Gli occhi di ActionAid sul Cpr di Gradisca, «più rimpatri della media nazionale».

Gli occhi di ActionAid sul Cpr di Gradisca, «più rimpatri della media nazionale».

I dati

Gli occhi di ActionAid sul Cpr di Gradisca, «più rimpatri della media nazionale».

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 25 Ott 2024
Copertina per Gli occhi di ActionAid sul Cpr di Gradisca, «più rimpatri della media nazionale».

L’ente denuncia «scarsa trasparenza e gestione incontrollata: oltre 800 giorni di proroga tra 2021 e 2024. Cpr sono un fallimento».

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Sono 50mila le persone straniere che sono state detenute dal 2014 al 2023 in centri «che violano i diritti umani e sono un disastro per le finanze pubbliche: si delinea uno scenario di progressiva e deliberata confusione tra sistema di accoglienza e detentivo». A lanciare l’allarme è ActionAid nel suo report annuale. «I CPR in Italia appaiono il reale modello di disumanità e gestione incontrollata per i nuovi centri di trattenimento in Albania targati Governo Meloni. Un sistema inumano e costoso, inefficace e ingovernabile».

Sono questi i tratti caratteristici del sistema dei CPR raccolti nell’aggiornamento 2024 del report “Trattenuti. Una radiografia del sistema detentivo per stranieri” di ActionAid e del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Bari. Un lavoro di analisi dettagliata di dati sul sistema di detenzione volto al rimpatrio dal 2014 al 2023, raccolti grazie a 97 richieste di accesso agli atti a Ministero dell’Interno, Prefetture e Questure e a 53 richieste di riesame. Dal dato complessivo fino alla singola struttura, tutte le informazioni sono disponibili in formato accessibile e aperto sulla piattaforma Trattenuti (link qui https://trattenuti.actionaid.it/), con la possibilità di approfondire i singoli centri compreso quello di Gradisca d’Isonzo definito «Cronaca (locale) di un fallimento nazionale».

Nel 2023 il Cpr di Gradisca ha registrato nell’ultimo giorno dell’anno 61 presenze e 857 ingressi con una media di 73 presenze giornaliere e di 644 ingressi annuali, nel periodo 2019-2023, di cui 464 cittadini tunisini che risultano essere il 54% del totale degli ingressi.

«Il centro di Gradisca d’Isonzo, soprattutto se visto in prospettiva storica, dall’apertura a fine 2023, sembra il tipico Cpr di frontiera con una permanenza media relativamente bassa e una alta incidenza di rimpatri, a fronte di un numero ridotto di ingressi dal carcere», sottolinea Giuseppe Campesi dell’Università di Bari, tra i massimi esperti in Italia di detenzione amministrativa e rimpatri. «Il sistema, che ha la sua ragion d’essere nell’obiettivo del rimpatrio, nei fatti fa leva sul trattenimento in frontiera e si fonda sul solo accordo con la Tunisia, un paese tutt’altro che sicuro».

Il tempo di permanenza medio è stato di 37 giorni nel 2023, ma nel periodo 2019-23 di 29 giorni, significativamente più basso rispetto alla media nazionale. La percentuale di ingressi dal carcere nel 2023 è stata del 16%, ma quella rilevata tra 2019 e 2023 (12,2%) è più bassa rispetto alla media nazionale del periodo, così come quella di richiedenti asilo (15,8%) che nel 2023 si attestano sul 25%. La percentuale di rimpatri eseguiti dal Cpr di Gorizia è in media del 44,7% tra 2019 e 2023, anch’essa più bassa della media nazionale del periodo, ma supera il 52% nel 2023. «Anche in questo caso il Cpr di Gradisca sembra lo specchio della politica nazionale e di quanto accade in altri centri di frontiera: il 68% (304) dei 446 rimpatriati nel 2023 sono di nazionalità tunisina. La percentuale di uscite per decorrenza termini del trattenimento (11%) si attesta sul dato nazionale per l’intero periodo considerato, ma nel 2022 e nel 2023 raggiunge rispettivamente il 24% e 19%».

L’accusa di ActionAid è pesante: «Assenza di trasparenza, costi esorbitanti e gestione incontrollata. Se l’assenza di trasparenza del sistema detentivo in Italia è sistemica e non vede eccezioni, il caso della Prefettura di Gorizia è allarmante in quanto imputabile più a un deliberato ostruzionismo nei confronti del monitoraggio della società civile che a una scarsa capacità di gestione ed elaborazione dati. Anche relativamente al 2023, infatti, l’Ufficio Territoriale del Governo, diversamente dalle altre prefetture interrogate, sostiene di non essere in possesso di dati contabili, nonostante quanto previsto dalla legge e dallo schema di capitolato, e nonostante abbia effettuato pagamenti adeguatamente tracciati all’ente gestore. Di più, la prefettura costringendoci a un’elaborazione che evidentemente deve aver già operato per effettuare i pagamenti, non ha inviato, ma ha rilasciato solamente di persona, i dati relativi alle presenze giornaliere nel centro, unica possibilità per calcolare l’esborso complessivo in base al prezzo giornaliero per ospite. Questi sono semplici file in formato processabile che evidentemente sono condivisi, via posta elettronica, quotidianamente, dall’ente gestore alla prefettura, e non brevi manu. D’altra parte, i file prelevati sono poi stati condivisi all’interno del team di ricercatori agevolmente tramite posta elettronica, come ogni altro riscontro ricevuto dalle pubbliche amministrazioni», racconta ActionAid.

La gestione è tuttora affidata, di proroga in proroga, alla Cooperativa sociale Ekene. Si contano infatti più di 800 giorni di proroga tra 2021 e 2024, «dato che non è mai stato dichiarato il vincitore della gara d’appalto indetta nel dicembre 2021. Attualmente è in corso una nuova gara indetta con determina del 20.06.2024».

Secondo l’esperto di migrazioni di ActionAid, Fabrizio Coresi, «il fenomeno della proroga indica mancata programmazione e difficoltà di reperire organizzazioni disposte ad amministrare questi luoghi. Ci sono gestori di CPR esclusi dalle gare delle prefetture, il più delle volte a causa di illeciti e reati contro la Pubblica Amministrazione. Ma che partecipano a nuove gare e continuano a gestire CPR in altre regioni. I gestori sono sempre gli stessi. Questi enti producono un guadagno non erogando quanto previsto dal contratto e facendo leva sui mancati controlli delle prefetture. Anche per questo, visti i monitoraggi come il nostro, sono sempre meno i soggetti disposti a gestire questi luoghi, soggetti che spesso si alleano con i propri concorrenti per vincere le gare».

Nel 2023 il Cpr di Gradisca ha avuto un pro-capite pro-die di euro 37,31, in linea con la media nazionale. Tra 2019 e 2023, il costo complessivo della struttura è stato di oltre 5 milioni di euro, di cui il 15% spesi per costi di manutenzione straordinaria. Nel 2023 il Cpr di Gorizia è costato complessivamente un milione e mezzo di euro, per un costo medio di un singolo posto di circa 20mila euro.

Il relativamente basso costo annuo della struttura, pur in presenza di una capienza media elevata - 77 nel 2023 (e oltre 84 posti tra 19 e 2023) - è «certamente da imputarsi all’incompletezza dei dati ricevuti dalla Prefettura: la ricostruzione delle spese è al ribasso in quanto non include nelle spese di gestione maturate da parte della stazione appaltante, i costi delle utenze o i costi una tantum, come il kit di ingresso e la scheda telefonica», conclude il sodalizio.  

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