L'arte entra in carcere a Gorizia, spettacoli e teatro con i detenuti

L'arte entra in carcere a Gorizia, spettacoli e teatro con i detenuti

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L'arte entra in carcere a Gorizia, spettacoli e teatro con i detenuti

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 20 Ago 2021
Copertina per L'arte entra in carcere a Gorizia, spettacoli e teatro con i detenuti

Tre serate dedicate al carcere e a chi lo vive. Tra ottobre e novembre anche gli spettacoli dei detenuti.

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Le porte del carcere di Gorizia si aprono al pubblico, o meglio si riaprono. Ritorna in città “Se io fossi Caino”, rassegna di teatro sociale giunta ormai alla sua terza edizione e realizzata da Fierascena, con la collaborazione della Caritas. Da mercoledì a venerdì, saranno organizzate tre serate - patrocinate dall’amministrazione comunale - sul tema del carcere e di cosa significhi viverlo, da una parte e dall’altra le sbarre. Un percorso che arriverà fino a ottobre e novembre, quando saranno gli stessi detenuti a salire sul palco nella veste di attori.

Nel frattempo, sulla scena saliranno Salvatore Striano ed Elisa Menon. Il primo è ormai un nome di primo piano del cinema e teatro italiano, avendo esordito in Gomorra ed essere stato tra i protagonisti di Cesare deve morire, film dei fratelli Taviani premiato con l’Orso d’oro a Berlino nel 2012. L’amore per la recitazione è nato quando era ospite a Rebibbia, portando così sulla scena la storia dura e cruda del suo percorso, da giovane destinato a una vita da delinquente alla redenzione con l’arte. Dall’altra parte, c’è Menon, anima di Fierascena e curatrice della rassegna.

Se la prima pièce sarà in Palazzo de Grazia, quest’ultima - intitolata Silenzio - sarà a Parco Basaglia. Monologo scritto e diretto da lei stessa, sarà un viaggio negli aspetti più orribili della violenza su minori, tema. Questa prima fase si concluderà con la conferenza “Quando il carcere non c’era”, dedicata all’evoluzione della pena nella storia e alle sue prospettive future. A partire dall’idea di carcere europeo, lanciata proprio in città negli spazi dell’ex Ospedale vecchio di via Vittorio Veneto. Tra gli ospiti, ance il docente di teologia e filosofia don Franco Gismano.

In autunno, quindi, la parola passerà alle persone detenute a Gorizia e Trieste, che metteranno in pratica quanto fatto in questi mesi. Menon, infatti, sta seguendo una dozzina di persone in via Barzellini (molte aggiuntesi in cordo d'opera) su 60 persone totali, e la stessa struttura accoglierà nella sua nuova sala il pubblico. Nel capoluogo giuliano, invece, si punta ad utilizzare gli spazi del Rossetti. Un’esperienza che, come precisa la stessa regista, “tiene a mente chi sono queste persone, che hanno rotto un patto con la società” ma che da anche strumenti per ripartire.

Tra gli enti finanziatori, c’è anche Enaip, che ha riconosciuto in queste attività un modo per fornire competenze utili una volta usciti dalla casa circondariale. Insieme a lei, anche la Fondazione Cassa di risparmio di Gorizia, presente questa mattina alla presentazione della kermesse nel parco del municipio. “Questo è anche un modo per coinvolgere le vittime e la comunità - ha commentato Simone Orsolini, referente per i progetti della Caritas - e ridare dignità al detenuto”. Un qualcosa su cui l’Arcidiocesi è da tempo attiva, anche grazie al progetto Bisma, sul tema rieducativo.

Plauso all’iniziativa arriva anche dal sindaco Rodolfo Ziberna e dall’assessore alla cultura, Fabrizio Oreti. “Far acquisire competenze è importante - ha sottolineato il primo cittadino - anche attraverso il teatro. Ciò aiuta a relazionarsi sia dentro che fuori, è anche uno strumento per evitare la reiterazione dei reati. Ero abituato a sentire iniziative analoghe in altre città d’Italia, sono contento si faccia anche a Gorizia”. Dal canto suo, Menon ha posto anche l’accento su come, questa attività, “non è solo teatro di resistenza ma aiuta a far capire chi si è e dove ci si trova”.

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