A Gorizia un Reparto Prevenzione Crimine, ecco la proposta da Roma per la sicurezza

A Gorizia un Reparto Prevenzione Crimine, ecco la proposta da Roma per la sicurezza

L'idea

A Gorizia un Reparto Prevenzione Crimine, ecco la proposta da Roma per la sicurezza

Di Ivan Bianchi • Pubblicato il 13 Mar 2025
Copertina per A Gorizia un Reparto Prevenzione Crimine, ecco la proposta da Roma per la sicurezza

Per il momento «l'idea c'è ma la decisione ancora no». Sarebbe la conferma per il personale attualmente 'aggregato' alla questura goriziana.

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È prevista dal piano nazionale, ancora in forma prettamente teorica e ancora senza alcuna conferma, l’apertura, a Gorizia, di un Reparto Prevenzione Crimine. Si tratta, secondo la proposta effettuata a livello nazionale dal Ministero, della chiusura di sei reparti in tutta Italia – ovvero Reggio Emilia, Perugia, Potenza, Lecce, Rende, Siderno e San Severo – con il conseguente potenziamento degli organici dei rimanenti di circa 50-60 unità a reparto.

Gorizia, in tutto questo, dovrebbe essere l’unica questura in Italia a vedere l’apertura di un nuovo Reparto Prevenzione Crimine. Ciò in base a quanto emerso dall’incontro del 6 marzo scorso con il Dipartimento della Pubblica Sicurezza presieduto dal prefetto Vittorio Pisani. Tema cardine dell’incontro la razionalizzazione e riorganizzazione dei reparti.

A confermare l’idea progettuale è il questore di Gorizia, Luigi Di Ruscio che precisa come si tratti di «un’intenzione a livello nazionale. Gorizia è stata scelta perché è baricentrica tra Udine e Trieste e si trova a contatto con un’arteria autostradale che faciliterebbe lo spostamento del personale».

Si tratterebbe, anche, di una diminuzione di costi ponendo in modo permanente quello che, attualmente, è il personale aggregato che si è aggiunto in seguito al ripristino dei controlli ai confini. «La volontà c’è ma la decisione ancora no e le tempistiche non sono note», precisa, infine, Di Ruscio.

Va detto che nella proposta l’amministrazione ha presentato una nuova proposta per il ricollocamento del personale in servizio presso le sedi in chiusura. In particolare, verrebbero accolte le richieste di mobilità esterna, rispettando le graduatorie già esistenti. Chi invece oggi opera sul campo potrebbe essere assegnato alla Squadra Mobile locale, mentre il personale impegnato in attività burocratiche verrebbe destinato agli uffici delle Questure.  

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