la cerimonia
L'ultimo addio a Farra al professor Sergio Bressan: «Era filosofo del quotidiano»
Questa mattina l'addio in chiesa, il ricordo dei suoi studenti: «Era un uomo semplice, gentile e di una conoscenza inesauribile».
È stato un professore importante per tantissimi ragazzi, andando oltre l’aspetto puramente didattico. Diversi, oggi, hanno così voluto ricordare Sergio Bressan nella sua Farra d’Isonzo, dove si sono svolti i funerali nella chiesa di Santa Maria Assunta. Per ricordare l’anziano docente, spentosi nei giorni scorsi a 74 anni dopo un malore improvviso, c’erano ex colleghi, amici, familiari e alcuni ex allievi che lo hanno conosciuto a suo tempo tra i banchi del polo liceale e al D’Annunzio di Gorizia.
“È compito del filosofo e del teologo - ha spiegato don Gilberto Dudine nella sua omelia - scrutare, attraverso il pensiero, quella che viene definita la metafisica, che va al di là di ciò che si vede e si tocca perché fa parte della sfera della fede”. Ricordando gli insegnamenti di Benedetto XVI, il passaggio tra filosofia e teologia “è la scoperta di un mistero più grande del mistero stesso dell’uomo, che sicuramente è dentro di noi”. Un qualcosa che spinge l’uomo a comprendere, lo stesso moto che ha animato sempre Bressan.
Un rapporto, quello del docente tra spirito e studio, che lo aveva portato a girare diversi luoghi sacri in Polonia, terra di cui si era innamorato. “L’uomo di fede è colui che scruta attraverso il pensiero, la filosofia e la teologia, il senso e perché della vita. Il professor Sergio è stato questo: un uomo di cultura che ha speso la sua vita nel ricercare risposte alle domande di senso”. Il sacerdote ha quindi immaginato la scena della sua anima alle porte del paradiso, che chiede a San Pietro di poter interrogare direttamente Dio.
Un ricordo commosso è stato espresso anche dai ragazzi che hanno conosciuto dapprima il professore, quindi l’uomo. “Come non ricordare le sue lezioni - recita la lettera preparata - preparate con dedizione e costruite volta per volta, sempre aperte al contributo degli studenti? Come non ricordare le battute e gli aforismi che non si sapeva mai se fossero buffe o se, invece, rivelavano il senso ultimo della vita? O il suo bofonchiare davanti alle persone e agli episodi che egli prendeva rigorosamente dal quotidiano susseguirsi degli eventi?”
Lui però non era solo questo, bensì “un uomo semplice, gentile e di una conoscenza inesauribile: un filosofo del quotidiano. La sua non era una conoscenza sterile o manualistica, ma viva e reale, colta tra le foglie d’autunno e le chiacchiere in dialetto degli anziani del paese, come se l’avesse assimilata non solo dai libri ma da ogni cosa che osservava e fosse, infine, diventata parte di lui”. La passione per insegnare, dopo la pensione, lo aveva portato a distribuire sapere sui social, allargando così anche la platea di suoi “studenti”.
“La morte non spaventava il professore - prosegue la missiva, letta sul pulpito da un ex studente a nome di tanti altri colleghi -, in un impegno lungo tutta una vita aveva acquisito parole e linguaggi per parlarne senza esserne sopraffatto. Da vero filosofo sapeva che la vita altro non è che un prepararsi alla morte e, con il suo amato Thomas Eliot, credeva nel rinnovarsi e nel trasfigurarsi di questa vita in un’altra trama”. Ora Bressan risposa nel cimitero di Farra d’Isonzo, dove si è conclusa la cerimonia.
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