L'angolo di Gorizia dedicata a padre Bommarco, «sognava il Giubileo»

L'angolo di Gorizia dedicata a padre Bommarco, «sognava il Giubileo»

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L'angolo di Gorizia dedicata a padre Bommarco, «sognava il Giubileo»

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 21 Set 2023
Copertina per L'angolo di Gorizia dedicata a padre Bommarco, «sognava il Giubileo»

Oggi l'intitolazione dell'isola spartitraffico all'ex arcivescovo davanti alla chiesa del Sacro Cuore, il ricordo di chi lo conobbe nel suo percorso.

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Avrebbe compiuto oggi cento anni esatti, ma ormai non c’è più da quasi un decennio. Gorizia ha voluto comunque tenere alto il ricordo di padre Antonio Vitale Bommarco, storico arcivescovo della città dal 1982 al '99, dedicandogli un angolo davanti alla chiesa del Sacro Cuore. Ora, il suo nome sarà quello dell’aiuola spartitraffico davanti al luogo religioso, a pochi passi dalla palestra della Stella Matutina in via Nizza, come una “metafora dell’incrocio tra popoli” evocata durante la cerimonia da don Maurizio Qualizza.

“Non è stato facile individuare il luogo da intitolargli - ha spiegato il sindaco, Rodolfo Ziberna, prima di svelare la targa -, questa zona è significativa per una grande persona che ha dato tanto a Gorizia”. La storia di Bommarco si è legata a doppio nodo con quella della città, fin dalle sue origini istriane che lo costrinsero a lasciare la sua natia Cherso, oggi in Croazia. Proprio per rendergli memoria, era presente anche una delegazione dall’isola del Quarnaro, nonché dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.

Ha voluto esserci anche l’equipaggio della nave Klizia, su cui stanno viaggiando esuli istriano-dalmati da Alghero fino alle coste dell’Adriatico. L’occasione è stata così utile “non solo per il ricordo doveroso di chi ha fatto molto per la diocesi e alla città - così l’attuale arcivescovo, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli - ma anche per considerare il suo cammino”. Questo è stato ripercorso da due persone che l’hanno conosciuto bene: l’arcivescovo emerito di Treviso, padre Gianfranco Agostino Gardin, e Andrea Bellavite.

Quest’ultimo ha trascorso con il vertice della Curia cinque anni di stretta collaborazione, ricordando i 17 anni del suo magistero, arrivato dopo l’episcopato di monsignor Pietro Cocolin: “Chi aveva la fortuna di superare il peraltro fragile ostacolo di un carattere piuttosto forte e di una dinamica molto essenziale e pratica delle relazioni, scopriva in padre Bommarco una sorprendente capacità di intessere relazioni e un profondo desiderio di far parte delle sue amicizie”. Un impegno, il suo, che volle lasciare segni tangibili.

“Comprese da subito l’importanza di studiare la lingua slovena - ancora Bellavite - e già nei primi mesi raggiunse i frati di Ptujska Gora, nel nord della Slovenia, per poter almeno imparare a leggere i testi. Il risultato non fu eccezionale, è difficile imparare una nuova lingua a sessant’anni, ma fu apprezzato da tutti, contribuendo, almeno in parte, a rasserenare i rapporti fra le diverse componenti del clero e del mondo sloveno, friulano e italiano del territorio”. Grazie a lui, poi, si riuscì a trasformare l’ex seminario di via Alviano in università.

Ci fu poi l’apertura del liceo linguistico europeo Paolino di Aquileia e la scuola nedia Carlo Michele d’Attems. Erano gli anni della dissoluzione della Jugoslavia e “l’intuizione di Padre Bommarco era quella di permettere alla Chiesa di offrire alla comunità sociale un luogo di formazione di giovani, in grado di affrontare le nuove sfide che si andavano prospettando”. A livello di fede, poi, c’era il rapporto con la “chiesa madre” di Aquileia, “percepita fin da subito come il punto di riferimento storico, teologico e pastorale dell’intera Arcidiocesi”.

Sono stati molti i punti ricordati dai due relatori, con padre Gardin che ha evidenziato come a padre Bommarco piacesse servire: “Il suo percorso fu un susseguirsi di responsabilità. Diede una scossa all’ordine dei Frati minori conventuali, contribuì a darsi da fare”. Un suo dispiacere, però, fu non poter seguire lo svolgersi del Giubileo del 2000 come arcivescovo: “Le sue aspettative non si realizzarono e l’annuncio dell’accettazione delle dimissioni lo colse un po’ di sorpresa. Accettò comunque la sostituzione con un po’ di umorismo” ha ricordato Bellavite.

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