L'arte e la storia della Castagnavizza, il santuario che guarda Gorizia

L'arte e la storia della Castagnavizza, il santuario che guarda Gorizia

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L'arte e la storia della Castagnavizza, il santuario che guarda Gorizia

Di Vanni Feresin • Pubblicato il 25 Dic 2021
Copertina per L'arte e la storia della Castagnavizza, il santuario che guarda Gorizia

La storia del santuario è legata a San Rocco, attraverso le opere dei frati carmelitani.

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28 dicembre del 1649. Il Conte Mattia della Torre donava ai Carmelitani la «Cappella» costruita sul Colle della Castagnavizza, tempio ambito vista l’entità dei benefici ad esso collegati, già il 6 gennaio del 1650 i religiosi vi si trasferirono, mantenendo nella chiesa di San Rocco ancora per qualche anno un padre curato e lasciando in seguito a dei cappellani del clero locale (da essi stipendiati) la cura della chiesa su cui conservarono il giuspatronato fino al 1768.

Da “L’Eco del Litorale” del 25 marzo 1886

Sebbene non siano ancora compiute le pitture nel Santuario della Castagnavizza, pure vogliamo dare un cenno ai lettori della maggior parte ormai terminata. Egli è che si presenta a chi entri nella chiesa dei francescani, e un complesso di lavori bene intesi e felicemente eseguiti dal valente pittore Udine sig. Rigo. La composizione, il concetto dei singoli quadri, l’aggruppamento delle persone molto bene ideati; il colori pastosi, le tinte vivaci, belli i campi d’aria, le figure ben rilevate. Presso il presbiterio alla parte di destra (per chi entra) si vede la Natività di M. Santissima, segue la presentazione di Maria al tempio, indi vi è lo sposalizio di M. S. con S. Giuseppe dove il sommo sacerdote stende la mano sul capo della Vergine.

Volgendosi ora a sinistra si vede la Visitazione di M. V. a Santa Elisabetta di cui la sorpresa, il gaudio, lo slancio sono molto bene espressi. Segue la nascita di Gesù nella stalla betlemitica nella cui oscurità risalta bene il lucido gruppo degli angeli. Presso il presbiterio è dipinta maestrevolmente la funebre processione della salma della V. Santissima portata dagli apostoli, ideata al tramonto del sole che venne eseguito stupendamente.

Nella volta poi della chiesa abbiamo tre affreschi, l’Annunciazione, l’Incoronazione di M. S. e l’Assunzione al cielo: maestosa la figura della Vergine, magnifici i gruppi degli angeli, nell’emiciclo soprastante l’ingresso al presbiterio torreggia la SS. Vergine di Castagnavizza sotto il suo bel castagno e i devoti vengono a Lei accompagnati dagli angeli. Nel presbiterio sono dipinti il profeta Isaia che profetizza la Vergine Immacolata, Gedeone col vello, Mosè sul roveto, Elia colla nuvola. Poi vi sono le figure di 4 Santi Dottori Ambrogio, Bernardo, Bonaventura, S. Giovanni Damasceno, e sopra di essi 4 angeli.

La riconoscenza poi dei goriziani a, Padre Guardiano Eugenio Hedler, e sopravissuta speciale alla munificenza reale di S.A.I. l’Arciduchessa Maria Teresa contessa di Chambord che volle sostenere le gravi spese di queste restaurazione e così d’abbellire quella chiesa sotto cui riposa coi Reali di Francia, la salma del suo indimenticabile consorte, il piissimo Enrico V.

Da “L’Eco del Litorale” del 10 marzo 1909

Conventi e Congregazioni di Gorizia

Il Santuario a cagione della posizione incantevole detto anche la Selva paradisiaca, deve la sua origine all’apparizione della Vergine SS. a certa Camilla Cimberle, figlia d’un borghese Goriziano. Il conte Mattia Della Torre vi fece erigere un’apposita cappella aggiungendovi un’abitazione per i religiosi. I Carmelitani furono i primi che vi misero piede nel 1649 dopo di aver officiato per il corso di circa 2 anni la chiesa suburbana di S. Rocco.

Però Giuseppe II nel giugno 1785 li costrinse ad abbandonare il romantico Eremo ed i beni del convento passarono al Fondo di Religione. Francesco conte Della Torre ottenne nel 1794 la licenza di riaprire il Santuario la cui custodia vene affidata al sacerdote secolare don Filippo Poli, il quale di è mano al restauro della Chiesa e fece sì che le campane del soppresso convento di S. Chiara salissero sul vedovato campanile della Castagnavizza.

Nel 1801 dal gradiscano Pietro Bozzi venne fabbricato l’organo, il quale in questi ultimi anni passò alla parrocchia di S. Rocco dovendo far luogo ad un organo liturgico. Oltre al sac. Poli presero dimora in quel Convento parecchi ecclesiastici francescani fuggiti da orrori della rivoluzione francese fra i quali merita speciale menzione mons. Antonio Leirys vescovo di Perpignano, il quale per il corso di 4 anni ebbe letto e mensa ospitale in casa del Prevosto Bar. Codelli, donde passò alla Casa dei Conti Michieli di Campolongo coi quali avea stretto intima amicizia morendo ivi nel 1801.

Passata Gorizia sotto il Dominio dei Francesi, il maresciallo Marmont Governatore dell’Illirio comandò che i Francescani, i quali dopo la soppressione del Convento di M. Santo [1786] erano passati in quello dei Minori Conventuali in Schoenhaus, avessero a prendere possesso della Selva paradisiaca sul Colle dei Castagni [1811] mentre il Convento di Schoenhaus fu da Sovrano erario adibito ad alloggiare il Militare, a serbare l’Annona ed a fabbrica di salnitro. La chiesa di Castagnavizza ampliata nel 1654 è divenuta celebre nella storia per aver raccolto nel suo seno le ceneri dei Reali di Francia, le sei cappellette nel corso della salita furono fatte erigere nel 1819 dal p. Pietro Suppancich, Domenicano, confessore delle Orsoline.

Esse rappresentano i fatti più salienti della vita di Maria SS. ma l’ultimo sacello appiè della scalinata che conduce alla chiesa è un dipinto del pittore Goriziano Filippo Pich, il quale trasse la copia della pala del Tominz esistente nella cappella del cimitero vecchio in via Triste. Le vicissitudini del santuario furono diffusamente descritte dal P. Chiaro Vacsotti, Istriano, che fu un luminare dell’Ordine per virtù non meno che per dottrina
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