Un aiuto contro la paura del cibo, la sala del pasto al San Polo di Monfalcone

Un aiuto contro la paura del cibo, la sala del pasto al San Polo di Monfalcone

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Un aiuto contro la paura del cibo, la sala del pasto al San Polo di Monfalcone

Di Salvatore Ferrara • Pubblicato il 18 Apr 2024
Copertina per Un aiuto contro la paura del cibo, la sala del pasto al San Polo di Monfalcone

Statisticamente sono le ragazze, in età tra i 17 e i 21 anni, ad essere le più colpite da queste malattie. Gli spazi dedicati all'alimentazione al San Polo.

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I disturbi del comportamento alimentare fanno parte delle malattie psichiatriche di origine multifattoriale. Molte sono le loro cause: fragilità personali, modelli culturali, isolamento sociale, traumi, “spettro” del sovrappeso nell’infanzia, bullismo e diete incontrollate. Spesso, essi dimostrano la loro drammaticità quando si verifica il peggio e richiedono un intervento tempestivo e delicato. Per parlare dell’argomento abbiamo incontrato la dottoressa Corinna Michelin, responsabile del Centro Dca, la struttura semplice dipartimentale per i disturbi alimentari che ha sede al secondo piano della piastra servizi B dell’ospedale San Polo di Monfalcone.

Qui, il 15 marzo 2023, sono stati inaugurati gli spazi del Centro diurno “Il Sogno”. Insieme alla dottoressa Michelin abbiamo voluto affrontare il quadro generale dell’attività per poi andare ad approfondire il tema che riguarda la Sala del pasto assistito.

Statisticamente sono le ragazze – in età tra i 17 e i 21 anni – ad essere le più colpite da queste malattie. Sono tre le diagnosi più frequenti in questo campo: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating cioè il disturbo causato dall’alimentazione incontrollata. La maggioranza delle prestazioni affrontate sono quelle che riguardano l’anoressia che è il disturbo prevalente che colpisce anche le ragazze adolescenti. A Monfalcone, i servizi garantiti sono quello ambulatoriale e il diurno per minori e adulti.

Per i casi più gravi sono disposti i ricoveri. Nella fase ambulatoriale lavorano psicologi e dietisti. Nel servizio diurno semiresidenziale operano i Terp – tecnici per la riabilitazione psichiatrica e gli educatori professionali.

Queste figure collaborano anche con i pediatri e i medici internisti. Al San Polo, i ricoveri riguardanti i casi più seri vengono ospitati in pediatria e in medicina. Attraverso il servizio diurno semiresidenziale si viene accompagnati nei cinque pasti giornalieri. Dopo la colazione fatta a casa, il Centro gestisce la merenda di metà mattina, il pranzo e la merenda pomeridiana. Vista la chiusura del servizio all’utenza delle 18.30, per gli utenti semiresidenziali la cena si svolge a casa, mentre in regime di ricovero si procede con l’assimilazione - guidata e lenta – tramite sondino evitando il pericolo della “sindrome da rialimentazione”.

Il pasto assistito
«È un’attività specialistica che abbiamo attivato già nel 2018 con un “rapporto uno ad uno” tra paziente e dietista che prevedeva il pasto convenzionato da consumarsi nella mensa ospedaliera – spiega la responsabile Michelin – per ogni caso viene concordata una riabilitazione nutrizionale, quindi un piano alimentare assistito con la dietista. Ogni seduta dura circa mezz’ora». Dall’anno scorso, a sostenere questo progetto c’è stata l’associazione Fenice Fvg che, con la sua presidente Donatella Martini, è intervenuta acquistando tavoli e sedie per realizzare la sala pasto direttamente al centro “Il Sogno”.

L’attivazione è avvenuta con l’appoggio dell’Asugi che ha autorizzato lo svolgimento di tale pratica al secondo piano in sede Dca. Sono quindi iniziati anche i pasti di gruppo e le dietiste attualmente operative sono due. Mediamente le persone assistite al diurno sono tra le 10 e le 15. I pasti e le cure sono gratuiti in quanto rientrano nei servizi dell’ambito Salute Mentale. Per quanto riguarda i ricoveri, “questi vanno a periodi”. «Prevalgono quelli dei soggetti piccoli – spiega la dottoressa Michelin – la competenza pediatrica comprende i pazienti fino ai 18 anni di età. I ricoveri vanno da un minimo di tre mesi e possono durare anche fino a sei o nove mesi».

Va detto che i Dca possono portare al riconoscimento di alcune misure di invalidità che vanno valutate. Non manca la collaborazione siglata con le scuole del territorio alle quali i professionisti impegnati “certificano” l’interruzione dell’attività scolastica. Dopo i primi cicli di cura e assistenza che non permettono di frequentare le lezioni, vista la graduale crescita del processo di guarigione, gli assistiti possono riprendere le attività didattiche tramite Dad che stimola la ripresa cognitiva e quella relazionale.

Il momento del pasto
Esso prevede un rapporto “uno ad uno” nella sala mensa, in reparto - se ricoverati - o il pasto di gruppo assistito (se presenti casi in fase intermedia). Il menù è diverso per ogni ragazza e cambia di giorno in giorno secondo un accordo tra paziente e dietista. Le porzioni sono quindi prestabilite, ma non si lavora con calorie e grammature bensì prendendo come riferimento unità di grandezza – dei parametri – riferibili a bicchieri, mestoli o una mano. Durante la refezione si arginano momenti di disagio e si tutelano le singole situazioni. I processi sono lunghi: si va da quantità di partenza sotto il minimo, fino a livelli gradualmente superiori dopo tanti mesi di attività.

Sostegno e cure
«La relazione terapeutica sta al centro delle cure – specifica Michelin – si lavora mettendo in atto una parte nutrizionale guidata e, in alcuni casi, ci si aiuta con la somministrazione farmacologica psichiatrica». Fondamentale è il sostegno alle famiglie. «Genitori, fratelli e sorelle – continua la specialista – sono parte integrante del percorso di cura. A loro, grazie al sostegno di Fenice Odv, sono dedicati gli incontri psicoeducativi».

La necessità delle strutture riabilitative
In Friuli Venezia Giulia non ci sono comunità terapeutiche in grado di garantire attività e cure riabilitative vicino casa e al fine di evitare che le stesse si facciano fuori regione e quindi fuori dal “raggio di azione” dell’azienda sanitaria di riferimento. Le più vicine sono in Veneto. Su questo aspetto esiste il contributo dell’assistenza domiciliare con il privato sociale, quindi cooperative sociali del Terzo Settore che garantiscono operatori per la guida al pasto assistito, l’affiancamento post pasto e il lavoro sulla socialità per la ripresa dei contatti.

Al Centro Dca monfalconese si lavora sodo e sono attivi anche i tirocini universitari. L’equipe medica multidisciplinare è composta da sette specialisti e tre consulenti. Il Sogno è una realtà d’eccellenza, un valore aggiunto dove si lavora “in punta di piedi” e dove l’umanità è il grande motore portato avanti da una squadra entusiasta di cui la dottoressa Michelin è l’instancabile e sensibile guida.

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