtù della loro riconoscibilità?
In realtà il teatro non l'ho mai abbandonato da quando ho iniziato questo mestiere e certo, la riconoscibilità è un grande aiuto per il sistema dei circuiti teatrali, per le vendite dei biglietti. Negli ultimi anni in effetti si focalizza l'attenzione più sul personaggio rispetto ai testi ma anche questo è un discorso legato all'imperativo del denaro.
Quali sono i suoi prossimi impegni?
A teatro ho dei progetti sempre con Saravo e con Mariangeles Torres che nello spettacolo di venerdì interpreta splendidamente una parte maschile e una femminile. Si tratta di un progetto per il quale siamo già in contatto con il Teatro Nazionale di Genova, a. ArtistiAssociati, il Teatro Stabile di Bolzano e il Centro Teatrale Bresciano che curano anche la produzione de “L'avaro”. E poi ho ricominciato le riprese di “Blanca 3” per cui sono impegnato pure sul set.
Da ciò che ci siamo detti il tema ambientale la preoccupa in modo particolare: ci sono altri temi che ha a cuore?
Guardo le notizie internazionali e sembra tutto finto, anche di fronte al genocidio a Gaza: il fatto che ci siano ancora degli Stati che difendono Israele è un paradosso così come mi fa ridere il ministro Tajani che temporeggia sulla questione. Nel frattempo stiamo rifornendo l'Ucraina di armi: se queste cose le so io, le sanno tutti, ma vogliono ignorare ciò che sta accadendo, chissà per quale ritorno. Stiamo rischiando la terza guerra mondiale e di fronte a questo stato di cose sono appassionato ed esterrefatto.
La personale curiosità sul motivo per cui sul suo profilo whatsap si legga la frase “Sorridente verso la catastrofe” è dunque spiegata..
Ho appena concluso una tournée con uno spettacolo sulla sostenibilità: ci sono molte persone impegnate nella diffusione di notizie sull'ambiente e nonostante le cose siano chiare e bisognerebbe fidarsi della scienza questa non viene ascoltata. I consumi si stanno alzando, non abbiamo neanche iniziato a frenare e in tanti casini la cosa più evidente è che i danni maggiori vengono dal consumo di carne, che sarebbe sufficiente ridurre per vedere dei miglioramenti. Per cui sì, diciamo che mi do da fare ma con la consapevolezza che non servirà a niente perchè stiamo andando verso la sconfitta.
Foto Federico Pitto
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