Antisemitismo, la mozione in Aula fa scoppiare la polemica a Gorizia

Antisemitismo, la mozione in Aula fa scoppiare la polemica a Gorizia

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Antisemitismo, la mozione in Aula fa scoppiare la polemica a Gorizia

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 30 Gen 2024
Copertina per Antisemitismo, la mozione in Aula fa scoppiare la polemica a Gorizia

La mozione condivisa da maggioranza e Slovenska skupnost. Ziberna: «Forte messaggio di solidarietà», l'opposizione: «Negataci la parola».

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La mozione era stata presentata con l'obiettivo di allargarla a tutte le forze politiche in Aula, ma alla fine ieri sera non è mancata la polemica a Gorizia. Il penultimo atto del Consiglio comunale, discusso in serata, riguardava la presa di posizione del sindaco Rodolfo Ziberna contro l'antisemitismo con una serie di iniziative, tra cui l'avvio della procedura per concedere la cittadinanza onoraria all'Unione delle comunità ebraiche italiane. Un atto presentato alcune settimane fa e sottoscritto da tutti i gruppi di maggioranza, insieme alla Slovenska skupnost.

La mozione
Non c’è stata però da parte degli altri gruppi di minoranza la condivisione auspicata dal primo cittadino, che anzi hanno chiesto di intervenire in assise. «Ho fatto mia la mozione - commenta Ziberna - che si propone di tenere alta l’attenzione per frenare gli episodi di antisemitismo che stanno sconvolgendo da qualche mese tutto il nostro Paese e non solo. Così da Gorizia, che insieme a Nova Gorica sarà Capitale europea della Cultura 2025, prende le mosse un forte messaggio di solidarietà nei confronti del popolo ebraico e una decisa condanna di ogni forma di antisemitismo».

«Con questa mozione - ancora il sindaco - esprimiamo solidarietà e vicinanza al popolo ebraico e ci impegniamo a promuovere tutte le azioni possibili per arginare l’antisemitismo, fenomeno che covava sotto le braci ed è esploso in tutto il mondo. Spiace che, Slovenska Skupnost a parte, i consiglieri e i gruppi di opposizione non abbiano voluto né sottoscriverla né emendarla per migliorarla. Questo dimostra quanto nel momento storico che stiamo vivendo sia necessario adottare misure di questo genere. I contenuti del testo peraltro appartengono già al patrimonio culturale dell’Europa, tanto da essere stati fatti propri in un formulazione sostanzialmente analoga dal governo e dal Parlamento italiani, dal Consiglio d’Europa e dal Parlamento europeo».

La mozione - presentata da Marilena Bernobich (Lega), lo stesso sindaco era primo firmatario - impegna il sindaco e la giunta comunale ad attivarsi per far sì che la definizione operativa di antisemitismo sancita dall’Alleanza Internazionale per la memoria dell’Olocausto (Ihra) nella sua integrale definizione diventi patrimonio culturale e giuridico comune, secondo quanto sollecitato nella Risoluzione con raccomandazioni del Parlamento europeo numero 2017/2692 “Lotta contro l’antisemitismo”. Un impegno contro qualsiasi forma di discriminazione al popolo ebraico, nonché contro il negazionismo sulla Shoah.

L'opposizione
Dura la replica della minoranza, con Andrea Picco (Noi, mi, noaltris Go) che aveva chiesto di prendere la parola, senza successo: «Ancora una volta in consiglio comunale è stata tolta la parola all'opposizione» attaccano i consiglieri, che parlando di «un comportamento inaccettabile e irrispettoso dell'Aula. Nessuna discussione, nessuna possibilità di evidenziare alcune palesi contraddizioni del testo». I gruppi hanno rifiutato quindi «di sottoscrivere una mozione di questa portata senza una esplicita condanna del fascismo totalitarista e razzista e le sue concrete manifestazioni sul nostro territorio come la risiera di San Sabba e le vergognose leggi razziali del 1938».

«Chi sono, infatti, i “sostenitori e complici durante la Seconda guerra mondiale della Germania nazionalsocialista” menzionati nella mozione? Ce lo ha ricordato solo pochi giorni fa il nostro Capo dello Stato chi fossero: "Non si deve mai dimenticare che il nostro Paese, l’Italia, adottò durante il fascismo - in un clima di complessiva indifferenza - le ignobili leggi razziste: il capitolo iniziale del terribile libro dello sterminio, e che gli appartenenti alla Repubblica di Salò collaborarono attivamente alla cattura, alla deportazione e persino alle stragi degli ebrei"». Da qui, il ricordo della negata cittadinanza onoraria a Liliana Segre «preferendo squallidamente inviarle per posta il sigillo della città di Gorizia».

«Oggi invece, in un momento storico tragico contraddistinto da indicibili violenze nella Striscia di Gaza, si vuole conferire la cittadinanza onoraria a un'associazione. Un espediente goffo e ipocrita per un'amministrazione che solo pochi giorni fa ha accolto con tanto di fascia tricolore gli stretti collaboratori dei nazisti, contemplati ma ipocritamente non nominati nella mozione, con i loro macabri simboli. E come dimenticare che un consigliere di maggioranza ancora in carica si era definito antisemita sul proprio profilo Facebook e che nessuno dell'allora giunta ne aveva chiesto le dimissioni? Come si sposa questo fatto increscioso e gravissimo con il contenuto di questa mozione?».

«Ci chiediamo anche come essa possa coesistere con il mantenimento della cittadinanza onoraria di Gorizia a Benito Mussolini, a fronte di un preciso impegno contenuto nella mozione a non compiere atti omissivi ("rifuggire, respingere, condannare e contrastare, in qualsiasi forma espressa o manifesta, ogni atto, dichiarazione, atteggiamento, individuale o collettivo, ogni forma di pregiudizio, ogni movimento, propaganda, iniziativa o comunque ogni condotta, attiva e omissiva, individuale o collettiva che esprima, comporti, denoti o abbia come conseguenza diretta o indiretta l'ostilità, l'avversione, la denigrazione, la lotta o la violenza contro gli Ebrei, i loro beni e pertinenze, anche religiose o culturali")».

«In questo particolare momento storico è assolutamente sbagliato affrontare l'argomento nei termini della mozione che palesemente e forse deliberatamente confonde antisemitismo con antisionismo e antiebraismo. Non possiamo e non vogliamo chiudere gli occhi di fronte alla tragica guerra in atto e alle migliaia di vittime civili, la gran parte bambini». I consiglieri rimarcano quindi che il non aver potuto esprimere le proprio perplessità in Aula «è l'ennesimo esempio di quanto questa amministrazione tenga alla democrazia e alla libertà di pensiero».

Foto d'archivio (Tibaldi)

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