IL LUTTO
Addio a Guido Diblas, pilastro della comunità cristiana di San Nicolò a Monfalcone
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Volontario instancabile, uomo di fede e tecnico navale: una vita dedicata alla famiglia, alla Chiesa e al prossimo. Le esequie saranno celebrate il 3 maggio alle 11.
Monfalcone piange Guido Diblas spentosi a causa di una malattia. Da giovedì scorso era ricoverato all’ospedale San Polo per un aggravamento delle sue condizioni di salute. Nato il 13 febbraio del 1935. Lascia sua moglie, Graziella Cauci con i figli Marco e Michele. Le esequie saranno celebrate sabato 3 maggio alle ore 11 nella chiesa di San Nicolò. Dopo l’avviamento scolastico professionale, dal 1952 ha lavorato in Cantiere a Monfalcone come carpentiere “in ferro”. Poi l’esperienza in "Sala Tracciato", dove si disegnava “a terra” la nave. Si trattava dello stampo di legno che guidava la costituzione della nave. Nel 1961 è diventato disegnatore tecnico. Alcuni anni dopo ha svolto la stessa mansione per la Marina Militare. Ha contribuito del disegnare il sommergibile Toti.
Per la prima nave portaerei italiana, la Garibaldi, ha disegnato il “tagliamare”, la prua della nave che fende le onde del mare. «Si è sempre prodigato per la chiesa di San Nicolò – ricorda suo fratello Roberto – a partire dal parroco don Lucio Comellato, poi con monsignor Armando Zorzin, con don Gioacchino Raugna, don Gilberto Dudine, monsignor Ignazio Sudoso e don Flavio Zanetti. Da giovane fece per un mese il volontario in Africa. Seguì l’arcivescovo Pietro Cocolin in Burkina Faso dove come missionario laico ha fatto anche l’operaio».
Come chi vi scrive, in tanti lo ricordano instancabile sacrestano della parrocchia di Aris, un factotum appassionato. È stato pure economo parrocchiale e Ministro Straordinario dell’Eucaristia. «Seguiva la chiesa come casa sua, forse anche di più!» commenta ancora suo fratello. Ricoprì l’incarico di componente del consiglio di amministrazione del Seminario di via Alviano a Gorizia. Papa Giovanni Paolo II lo nominò prima Cavaliere poi Commendatore dell’Ordine di San Silvestro. Guido è stato un uomo che ha dedicato tante energie e attenzioni al mondo della disabilità, ai poveri che «dalla strada li portava a casa sua per lavarli», si interessava degli ammalati e delle persone sole.
«Era un animo gentile ed altruista – prosegue Roberto – mi teneva impegnato nel comporre pergamene e disegni che divulgava in diverse occasioni per omaggiare tante persone». Indiscusso il suo amore per la famiglia, dimostrato soprattutto a supporto di suo figlio Marco. Ha vissuto la guerra durante la quale ha rischiato la vita assieme a suo fratello Mario perché è stato mitragliato dai Caccia inglesi nelle vicinanze della stazione ferroviaria di Terzo d’Aquileia. «Era un puntuale amministratore contabile, anzi precisissimo – racconta il vicario generale monsignor Zorzin, già parroco di San Nicolò – grazie a lui e alla sua lungimiranza siamo riusciti a restaurare per la prima volta la chiesa antica di San Nicolò risalente al 1684, quasi interamente con risorse della parrocchia».
«Con lui avevo un rapporto più che da fratello – aggiunge Zorzin – ci siamo conosciuti tramite monsignor Cocolin. Ha aiutato tantissime persone. Per me è stato uno dei santi di casa nostra». Suo figlio Michele ne ricorda «la grande fede vissuta sin da ragazzo dopo i problemi familiari, dopo la guerra e nell’affrontare la disabilità di mio fratello Marco». «Posso dire con certezza che ha vissuto nella fede dalla quale ha ricevuto la forza per affrontare la vita di ogni giorno. È stato uno dei fondatori dell’ Anffas. Si è speso tantissimo nel volontariato ed è stato molto legato a tutti i sacerdoti con i quali ha collaborato e condiviso tanti momenti» così in chiusura il figlio Michele.
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