lo studio
Asugi, casi Covid tra i sanitari: reinfezione in calo con dosi di vaccino
Oltre 5mila sanitari si sono ammalati del virus fino al 31 gennaio 2023, reinfezioni frequenti durante il periodo Omicron ma con sintomi quasi assenti.
È stato appena pubblicato da Luca Cegolon e Francesca Larese Filon, ricercatori dell'Università di Trieste e Unità clinico operativa di Medicina del lavoro, uno studio epidemiologico sulla rivista internazionale Viruses che ha valutato l’incidenza ed i fattori di rischio di reinfezione da Covid-19 in oltre 8mila operatori sanitari di Asugi. Il periodo di tempo analizzato è andato dall’inizio della pandemia, il primo marzo 2020, fino al 31 gennaio di quest'anno e rileva un'elevata protezione legata alla vaccinazione. Al primo dicembre 2021, il 12,1% degli operatori sanitari di Asugi non era vaccinato, il 5,2% era immunizzato con una dose, il 33,8% con due dosi e il 48,9% con tre dosi.
Alla fine dello studio, il tasso di operatori sanitari non vaccinati era del 10%, l'1% era immunizzato solo con una dose, il 6,5% con due, il 73,0% con tre, il 9,4% con quattro e 0,2% con cinque. Durante l'intero periodo di studio, 5253 operatori sanitari hanno contratto almeno un'infezione da coronavirus, 4262 sono stati infettati una sola volta e 1091 si sono reinfettati. Quasi la totalità - ossia il 99,1% - delle reinfezioni si è verificata dopo il 30 novembre 2021, all'inizio dell’ondata Omicron, con un picco a luglio 2022 (161 casi). Su un totale di 8.205 operatori sanitari, 683 reinfezioni si sono verificate dopo un’infezione primaria da Sars-CoV-2 precedente all’ondata Omicron.
Sono 408 le reinfezioni, invece, che si sono verificate dopo un’infezione primaria durante il periodo Omicron (cioè dopo il 30 novembre 2021). Durante tutto il monitoraggio, ci sono stati 34 ricoveri fra gli operatori sanitari di Asugi, tutti prima dell'ondata Omicron (quando circolavano varianti più virulente), dopo 18 (0,4%) infezioni primarie da Sars-CoV-2 e 16 (1,5%) reinfezioni. Durante il periodo Omicron, invece, le reinfezioni erano senza alcuna ospedalizzazione. Le reinfezioni durante il periodo Omicron si sono verificate in media 400 giorni dopo un’infezione primaria Covid, 512 giorni in media dopo un’infezione primaria precedente all’ondata Omicron.
Il tutto contro 218 giorni in media dopo un'infezione primaria durante l’ondata Omicron (cioè dopo il 30 novembre 2021). Escludendo le reinfezioni verificatesi sotto i 15 giorni dopo una prima dose di vaccino o sotto gli 8 giorni dopo un'ulteriore dose, 605 reinfezioni sono state rilevate dopo un’infezione primaria pre-omicron, contro 404 casi di reinfezione dopo un'infezione primaria durante l’ondata Omicron. A parte gli operatori sanitari (con un rischio biologico leggermente aumentato) e il personale accademico (rischio di reinfezione notevolmente inferiore dopo infezioni primarie precedenti l’ondata Omicron), il rischio era marginale.
Inoltre, mentre il rischio di reinfezione era inferiore nei maschi e negli operatori sanitari di età superiore a 60 anni dopo un’infezione primaria pre-Omicron, gli operatori sanitari dell'Azienda con età 30-50 anni avevano maggiori rischio di reinfettarsi. Indipendentemente dal periodo dell’infezione primaria, il rischio di reinfezione diminuiva al crescere del numero di dosi di vaccino Covid, essendo più basso dopo il secondo richiamo (quarta dose). In particolare, l’efficacia vaccinale contro le reinfezioni seguenti un’infezione primaria durante il periodo pre-Omicron era 16% con una dose, 51% con due dosi, 76% con 3 dosi e 92% dopo la quarta dose.
L’efficacia vaccinale saliva rispettivamente a 72%, 59%, 74% e 93%, nel caso in cui l’infezione primaria fosse avvenuta durante il periodo Omicron. In conclusione, le reinfezioni da Sars-CoV-2 erano frequenti durante il periodo Omicron, sebbene caratterizzate da sintomi lievi o assenti. Mentre il rischio biologico degli operatori sanitari di Asugi era influenzato marginalmente dalla rispettiva attività lavorativa, l’effetto protettivo maggiore contro le reinfezioni era dato dalla vaccinazione Covid-19, con un’efficacia della quarta dose pari a 93% nel caso di un’infezione primaria durante il periodo Omicron.
Foto di Helena Jankovičová Kováčová da Pixabay
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