la proposta
44 anni fa la legge Basaglia nata a Gorizia, «diventi patrimonio Unesco»
La richiesta dell'ex direttore Franco Perazza: «Valorizzare il sapere pratico».
Era il 13 maggio 1978 quando la legge 180 venne promulgata. Un testo frutto del lavoro di Franco Basaglia, iniziato a Gorizia in via Vittorio Veneto. A 44 anni, "questa legge rivoluzionaria chiuse l'orribile capitolo della storia degli ospedali psichiatrici e diede avvio alla salute mentale territoriale". Lo rimarca Franco Perazza, già direttore del dipartimento di Salute mentale cittadino e oggi segretario locale del Pd, ricordando "che questa rivoluzione ha preso avvio a Gorizia con l'arrivo di Franco Basaglia il 16 novembre 1961".
Gli articoli del testo vennero recepiti successivamente nella legge 833/78 istitutiva del Servizio sanitario nazionale. "Lo psichiatra veneziano - prosegue Perazza - aveva capito ben presto ciò che era necessario fare tanto che nell'agosto 1964, durante il primo convegno internazionale di Psichiatria sociale che si teneva a Londra affermò in modo perentorio: 'La chiusura dei manicomi è un fatto urgentemente necessario, se non semplicemente ovvio'". Dopo aver lasciato Gorizia, si trasferì a Trieste nel 1971 per dirigere il locale ospedale.
Qui "portò a conclusione l'opera di superamento dell' istituzione manicomiale iniziata nella nostra città. Nel maggio del 1978 il Parlamento sancì formalmente che era possibile e dunque era doveroso fare a meno degli ospedali psichiatrici. Fu prima di tutto un'opera di restituzione dei diritti civili a chi fino ad allora ne era stato privato per il solo fatto di sperimentare la sofferenza mentale". L'ex direttore evidenzia che nelle due città ci sono stati "i due momenti topici di una storia di liberazione che travalica il ristretto ambito del sapere sanitario, e chiede di rinnovarsi e radicarsi in una più generale cultura della solidarietà e del rispetto dei diritti umani".
Per Perazza, bisogna "valorizzare e tener vivo il 'sapere pratico' di Franco Basaglia, che ci seppe indicare la strada di un agire terapeutico che deve trovare concretezza attraverso la continua ricerca delle straordinarie possibilità terapeutiche e riabilitative nascoste nell'informalità quotidiana delle comunità, fatta di invenzioni e di alleanze inconsuete e coraggiose. Considero che sia arrivato il momento di attribuire a questa impresa, e alle 'buone pratiche' che ne sono derivate, un adeguato riconoscimento attraverso il titolo di 'patrimonio culturale dell'umanità Unesco'".
"La nomina di Capitale europea della cultura 2025 assegnato a Nova Gorica e Gorizia, da tempo impegnate a sviluppare nuove forme di collaborazione nel campo della salute mentale territoriale con i progetti del Gect Go, offre l'occasione per avviare l'iter necessario a questo riconoscimento, che le Istituzioni delle due città non dovrebbero lasciarsi scappare, un bel modo per dare valore al 2025: la cultura dei diritti e del rispetto della dignità umana restano fondamento del vivere civile" conclude Perazza.
Foto Archivio Rai
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