L'attacco del sindaco di Monfalcone: «Poligamia e shari'a, stop all'islamizzazione»

L'attacco del sindaco di Monfalcone: «Poligamia e shari'a, stop all'islamizzazione»

LA POSIZIONE

L'attacco del sindaco di Monfalcone: «Poligamia e shari'a, stop all'islamizzazione»

Di REDAZIONE • Pubblicato il 23 Mag 2024
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Cisint denuncia le clausole del Corano che violerebbeo le norme familiari e quelle del rispetto dei diritti umani, alla base della Costituzione.

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Il sindaco di Monfalcone e candidato della Lega al Parlamento europeo, Anna Maria Cisint, continua ad esprimersi contro quella che definisce «islamizzazione» nella sua città e in Italia. A caratterizzare questo processo, spiega la prima cittadina, sono la poligamia e la shari'a. Non lo definisce solo un rischio, ma «una concreta realtà che si sviluppa nell’illegalità dei luoghi di culto fuori dalle regole urbanistiche e dell’incolumità pubblica, alimenta le forme di radicalismo che mettono in discussione i nostri valori, la nostra sicurezza e la nostra identità e che si afferma anche negli atti ufficiali».

La prima cittadina fa pure riferimento alla legge coranica, colpevole di volersi sostituire all’ordinamento italiano proponendo «comportamenti e modi di vita incompatibili, come quelli che portano alla sopraffazione sulle donne e sulle minori». «Dopo le mie denunce di questa situazione - rileva Cisint - in tutta Italia sta emergendo un contesto di centri islamici e moschee fuori da ogni controllo e non registrate che rappresentano luoghi della predicazione integralista, che punta a scardinare le nostre credenze e non nasconde più la volontà di sostituzione culturale ed etnica nel nome della loro ideologia, fondata sulla sovranità di Allah».

«I fedeli musulmani sono chiamati a realizzare all’interno del nostro Paese - rimarca - un sistema basato sui precetti islamici in opposizione anche violenta al nostro ordinamento e ai nostri principi. Si tratta di una condizione diffusa sul nostro territorio italiano a cui dobbiamo avere il coraggio di opporci». Un fatto che dimostrerebbe il rischio di sottomissione «a pretese illegali per il nostro sistema giuridico» è dato – secondo Cisint - dalla scoperta, nei documenti registrati nelle anagrafi e negli Stati civili, degli atti di matrimonio effettuati nei Paesi musulmani, come in Bangladesh, di clausole scandalose che violano le norme familiari e quelle del rispetto dei diritti umani che sono alla base della nostra costituzione.

«In essi si “condiziona” il divorzio al coniuge femminile arrivando sino alla “vendita” attraverso la dote delle spose. Infatti, si legge nero su bianco nei contratti originali - prosegue - come sia il marito a decidere se la moglie abbia o meno il diritto a separarsi e a quali condizioni, come nel caso in cui il marito sia “impotente, violento o in prigione”, o addirittura “se la tortura”, ammettendo l’esistenza di queste pratiche illegali. Inoltre, gli stessi atti prevedono il caso in cui “il marito ha già delle mogli”, ammettono in questo modo la poligamia. Le parti contrattuali più scabrose vengono coperte con degli “omissis” dietro cui si legalizza la sottomissione, la vendita della donna e la poligamia anche in Italia, con tanto di timbro della nostra ambasciata che certifica quei contratti redatti all'estero».

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