L'amore senza confini che rivive a Gorizia, debutto sold out al Bratuž

L'amore senza confini che rivive a Gorizia, debutto sold out al Bratuž

Lo spettacolo

L'amore senza confini che rivive a Gorizia, debutto sold out al Bratuž

Di Timothy Dissegna • Pubblicato il 10 Mar 2023
Copertina per L'amore senza confini che rivive a Gorizia, debutto sold out al Bratuž

Ieri sera il debutto davanti a un teatro gremito, anche stasera sold out. Il racconto di 130 anni di storia.

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Un cast con circa 130 componenti, un’orchestra e una storia lunga più di un secolo. Il debutto di “Da Nizza a Gorizia”, spettacolo ideato e prodotto dal Kulturni center Lojze Bratuž, era atteso da settimane, con grande curiosità sulle scelte fatte per raccontare la storia della città. Alla fine, la storia d’amore scritta da Alex Devetak e Jasmin Kovic ha raccolto l’applauso di un teatro sold out già giorni prima della prima, andata in scena ieri sera. Nessuno dei 260 posti presenti sarà disponibile nemmeno per la replica di questa sera.

In prima fila c’erano le massime autorità di Gorizia, Nova Gorica e Šempeter, nonché del governo di Lubiana con la sottosegretaria per gli sloveni all’esterno, Vesna Humar. Sul palco, invece, il racconto romanzato di come la “Nizza asburgica” si è trasformata nel corso del Novecento, raccontata dalle parole di Mira (Marjuta Slamič) al suo giovane nipote Denis (Emil Sabadini). Il pretesto per iniziare la storia è il ritrovamento di una catenina in soffitta, che riporta alla memoria l’amato Pepi (Andrej Zalesjak), scomparso.

I due si erano conosciuti negli anni Quaranta, nella cornice del Café Bratuž che fu per anni salotto di incontri e cultura per la comunità slovena e non solo. La loro Gorizia è già diversa da quella in cui visse la nonna di Mira, Marija (Ilaria Bergnach), alla vigilia dell’ingresso dell’Italia nella Grande guerra. Se da un lato la multiculturalità era il pane quotidiano sotto l’Impero, dall’altra la ferocia del conflitto si stava già inserendo negli animi della società. La narrazione, quasi tutta in sloveno, riflette quei momenti drammatici.

I confini quindi si spostano e tutto cambia, così come si intensifica l’odio nazionalista e fascista verso la presenza slovena. La storia di Mira e Pepi procede parallela, scontrandosi a un certo punto con la linea tracciata dagli Alleati che taglia Gorizia dal suo storico entroterra. Le storie e leggende legate a quei momenti, come quella sulla villa della contessa Lyduska de Nordis rimasta in Italia, fanno da contorno a nuove tensioni che sconvolgono il territorio. Nel frattempo sorge Nova Gorica, sopra l’antico cimitero cittadino.

La musica è il filo conduttore dell’avventura, parallelo alla storia dei libri, scritta da Patrick Quagliato e affidata all’orchestra ArsAterlier del maestro Mirko Ferlan. Una carrellata di generi spazia sul palcoscenico, arricchita dal coro che trasforma in voce gli umori, le paure e le ambizioni dei personaggi. Alla fine, il futuro dei due amanti sarà lontano dall’Isonzo, anche se le cicatrici della città rimarranno sempre sottopelle. Il momento del ritorno sarà quello della festa più grande: il primo maggio 2004, giorno dell’ingresso della Slovenia nell’Unione europea.

La caduta definitiva del confine è festeggiata da tutti in piazza Transalpina, senza sapere che 16 anni dopo un’altra gioia esploderà nello stesso punto, alla nomina di Capitale europea della cultura 2025. Nessuno se lo sarebbe immaginato in quel 13 agosto 1950, passato alla storia come la Domenica delle scope, quando il confine si aprì dopo anni per permettere a tanti sloveni di ritrovare amici e parenti e fare acquisti. Un mondo che non c’è più, relegato al bianco e nero ma che ha ritrovato i colori per una sera all’insegna del futuro.

Foto Danijel Devetak

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