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Aumentano gli ammalati di amianto, memoria con gli studenti a Monfalcone
Registrato un balzo del 10% del numero di ammalati nel 2023. Avviato un progetto pilota tra il Crua e la pneumologia dell'ospedale San Polo.
A mezzogiorno di oggi, l’isola didattica del Museo della Cantieristica di Monfalcone ha ospitato l'incontro commemorativo e di omaggio alle vittime dell'amianto. L’iniziativa organizzata dal Comune ricorre esattamente a 5 anni di distanza dall’inaugurazione della sezione museale dedicata al Memoriale per le Vittime dell'amianto. L’Ave Maria di Schubert proposto attraverso il violino della maestra Annalisa Clemente, ha introdotto i presenti ad un momento di importante e forte testimonianza su quanto è stata drammatica la fibra killer per chi ha lavorato nel cantiere navale e non solo.
“È una testimonianza viva – sono le parole del sindaco Anna Maria Cisint – qui ci sono i nomi di chi ha perso la vita e le conseguenze non sono ancora finite. Da un report 2023 stilato dal direttore del Crua Paolo Barbina purtroppo abbiamo appreso che per la prima volta si è ammalato un nipote, oggi 60enne, di un ex lavoratore Fincantieri”. Nell’anno che sta per chiudersi, si è assistito ad un balzo del 10% del numero di ammalati. La curva non si è quindi assestata ma ha continuato a salire. Sono numeri tristemente importanti che continuano ad affliggere un territorio che va anche oltre il monfalconese.
Dalla Regione, intanto, arriva la notizia che sono stati stanziati 3 milioni di euro a sostegno del corretto smaltimento e asporto dell’amianto. Le moderne mappature realizzate con i droni, permettono di individuare i vari livelli di amianto presenti nelle infrastrutture pubbliche e nelle abitazioni private delle città. “Quello di oggi è un ricordo, un apprezzamento ed un riconoscimento – continua Cisint – attraverso il quale diciamo con forza che bisogna combattere le modalità sbagliate di affrontare e vivere il lavoro”. A rappresentare la Regione è stato l’assessore al patrimonio Sebastiano Callari, che ha parlato della “testimonianza dei martiri del lavoro sul territorio”.
“Bisogna fare di più – afferma Callari – impegnarsi maggiormente alla salvaguardia della salute e dell’ambiente. Partire da questo memoriale, ci spinge a migliorare. Monfalcone è l’apripista da questo punto di vista”. Diego Dotto, presidente dell’associazione Esposti Amianto, ha ricordato la perdita dei soci fondatori come Carmelo Cuscunà e altri “esempi di battaglia volta a tener viva la memoria legata a questo dramma. “I decessi continuano – ha spiegato Dotto – i processi penali sono in corso, il prossimo sarà a gennaio. L’età delle persone colpite comincia ad abbassarsi. Continua il nostro impegno nella richiesta di giustizia a favore delle troppe persone che scientemente sono, purtroppo, state mandate al sacrificio”.
A parlare del connubio necessario tra impegno per la prevenzione e la ricerca, è stato Michele Luise, presidente della Lilt e, per l’occasione, rappresentante della Commissione regionale Amianto. Daniele Pittioni, della direzione medica di Asugi, ha annunciato l’avvio di un progetto pilota di collaborazione tra il Crua e la pneumologia dell’ospedale San Polo. Lo studio consiste nella presa in carico diretta dei pazienti fragili. Ciò permetterà lo snellimento della parte burocratica e favorirà la gestione immediata delle persone. “Struttura e pazienti saranno sempre più vicini” così Pittioni.
“Aggiungiamo delle parole a favore della storia degli operai in terlìs” è stato l’invito di Claudio Ceron, presidente dell’associazione “Ubaldo Spanghero”, realtà che si occupa dei rapporti con i familiari delle vittime da amianto e del racconto delle loro storie. Ricordando la strage del Vajont, Roberto Covaz - l’ideatore del Memoriale- ha spiegato agli studenti delle classi terze della scuola Randaccio, la conseguenza prodotta dall’ “onda” composta dalle piccolissime fibre di amianto che hanno colpito tantissimi lavoratori.
Il parroco don Flavio Zanetti ha richiamato l’importanza e la necessità di usare materiali e mezzi in grado di permettere a chi lavora di vivere in maniera sana. In chiusura d’incontro, l’Hallelujah di Leonard Cohen ha riunito i presenti in un unico abbraccio nel ricordo di quanti ci hanno lasciati, ma che testimoniano per noi un esempio ed una "benedizione" che non potranno svanire mai.
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