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Alberi tagliati sul Carso, dubbi di Legambiente a Monfalcone
Elimati 57 ettari di bosco, tavolo di confronto tra associazioni e amministrazione locale.
Legambiente interviene nel dibattito sul disboscamento del Parco del Carso a Monfalcone, dove migliaia di pini neri sono stati abbattuti nei giorni scorsi. Insieme all'associazioen NoPlanetB e altri esperti materia, il circolo locale si è fatto promotore di un incontro in Comune, "a seguito di numerose segnalazioni da parte di cittadini e soci, che passeggiando sul Carso hanno visto il panorama vegetale molto cambiato in poco tempo" spiega in una nota.
L'intervento, denominato “Progetto di miglioramento selviculturale del comprensorio forestale del Parco comunale del Carso Monfalconese” si protrae da circa due mesi e riguarda quasi 10 chiloetri di strade forestali e sentieri lungo i quali, per 25 metri su entrambi i lati, sono stati effettuati degli intensi diradamenti di pino nero. Ci sono anche due lotti di 6,01 ettari dove l’intervento è in corso e dovrebbe terminare entro metà febbraio. In totale circa 57 ettari di bosco, circa pari al 10% della sua estensione, e migliaia di tonnellate di legname rimosso.
Nel corso dell’incontro, il dottore forestale Giancarlo Quaglia, progettista e direttore dei lavori, ha illustrato gli obiettivi dell’intervento, finanziato dal Piano di sviluppo rurale per circa 200mila euro, che consiste nel miglioramento selviculturale per favorire la boscaglia carsica autoctona, e la messa in sicurezza a fini antincendio. L'esperto ha dichiarato che, nei prossimi anni, è molto probabile che si possano scatenare incendi catastrofici con la distruzione dei boschi carsici a prevalenza di pino nero, specie alloctona utilizzata sia dall’impero austroungarico a partire dalla metà dell’800 e poi dall’Italia, fino agli anni Sessanta.
Piante usate per il rimboschimento e la formazione di un suolo humico sulle aride pietraie, rese tali da secoli di sovrapascolamento. Con l’aumento della temperatura e della siccità estiva queste piante, che nel tempo si sono spontaneizzate, possono diventare facile preda di incendi che, sia per la conformazione delle chiome intrecciate che per le sostanze resinose, potrebbero diffondersi anche alla boscaglia carsica di latifoglie tipiche, causando una vera devastazione. Esaurito tale compito, sarebbero dovute essere progressivamente eliminate per permettere la ricostituzione della tipica e resiliente boscaglia di roverelle, carpini neri, ornielli.
"Il progetto è stato realizzato senza alcun coinvolgimento delle associazioni - rimarca la nota -, nonostante i numerosi incontri effettuati negli ultimi mesi (progetti sul verde pubblico, sul Regolamento del Parco del Carso, piantumazione…). L’assessore Garritani ha assicurato che in futuro, interventi di questo genere verranno comunicati tempestivamente". Per quanto riguarda l’impatto sul patrimonio faunistico, il progetto ha considerato solamente il periodo riproduttivo dell’avifauna. Le associazioni hanno fatto presente che nei due lotti Mucille e Castellieri sono stati avvistati sciacalli dorati e i rari gatti selvatici.
Per questi, il periodo riproduttivo è già iniziato e potrebbe essere pesantemente disturbato dai macchinari. Per tale motivo, Legambiente ha chiesto "se non sia il caso di sospendere le operazioni silvoculturali nei due lotti dove non si è ancora effettuato il disboscamento, eventualmente posticipando i lavori in un periodo meno critico". In generale, quindi, le associazioni hanno chiesto il monitoraggio dell’evoluzione del bosco nei prossimi anni, in modo da verificare l’effettivo beneficio dei lavori effettuati fino ad ora, sia sulla rinnovazione vegetale che per la sicurezza antincendio.
Un’ulteriore richiesta di chiarimento riguarda la destinazione del materiale legnoso asportato: il progetto prevede siano destinati agli usi civici solo i tronchi delle latifoglie, mentre i pini sono considerati di “nullo valore da smaltire a cura della ditta esecutrice”, per farne in parte cippato e in parte pannelli di truciolare, i cui proventi dovrebbero coprire in parte i costi della lavorazione e del trasporto. L’assessore Garritani e il direttore dell’Ufficio tecnico Englaro, hanno assicurato che verrà fornito il quadro economico.
Infine, gli ambientalisti hanno auspicato la sistemazione di cartelli informativi che permettano agli utenti di venir messi a conoscenza del progetto in esecuzione e che sia previsto, oltre al monitoraggio, il controllo della crescita di rovi e scotano negli anni a venire. "Queste ultime essenze, infatti, possono veicolare gli incendi oltre strade ampie come quelle forestali" conclude Legambiente.
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