C'è anche la profumeria di Cervignano tra quelle che Douglas chiuderà nei prossimi mesi

C'è anche la profumeria di Cervignano tra quelle che Douglas chiuderà nei prossimi mesi

a rischio 22 dipendenti in tutto

C'è anche la profumeria di Cervignano tra quelle che Douglas chiuderà nei prossimi mesi

Di Redazione • Pubblicato il 17 Feb 2021
Copertina per C'è anche la profumeria di Cervignano tra quelle che Douglas chiuderà nei prossimi mesi

L'appello dei sindacati alla Regione e Comuni per impedire la chiusura dei cinque punti vendita in Fvg.

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Sono ore di tensione per le decine di dipendenti della catena di profumerie Douglas a Gorizia e nel resto d'Italia. Come già anticipato dall'azienda con sede in Germania, infatti, entro giugno 2022 si provvederà a razionalizzare i punti vendita e i suoi 2.582 lavoratori. Ben 128 negozi saranno chiusi lungo tutta la Penisola, cinque solo in Friuli Venezia Giulia. In tutto, in regione sono 17 i punti aperti, di cui quattro nel Goriziano, incluso quello di corso Verdi. Recentemente, i vertici di Filcams Cgil Fvg hanno incontrato la direzione italiana, per fare il punto sulla questione.

Come spiegato dai sindacalisti, la ditta ha dichiarato l’intenzione di procedere alla chiusura di ben cinque negozi, all’interno dei quali lavorano 22 lavoratrici. Saranno quindi destinati a chiudere l'attività i punti vendita di Trieste, presente al centro commerciale Torri d’Europa; quello di Udine, posizionato in via Rialto; quello di Cervignano del Friuli di via Roma; di Gemona , presso il centro Le Manifatture; oltre a quello presente all'interno del Città Fiera di Martignacco, chiuso "dimostrando una tolale mancanza di sensibilità", come dichiarato dal sindacato. La sigla denuncia quindi la grave irresponsabilità, nelle forme e nella sostanza, del progetto di riorganizzazione aziendale.

"Il progetto industriale - spiegano - non è stato nemmeno presentato alle organizzazioni sindacali". E proseguono: "Crediamo che la pandemia mondiale in corso non abbia di per sé determinato la crisi dei punti vendita, ma abbia certamente accelerato le trasformazioni del mondo del retail, o di parte di esso, con un aumento significativo del ricorso, ad esempio, agli acquisti online, asset nel quale parrebbe la multinazionale abbia investito consistenti risorse impoverendo i punti vendita. Se questo è il futuro dell’impresa, questo il suo piano di sviluppo, si provi a gestire la transizione attraverso una riqualificazione del personale per ridurre, quanto più possibile, l’impatto occupazionale".

"Il concetto classico di negozio sta cambiando, velocemente - proseguono i sindacalisti di Filcams- ma tali cambiamenti non possono sempre scaricarsi unicamente sugli addetti alle vendite mettendo a rischio il proprio futuro, il proprio posto di lavoro. Non vorremmo inoltre, considerate anche le anomali e strane date di chiusura dei negozi comunicate dalla direzione siano manovre tese alla ricontrattazione dei canoni di affitto con i proprietari dei locali. Se così fosse, ancora una volta, ci troviamo di fronte ad un'azienda multinazionale che opera con arroganza e disprezzo nei confronti delle persone, donne e uomini, ricondotte a meri numeri e formule matematiche, come fossero uno dei tanti prodotti che si può a proprio piacimento scartare, togliere dallo scaffale".

"Chiediamo di conoscere nel dettaglio il piano Industriale - la richiesta dei rappresentanti -, chiediamo di sapere cosa voglia diventare Douglas Italia da grande, quale ruolo voglia avere sul nostro territorio. Quale è la responsabilità sociale di una multinazionale che, a scapito di interi territori, a migliaia di chilometri prende decisioni guardando grafici e numeri e senza pensare alla vita ed al futuro delle donne e degli uomini che profitti hanno portato agli azionisti? Quale senso ha prendere a riferimento i mesi della pandemia (con le relative restrizioni dettate dai dpcm) per giustificare delle chiusure?", si domandano.

Il coordinamento regionale, a conclusione, valuterà nei prossimi giorni, assieme alle lavoratrici ed ai lavoratori, le iniziative di lotta e di mobilitazione da intraprendersi a supporto della vertenza nazionale. Verrà inoltre richiesto un incontro urgente all’amministrazione regionale e agli enti locali interessati dalle chiusure, provando a ricercare soluzioni alternative alla chiusura dei punti vendita o che ne riducano quanto più possibile l’impatto occupazionale. Il tutto appare "come un segnale di lento ma inesorabile abbandono del territorio regionale da parte della multinazionale", alla quale tanto la regione "ha dato negli anni, sia in termini di impegno e dedizione delle lavoratrici ma anche, crediamo, di risorse pubbliche".

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