Dagli archivi
1945, una spia al soldo della Cia nei cantieri navali di Monfalcone

I documenti, declassificati nel 2005, raccontano di una missione che aveva come obiettivo, tra i vari, anche il cantiere di Monfalcone e precisano la figura che se ne doveva occupare infiltrandosi nell'Italia occupata dai nazisti.
Un documento interessante, conservato negli archivi della CIA, e facente parte del faldone sui crimini compiuti dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale, declassificato nel 2005, contiene una paginetta dedicata all'individuazione di una spia per conto degli alleati che doveva operare anche ai cantieri navali di Monfalcone durante la Seconda guerra mondiale.
A scoprirlo, durante le sue ricerche, il blogger e ricercatore storico Marco Barone di Ronchi dei Legionari. La figura trovata dagli alleati era quella di un ingegnere, nato alla fine del 1800 e laziale. “Veniva prima presentato fisicamente, come di forte costituzione fisica, ma di aspetto giovanile nonostante avesse quasi mezzo secolo di vita. Libero professionista che operava nel campo dell'edilizia, si legge nella scheda, e delle costruzioni aeronautiche”, racconta Barone.
Si specificava che parlava perfettamente inglese, francese e tedesco. Cosa che era fondamentale per il ruolo che avrebbe dovuto avere per conto degli alleati durante la Seconda guerra mondiale, visto che doveva infiltrarsi nell'Italia occupata dai nazisti. Un profilo perfetto, dunque, per essere una spia. A maggior ragione si specificava anche il suo ruolo graduato all'interno dell'aeronautica oltre che essere famigliare di un noto capitano morto in combattimento durante la guerra, che affondò con tutto l'equipaggio dopo che la sua nave venne colpita dalle cannonate sparate da alcune corazzate inglesi e insignito della medaglia d'oro alla memoria. Quindi le referenze erano sicuramente importanti per svolgere il ruolo di infiltrato.
Il fatto che conoscesse perfettamente l'ambiente della marina, specifica la scheda nel profilo dell'ingegnere, era di grande aiuto ma ancor di più il fatto che avesse diversi amici nell'Italia settentrionale dove poteva avvicinare personalità nell'ambiente industriale politico e militare dove tra l'altro, si legge nell'informativa, data la sua professione aveva conoscenza di fiducia.
“E tra le località che venivano citate dove conosceva i dirigenti di fabbriche vi erano anche i cantieri navali di Monfalcone. La missione doveva durare circa due mesi. La nota si concludeva specificandosi che l'ingegnere avrebbe ricevuto gli indirizzi delle persone che lo avrebbero potuto aiutare materialmente ed economicamente nell'Italia settentrionale. Lo scopo della missione doveva essere quello di infiltrarsi per evitare che i nazisti compromettessero il sistema industriale dell'Italia settentrionale e penetrare per quanto possibile, ovviamente, anche nei servizi tedeschi passando anche dalla collaborazione con il noto Junio Valerio Borghese con cui il servizio di intelligence americano di quel tempo, l'OSS, dialogava e raggiungerà successivamente anche accordi di collaborazione come diverse fonti storiche hanno dimostrato nel corso della storia. Una missione importante e delicata”, prosegue Barone.
Il contratto venne stipulato il 20 febbraio 1945 ma l'operazione non venne conclusa e l'ingegnere a Monfalcone non ebbe praticamente il tempo di operare. Il documento porta la data del gennaio 1945. Si tratta di uno dei pochi documenti disponibili che consentono di capire con che criterio gli alleati individuassero le "spie" che dovevano operare in zone ostili, per acquisire informazioni e contribuire alla liberazione del Paese.
“Ricordiamo che Monfalcone nella Seconda guerra mondiale aveva circa 20mila abitanti. Una città che ha subito una devastazione importante durante la Seconda guerra mondiale soprattutto a causa dei ripetuti bombardamenti aerei. Furono ben sette quelli ricordati nella medaglia d'argento al Valor militare conferita alla città, e 143 furono le vittime civili di Monfalcone durante quel conflitto. Anche se in realtà le vittime in relazione ai bombardamenti in città vengono individuate in più di sette date e quella peggiore che segnò il maggior numero di vittime fu certamente quella 12 aprile del 1944. Le altre date che riportano vittime in relazione ai bombardamenti sono il 20 aprile del '44, 21 aprile del 1944, 1° maggio del '44, 25 maggio 1944, 4 marzo 1945, 5 marzo 1945, 16 marzo 1945,17 marzo 1945”, conclude Barone.
Panzano/Foto archivio Muca - Museo della Cantieristica.
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