la storia
Arrestato dai titini dopo la nascita di sua figlia, Medea ricorda Guerino Gori
Arrestato dopo aver registrato la nascita di sua figlia, venne incarcerato ad Aidussina dove forse morì.
Era andato a registrare il nome di sua figlia all’anagrafe, appena nata. Guerino Gori, però, quel giorno non tornò più a casa. La sua è una delle tante storie di internati italiani, catturati dai partigiani di Tito nei 40 giorni di occupazione di Gorizia, successivi alla sua liberazione dai nazifascisti. A raccontarla questa mattina - in occasione del Giorno della memoria - con tanta emozione è stata la figlia Angela Rosita, insieme al marito Gianluigi Martinis, nella cornice dell’Ara Pacis di Medea dove dal 2009 sono raccolte anche le zolle di alcune foibe.
Un momento di raccoglimento a cui hanno potuto partecipare anche le scuole, in collegamento streaming, dopo due anni in cui la loro loro presenza si è dovuta interrompere. È stato Martinis a ripercorrere la vicenda di Gori, che dopo l’8 settembre aveva prestato servizio militare al posto di blocco numero 2 della città, presso il ponte di Piuma. La figlia, secondogenita, non ha mai conosciuto il padre, uscito di casa a guerra ormai finita l’8 maggio 1945 per raggiungere il municipio, dopo che la moglie aveva partorito due giorni prima in ospedale.
Fuori dall’ufficio, però, venne arrestato. L’indomani, racconta Martinis, “viene segnalata la sua presenza in qualità di prigioniero ad Aidussina e forse successivamente anche ad Idria, in territorio controllato dai partigiani di Tito. In una lista ufficiale e disponibile viene considerato disperso dopo il 9 maggio ’45 e Aidussina viene indicata come località di morte o dispersione”. Furono inutili i tentativi della primogenita Gabriella, all’epoca 13enne, di rintracciare il genitore. “Nessuna notizia certa, relativa a Gori Guerino pervenne mai alla famiglia”.
Oggi, il suo nome compare sul monumento ai deportati, nel parco della Rimembranza di Gorizia. Negli anni scorsi, la figlia ha ricevuto in suo ricordo un riconoscimento dal Quirinale, con la medaglia d’onore concessa postuma e che la stessa Angela Rosita ha indossato sul colle. Impossibile, per lei, raccontare direttamente quei ricordi mai sbiaditi senza interrompersi nel pianto, da qui l’aiuto del marito. Insieme a lei, erano presenti anche la figlia e la nipote. Dal canto suo, il sindaco Igor Godeas ha ricordato l’importanza della giornata per la comunità.
Nella foto: la celebrazione in Ara Pacis, Guerino Gori (in alto a destra) e la figlia Angela Rosita (in basso)
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