Gorizia festeggia don Alberto, 90 anni tra la gente: «Ho servito gli ultimi»

Gorizia festeggia don Alberto, 90 anni tra la gente: «Ho servito gli ultimi»

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Gorizia festeggia don Alberto, 90 anni tra la gente: «Ho servito gli ultimi»

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 10 Dic 2022
Copertina per Gorizia festeggia don Alberto, 90 anni tra la gente: «Ho servito gli ultimi»

In tanti ieri sera per l'incontro al Kulturni dom, il racconto di una vita e le frecciatine al clero.

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Don Alberto de Nadai ha riempito il Kulturni Dom di Gorizia, nell’incontro organizzato in suo onore per i suoi 90 anni. A dialogare con lui Igor Komel, direttore del teatro, e Andrea Bellavite. Una serata durante la quale, per ben due ore, don Alberto ha stregato l’intera platea. Un prete attivo per tutta la sua vita vicino agli ultimi e in favore degli emarginati. Tra il pubblico anche tanti parrocchiani di Sant’Anna, la “comunità parrocchiale” che lui stesso aveva creato e diretto fino all’allontanamento nel 1976.

Ma anche il racconto delle esperienze non solo comunitarie, soprattutto umane della realtà parrocchiale, con le assemblee e le numerose attività. Poi, con l’uscita dagli schemi, anche la nascita della cooperativa Arcobaleno e della comunità “La Tempesta” con i primi laboratori, momenti di incontro e lavoro per tossicodipendenti ed emarginati. Don Alberto è ancora in attività e non ha dimenticato di lanciare qualche frecciatina. “Io – ha esordito – sono parte della Chiesa ufficiale e sono contento che da due anni a questa parte, con il Sinodo, si voglia ascoltare la gente".

"Noi oggi – ha ribadito guardando la folta platea – siamo Sinodo”. Il sacerdote, nel raccontare le sue radici venete fatte di povertà e miseria, ha riflettuto su come sia stato il suo primo incontro a Gorizia. “Ho inspirato per anni quali erano le peculiarità della città, nel bene e nel male, e nelle mie esperienze a Sant’Anna e con gli ultimi ho poi respirato”, ha detto ancora. Temi della povertà, della pace, del dialogo, sono stati il filo rosso che ha condotto la serata.

Don Alberto non ha mancato di punzecchiare anche l’ordinario diocesano, sottolineando come “appena indetto il Sinodo l’arcivescovo mi ha promesso che sarebbe passato in carcere, ancora non l’ho visto” e non ha mancato di denunciare una “mancanza di cooperazione e di fraternità nel clero”. Tanti i nomi, tanti i volti e i ricordi che sono scaturiti in modo quasi naturale e in forma di dialogo tra don Alberto e il pubblico: chi ha ricordato la Raccolta delle cose inutili e chi l’Albero della cuccagna, tutte attività parrocchiali.

“Quello che mi ha fatto più male – ha ricordato – sono state le scritte ingiuriose che erano comparse sulla chiesa e perfino in alcune scale interne di condomini. Mi è dispiaciuto che i bambini, andando a scuola, abbiano dovuto vedere e soffrire”. Al termine dell’incontro don Alberto, ha ricordato come “Gorizia vuole essere una città sicura e così si aumenta la polizia e il controllo. Io penso che una città sicura è perché si-cura”.

Nella foto, da sinistra a destra: Igor Komel, don Alberto de Nadai e Andrea Bellavite (foto Timothy Dissegna)

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