la recensione
L'amore che supera il confine di Gorizia, ora lo spettacolo sogna la Transalpina
Ritorna in scena la storia d'amore che racconta l'evolversi della città, il prossimo anno attesa un’enorme parete a ridosso del confine e videomapping.
Questa è la storia di Giulietta e Romeo all’ombra del Sabotino, «ma senza il finale tragico». Così si può definire “Da Nizza a Gorizia” secondo Alex Devetak, autore del libretto insieme alla regista Jasmin Kovic. Una commedia che narra il passato di Gorizia attraverso una storia d’amore a tinte delicate, divertenti e a tratti commoventi, andata in scena ieri sera presso il Kulturni center Lojze Bratuž registrando il tutto esaurito. Prevista anche una replica per questa sera (venerdì), mentre sabato si potrà assistere alla pièce a prezzo ribassato in concomitanza alle riprese della Rai, per le quali sono possibili interruzioni.
In sordina risuona il brusio della Storia, che si apre con l’inaugurazione della linea Transalpina da parte dell’imperatore Francesco Giuseppe. Accolto dall’inno austroungarico e da una folla entusiasta, il suo arrivo s’interseca con quello di nonna Marija (Ilaria Bergnach), che appena rientrata in città rivela la propria nostalgia per «cradeghini e polenta». È il 1906, e a narrare la vicenda di Marija è nonna Mira (Marjuta Slamič), che racconta al nipote Denis (Emil Sabadini) della catenina appena rinvenuta in soffitta. Scoperchiando così il baule magico del passato, dal quale fuoriescono via via personaggi d’invenzione i cui destini s’incrociano con quelli di uomini e donne realmente vissuti.
«Il progetto è nato su iniziativa del Kulturni center Lojze Bratuž, che ha vinto il bando regionale sui confini nel 2020 – spiega Kovic – Ci è stata commissionata una storia fittizia che comprendesse la storia di Gorizia e la nascita di Nova Gorica, fino alla storia contemporanea e alla caduta del confine. Abbiamo lavorato alla sceneggiatura quasi per sette mesi, fino al gennaio del 2022», racconta, con una prima già sold out nel mese di marzo, andata in scena innanzi alle autorità di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter. Diversi i partner che hanno supportato il progetto: dal comune di Gorizia e Nova Gorica alle associazioni Quarantasettezeroquattro, Ars atelier, Usci Fvg, DM+, Artisti associati, Centro teatro animazione, Scgv Emil Komel e Fondo per la Cultura slovena Jskd.
A collaborare alla realizzazione dei costumi di scena anche quattro assistenti del Terzo teatro, mentre i componenti dei cori hanno provenienza d’oltreconfine e dall’intera regione. Uno spettacolo che ha coinvolto un numero sorprendente di giovani - ben 130 fra cantanti figuranti e attori, con uno staff tecnico under 35 – mentre i ruoli principali sono stati affidati ad attori professionisti del Teatro nazionale sloveno (Sng) di Nova Gorica.
«L’idea era presentare la storia di Gorizia degli ultimi cento anni fino ai giorni nostri, ma essendo un periodo eccessivamente lungo abbiamo deciso di fermarci al 2004, anno dell’ingresso della Slovenia in Europa – specifica Devetak – È la storia di due famiglie, che abbraccia quella della città dell’ultimo secolo». La trama ruota intorno all’amore fra due giovani, separati dal confine tracciato dagli americani tra il ’46 e il ’47, a dividere persino le tombe di Merna. Due ragazzi che rischieranno l’arresto pur di vedersi, incontrandosi segretamente sul greto di quella spiaggetta dell’Isonzo vicino Salcano.
La giovane Mira è Urška Taufer, gonna nera a pois bianchi in tinta con la fascia nei capelli, che vive il suo amore con tutta la passione e il fervore della giovinezza. Seduta in un paesaggio azzurro nel quale si stagliano gli alberi riflessi, si bacia con Pepi (Andrej Zalesjak) a dispetto del confine tracciato a separare i due mondi. Il messaggio che freme sotterraneo alla rappresentazione è l’apertura all’altro, laddove l’amore travalica ogni arbitrario muro o barriera e non rende conto a nessuna guerra, perché «nol conossi nissun confin». «Una sorta di “Giulietta e Romeo” alla goriziana», rimarca Devetak. Un inno all’amore e alla pace, innalzato fra due città ormai unite in un unico spirito.
Nel momento storico in cui la guerra viene continuamente invocata dalle dittature, Mira e Pepi ci riportano alla realtà dei sentimenti, alla scoperta di valori che travalicano le ipocrisie della deterrenza nucleare. «Le storie che abbiamo messo in scena sono realmente accadute – ribadisce Devetak – Alcuni personaggi sono fittizi, mentre altri sono realmente esistiti, come il proprietario della Kavarna Bratuž». È Rudi Bratuž, il cui nome è stato italianizzato in Rodolfo Bertossi (Robert Cotič), affiancato dalla moglie Marija (Mojca Dolinšek), nel cui caffè di stampo austriaco s’incontrano i Komel, i Lipicer, i Fabiani, mentre si legge la Soča e si scambiano battute sui cognomi italiani.
Una miscela potente di finzione e realtà a riportare in vita quella Nizza che era Gorizia, plasmando la nostalgia del passato sulla volontà del presente, quella di due città che aspirano a essere una sola. Cassa di risonanza dello spettacolo corale è la Go! borderless orchestra, che amplifica le vicende grazie alle musiche di Patrick Quaggiato. Quattro le lingue parlate, e tradotte dai sovra titoli: sloveno, italiano, tedesco e friulano, alle quali in occasione della capitale europea della cultura si affiancherà la traduzione in inglese.
«Il prossimo anno anche la messa in scena sarà nettamente diversa – precisa Kovic – Per creare una fruizione spettacolare più ampia, a 360 gradi, abbiamo pensato a una scena dinamica, con un’enorme parete a ridosso del confine e videomapping per simulare o rivivere la caduta del confine di Schengen nel 2004». Già assegnato il finanziamento Interreg per l’esecuzione all’aperto in piazza Transalpina, dove verrà allestita la parete su cui proiettare le immagini del crollo del muro. Trasposizione storica impregnata di spirito documentaristico, nella quale si muovono personaggi che intersecano la propria umanità a quella di una donna intenta a tirare le somme sulla vita.
Gli anni passano, e la Mira ormai anziana decide di tornare in città in occasione dell’ingresso della Slovenia in Europa. Ecco nella piazza comparire l’anziano fratello Slavko (Božidar Tabaj), chiamato per intercessione del nipote, col quale finalmente può riabbracciarsi gettandosi alle spalle ogni rancore. Una riconciliazione che intende simboleggiare la fratellanza ormai indissolubile fra le due città, proiettate mano nella mano verso un futuro comune.
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