A Gorizia oltre 100 anni di assi del volo, anteprima della grande mostra

A Gorizia oltre 100 anni di assi del volo, anteprima della grande mostra

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A Gorizia oltre 100 anni di assi del volo, anteprima della grande mostra

Di Daniele Tibaldi • Pubblicato il 29 Mar 2023
Copertina per A Gorizia oltre 100 anni di assi del volo, anteprima della grande mostra

Aperta ieri l'esposizione per i 100 anni dell'Aeronautica, ad aprile in Santa Chiara. La storia dai fratelli Rusjan a Francesco Baracca.

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In occasione del centenario dell’Aeronautica militare italiana, è stata inaugurata ieri pomeriggio, nell’atrio del Palazzo municipale di Gorizia, l’anteprima della mostra “Ali sull’Isonzo. Aviazione e aviatori a Gorizia”. “Anteprima” poiché gli otto pannelli esposti rappresentano solo un assaggio della mostra storico-documentale realizzata dall’associazione goriziana “Isonzo-Gruppo di ricerca storica” in collaborazione con il Comune, che sarà visitabile integralmente solo a partire da venerdì 21 aprile nel Museo di Santa Chiara.

“L’Isonzo non solo è uno dei simboli di Gorizia, ma è anche il fiume sul quale, fin dal 1909, degli aerei si sono alzati in volo”. Con queste parole Bruno Pascoli, presidente onorario del sodalizio, ha voluto omaggiare i fratelli Edvard e Josip Rusjan, pionieri dell’aviazione austro-ungarica, che proprio a Gorizia – all’epoca parte dell’impero asburgico – costruirono e sperimentarono prototipi di aereo che avrebbero poi fatto volare anche all’estero. Un contesto storico rimarcato con ironia anche dal sindaco Rodolfo Ziberna: “A Gorizia l’aviazione esisteva già dal 1909, ma se non risultiamo negli annali è perché non era in Italia”.

Nonostante queste origini, l’assessore alla cultura Fabrizio Oreti ha riconosciuto comunque un “indissolubile legame tra Gorizia e Roma”. È indubbio infatti che, anche se l’aeroporto di Merna fu fondato nel 1912 dall’Aeronautica austro-ungarica, questo ebbe un notevole sviluppo nei decenni immediatamente successivi, arrivando a ospitare il IV stormo: la celebre pattuglia acrobatica italiana che si sarebbe distinta all’estero grazie a esibizioni molto acclamate, come quella alla Giornata dell’Ala di Budapest del 1936. E ieri, tra il pubblico composto principalmente da autorità militari e civili locali, ad assistere all’inaugurazione c’era anche Flavio Chianese, nipote di Raffaele.

Quest'ultimo fu proprio uno degli assi del volo che parteciparono a quella fortunata manifestazione aerea e riconoscibile in una delle foto presenti sui pannelli. È proprio nel IV stormo, va ricordato, che affondano le proprie radici le attuali Frecce tricolori, la cui base peraltro è rimasta non tanto distante, a Rivolto. Una conferenza in sala Dora Bassi ha poi arricchito l’inaugurazione della mostra in municipio: “Francesco Baracca cavaliere e aviatore”, con Mauro Antonellini, conservatore del Museo “Francesco Baracca” di Lugo di Romagna. Si tratta della prima di una serie di iniziative didattiche di approfondimento storico, che affronteranno nei prossimi mesi diverse tematiche.

Tra queste, c'è la “Tenda rossa”, l’aeropittura e il movimento futurista, il IV stormo e il Duca d’Aosta, la Guerra fredda e l’aeronautica moderna, oltre alla presentazione del video “Aerei e aviatori a Gorizia”. “Questa mostra – ha spiegato Oreti – ci consente di riaprire finalmente il Museo di Santa Chiara dall’inizio della pandemia. Vogliamo utilizzare quel luogo per esporre e valorizzare il nostro bagaglio storico: si comincia con l’Aeronautica, per poi proseguire, in vista del 2025, con il Tesoro del Duomo di Gorizia”.

Dal 21 aprile, quindi si potranno ammirare ed esaminare immagini, documenti inediti, filmati e uniformi, tutti rigorosamente originali, per ripercorrere le vicende di uomini e mezzi che hanno fatto la storia del volo nei cieli di Gorizia. A cominciare dalle imprese dei fratelli Rusjan, l’itinerario proseguirà con l’aeroporto di Gorizia fin dagli anni precedenti la Grande guerra, per giungere agli anni Trenta, quando fu la sede del IV stormo da caccia terrestre, al comando di Amedeo duca d’Aosta.

Questi furono gli autentici anni ruggenti per il campo di volo e i suoi aeroplani, che realizzarono imprese memorabili, cimentandosi con successo anche nel volo acrobatico, specialità di cui oggi la nostra Pan (pattuglia acrobatica nazionale) costituisce un’autentica eccellenza a livello mondiale. Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale e l’entrata in guerra dell’Italia, l’aeroporto divenne trafficatissimo e base per operazioni nei Balcani. Nel periodo tra il 1943 e il 1945 l’aeroporto divenne prima sede di aerei da caccia e, successivamente, di aerosiluranti.

Con la fine delle ostilità, fu occupato per due anni da aerei da ricognizione dell’Aaf (Army Air Force) statunitense e, dal 16 settembre del 1947, ritornò all’Aeronautica militare italiana, che vi rimase fino al 1966. Proprio quell’anno iniziò il declino della struttura quando furono spostati i voli di linea a Ronchi dei Legionari. Attualmente il Duca d’Aosta ospita esclusivamente voli da diporto, ma si continua a sperare in un suo rilancio in funzione del traffico aereo turistico.

Foto Daniele Tibaldi

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